DIRITTI

Ilaria e Lucia, il coraggio della verità

Pubblicando in rete le foto dei Carabinieri indagati, Ilaria Cucchi prima e poi Lucia Uva hanno compiuto un gesto importante e tutt’altro che istintivo.

La loro mossa ha un significato politico, in quanto rilevante per la storia recente del nostro paese e della nostra democrazia. Lo scandalo che questo gesto ha suscitato nasce dalla paura di dare corpo, di rendere visibile la piaga degli abusi delle forze dell’ordine.

Da qualche giorno, infatti, per la prima volta l’abuso in divisa ha preso forma, ha assunto dei lineamenti. È diventato reale. Non parliamo più di una fantomatica divisa, astratta, immaginaria, irraggiungibile e quindi in qualche modo inafferrabile. Adesso vediamo un volto, l’abuso prende forma e sostanza dentro e oltre la divisa.

Ilaria e Lucia hanno fatto in modo che migliaia di cittadini si rendessero conto che ci sono delle persone vere dietro quelle telefonate, dietro il vanto di aver pestato a sangue un drogato qualsiasi. Dietro quella violenza furiosa, dietro quella verità irraggiungibile c’è persino un sorriso. Questo fa Paura.

Lo avevamo già detto in occasione delle “Mille candele per Stefano Cucchi”: finalmente si cominciavano a vedere crepe nel muro di silenzio e di omertà che circondava le vittime di abusi e le loro storie. Questi squarci di luce in mezzo al buio degli abusi sono frutto di gesti scomodi, difficili da compiere perché creano discontinuità, rompono l’omertà e gli automatismi mentali, costringono a fermarsi e pensare.

Come quando con tutta la difficoltà del mondo Ilaria, insieme ai genitori, scelse di mostrare le immagini del corpo di Stefano. O come quando quella scelta la fece Patrizia Aldrovandi mostrando al mondo come avevano ridotto Federico. Le foto delle vittime, come quelle dei carnefici diffuse in questi giorni, ti mettono davanti la realtà e non puoi che farci i conti.

Non puoi più far finta di niente.

La minacciata denuncia contro Ilaria Cucchi, per aver pubblicato quella foto in rete, è una reazione inutile e banale. È un’azione scomposta di chi ancora lavora per insabbiare e nascondere la verità di un fenomeno grave e dilagante.

Chi accusa Ilaria e Lucia di cercare vendetta mente sapendo di mentire: dalla bocca di queste donne, o da quella di chi le ha sempre sostenute, abbiamo sentito solo parole di dignità e di giustizia.

Parole dette in decine di udienze insieme a molte domande a cui nessuno ha mai voluto rispondere.

E una domanda oggi, vogliamo porla anche noi. Come mai questi agenti di pubblica sicurezza sono ancora in servizio visto che a loro carico sono già presenti prove e intercettazioni fortemente compromettenti?

Ci torna alla mente un altro caso. Walter De Michiel è un poliziotto e padre di Tommaso e Niccolò, due ragazzi che vennero fermati la notte del 2 aprile 2009 e pestati senza alcun motivo da almeno dieci agenti della Questura di Venezia. Cinzia Gubbini, sul Manifesto dell’ ottobre 2011, raccontò cosa accadde nei giorni successivi all’abuso:”Due giorni dopo il fatto, alcuni ragazzi organizzano una manifestazione. Tommaso prende il microfono, il padre lo vede in difficoltà e interviene. Dice che si dissocia dal comportamento di quei poliziotti, ma che la polizia è fatta di persone perbene. Per aver preso quel microfono, l’ispettore De Michiel è stato deferito alla Commissione disciplinare con l’accusa di manifestazione non autorizzata, oltraggio al corpo di polizia e pure omissione di atti di ufficio. Perché lui doveva sapere chi aveva organizzato la manifestazione, che poi si è chiusa con qualche ‘disordine’ davanti alla questura, e avrebbe dovuto avvertire la polizia. All’inizio è stata condannato al licenziamento, poi commutato in una più «morbida» sospensione per sei mesi a mezzo stipendio.”

L’ispettore De Michiel venne sospeso dal servizio per sei mesi con lo stipendio dimezzato solo per aver detto pubblicamente che chi aveva pestato i figli aveva sbagliato ma che nella Polizia ci sono anche brave persone.

Ma quindi, se il metro della commissione disciplinare è lo stesso applicato per De Michiel, cosa dovrebbe accadere agli agenti intercettati mentre si vantano di aver pestato quel “drogato di merda” di Stefano Cucchi?

La domanda purtroppo rimane aperta.

Ma dovremmo ringraziare Ilaria e Lucia, perché mostrando quei volti non solo hanno compiuto un atto di verità e di giustizia sociale. Hanno anche contribuito a metterci tutti e tutte un po’ più al sicuro.

* ACAD – Associazione Contro gli Abusi in Divisa Onlus