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Il lungo addio alla neutralità della Rete

Internet. Approvato il nuovo regolamento della Fcc statunitense sull’accesso al world wide web. «Più paghi, più vai veloce».

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Net-neutrality della Rete addio. È la prima valu­ta­zione del voto in base alle quale il «Fede­ral Com­mu­ni­ca­tion Com­mit­tee» sta­tu­ni­tense ha appro­vato il piano pre­sen­tato ieri dal suo pre­si­dente, il demo­cra­tico Tom Whee­ler, nella ses­sione di lavoro per discu­tere le nuovo norme per rego­la­men­tare l’accesso al Web. Il nuovo rego­la­mento, che è il primo di una serie di inter­venti della Fcc per ren­dere ope­ra­tivo il pro­getto chia­mato spa­val­da­mente «Open Inter­net», acqui­si­sce molte delle richie­ste da parte dei grandi for­ni­tori di accesso al web di una dif­fe­ren­zia­zione della velo­cità di navi­ga­zione nella Rete in base il costo di con­nes­sione. Una logica in base alla quale «più paghi più vai veloce» che, secondo imprese come Com­cast, Veri­zon, Time War­ner Cable e At&t, oltre a ren­dere Inter­net più appe­ti­bile per società che basano il loro busi­ness sulla Rete, può favo­rire stra­te­gie impren­di­to­riali che ten­dono all’innovazione di pro­dotto e di pro­cesso. Una posi­zione, que­sta degli Inter­net pro­vi­der, for­te­mente con­te­stata da altre major della Rete e dai social net­work (Goo­gle, Face­book, Net­flix, Apple, la stessa Micro­soft), che invece hanno nei sin­goli il loro «mer­cato». Nei giorni scorsi, inol­tre, non sono man­cate prese di posi­zione sui media main­stream, che pole­mi­ca­mente hanno attinto al les­sico poli­tico di Occupy Wall Street, per pun­tato l’indice con­tro Fcc, ostag­gio dell’un per cento di ric­chi e imprese che vogliono «cor­sie pri­vi­le­giate in Rete», lasciando così ai mar­gini il restante novan­ta­nove per cento che vuole invece man­te­nere la neu­tra­lità della Rete. Finora il rego­la­mento sta­bi­liva che chi acce­deva alla rete aveva diritto agli stessi ser­vizi, senza nes­suna distin­zione. In altri ter­mini, la rete doveva restare «neu­trale» rispetto i con­te­nuti che vei­co­lava. In base a que­sto prin­ci­pio chi usa Inter­net per comu­ni­care, sca­ri­care video, file musi­cali o par­te­ci­pare a un social net­work ha gli stessi diritti di chi, invece, la usa per fare affari.

ARRIVA LA MAIL-BOMBING

Le indi­scre­zioni sulla pro­po­sta della aveva visto scen­dere in campo cen­ti­naia di migliaia di inter­nauti, decine di asso­cia­zioni dei diritti civili, che hanno accu­sato l’organismo fede­rale sta­tu­ni­tense di ledere il diritto di accesso alla Rete per­ché il nuovo rego­la­mento legit­tima la sua sosti­tu­zione con una prin­ci­pio legato al censo: «più paghi più vai veloce», appunto. Nelle set­ti­mane scorse, quando le pole­mi­che sulle indi­scre­zioni hanno rag­giunto l’acme, il pre­si­dente della Fcc aveva invi­tato a inviare all’ente fede­rale sug­ge­ri­menti e pro­po­ste per miglio­rare il rego­la­mento in vigore, che sta­bi­li­sce appunto il prin­ci­pio della «neu­tra­lità della rete». Nella posta elet­tro­nica della Fcc sono arri­vate, in pochi giorni, oltre cen­to­mila e-mail, la stra­grande mag­gio­ranza cri­ti­che verso il pos­si­bile nuovo regolamento.

