DIRITTI

Una voce da Ponte Galeria

Questa mattina abbiamo raggiunto telefonicamente uno dei migranti rinchiusi nel Cie romano di Ponte Galeria. Vi restituiamo la sue parole.

“Dobbiamo squarciare il velo che c’è su questo posto”, urla quasi nella cornetta Iassad (ci ha chiesto lui esplicitamente di citare il suo nome) che ci conferma che “in tredici hanno le bocche cucite e stanno facendo lo sciopero dello fame. In tutto siamo quasi venticinque in sciopero della fame. Continueremo a protestare finché non usciremo da qua. Qua non viviamo, sopravviviamo come animali, cittadini di serie c senza nessun diritto, sempre in attesa di sapere che ne sarà di noi”. In tutto i detenuti nella sezione maschile di Ponte Galeria al momento sarebbero una cinquantina e le forze dell’ordine, ci raccontano, hanno mantenuto un atteggiamento tranquillo verso i detenuti, in particolare verso chi sta portando avanti la protesta.

Iassad raccontà poi la sua storia in un italiano impeccabile: “sono tunisimo e ho quarant’anni. Ho passato diciotto anni in Tunisia e da ventidue sono in Italia: conosco meglio la legge italiana di quella tunisina, meglio la geografia di questo paese che quella del mio paese di origine. Mi sento in una barzelletta, preso in giro”.

“Uno prima di uscire dal grembo della madre deve sperare di nascere nella parte nord del Mediterraneo – prosegue Iassad – C’è una guerra in corso, anche se per molti insignificante, e come ogni guerra ci sono delle vittime che siamo noi immigrati”.

Prima di salutarlo gli chiediamo di portare la solidarietà anche ai suoi compagni, ci mettiamo a disposizione per ogni comunicazione e l’informiamo che il quindici febbraio un corteo arriverà a Ponte Galeria per pretenderne la chiusura.