Un’ondata di cri­ti­che che non ha lasciato indif­fe­rente Tom Whee­ler, da sem­pre con­si­de­rato molto vicino al pre­si­dente Barack Obama. In primo luogo, per­ché anche molti depu­tati e sena­tori demo­cra­tici hanno espresso eguali cri­ti­che al Con­gresso e al Senato negli Stati Uniti, chie­dendo il diretto inter­vento del pre­si­dente, che ai tempi della sua prima ele­zione si era espresso a favore della «neu­tra­lità della Rete». In secondo luogo, per­ché molte delle imprese a favore della «net-neutrality» hanno gene­ro­sa­mente finan­ziato la seconda ele­zione di Obama. Ed è per que­sto che Whee­ler ha dichia­rato che il voto di ieri — i tre espo­nenti demo­cra­tici hanno votato a favore, men­tre i due rap­pre­sen­tati repub­bli­cani hanno votato con­tro — esprime più che una deci­sione a favore del nuovo rego­la­mento, un indi­rizzo poli­tico alla neces­sità di «inno­vare» le norme sta­tu­ni­tensi sulla Rete. Il pre­si­dente della Fcc ha infine indi­cato le pros­sime set­ti­mane come il periodo dedi­cato a miglio­rare la bozza di rego­la­mento, intro­du­cendo norme che tute­lino il il prin­ci­pio dell’eguale diritto di accesso alla Rete.

Il voto apre però un altro fronte pro­ble­ma­tico per gli Stati Uniti. L’Europa ha deli­be­rato norme a favore della net-neutrality. La Cina, India, Bra­sile — le potenze eco­no­mi­che emer­genti — si sono sem­pre espresse a favore della neu­tra­lità della Rete, ven­ti­lando la pos­si­bi­lità di svi­lup­pare una rete alter­na­tiva a quella «ege­mo­niz­zata» dagli Stati Uniti. Pos­si­bi­lità vel­lei­ta­ria, certo, visto l’alto grado di inter­di­pen­denza sta­tale attorno al fun­zio­na­mento della Rete, ma che esprime rude­mente una posi­zione che con­si­dera la deci­sione degli Stati Uniti vin­co­lante solo per gli sta­tu­ni­tensi e non per gli altri inter­nauti, ormai il set­tanta per cento degli utenti mon­diali del world wide web.

UNA LEA­DER­SHIP CONTESTATA

Gli orga­ni­smi di gover­nance di Inter­net (dedi­cati alla asse­gna­zione dei domini, alla defi­ni­zione degli stan­dard di comu­ni­ca­zione, le regole sulla pro­prietà intel­let­tuale e sulla tutela della pri­vacy) sono da anni con­trad­di­stinti da una vivace discus­sione che sta met­tendo in discus­sione la lea­der­ship ame­ri­cana sul cyber­spa­zio. Lo stesso si può dire dell’Onu, dove ormai è quo­ti­diano il richiamo al diritto uni­ver­sale di accesso alla Rete. Que­sto signi­fica che Washing­ton e le imprese Usa hanno sì un forte potere di indi­rizzo per quanto riguarda le regole inter­na­zio­nali sulla Rete, ma che gli altri paesi e orga­ni­smi sovra­na­zio­nali non sono più dispo­sti ad accet­tare supi­na­mente l’egemonia Us

a.

L’addio alla net-neutrality sarà quindi molto più lungo e arduo di quanto si possa dedurre dal voto espresso ieri dalla Fcc. Gli osta­coli stanno nella con­tra­rietà al nuovo rego­la­mento da parte di molte imprese ame­ri­cane e nell’indisponibilità ad abban­do­nare la neu­tra­lità della Rete di molti altri paesi. E nell’opposizione di molti inter­neauti, che già mal tol­le­rano la dif­fe­ren­zia­zione delle tariffe di accesso alla Rete impo­ste dagli Inter­net pro­vi­der e che chie­dono sem­pre più a Nord come a Sud, ad Est come ad Ovest ai governi dei rispet­tivi paesi di isti­tuire forme di accesso gra­tuite alla Rete.

*da il Manifesto del 16.05.2014