DIRITTI

Da Roma a Ventimiglia, contro ogni frontiera

Domenica 4 ottobre siamo partiti in tante e tanti verso Ventimiglia, per sostenere la lotta e la resistenza del Presidio No Border: un racconto del corteo a cura della redazione di Dinamopress. Qui la diretta del corteo del 4 ottobre terminato con cariche violente (comunicato del presidio).

Ventimiglia, città di frontiera, in questi mesi luogo emblematico della lotta no border così come della vergogna della “fortezza europa” luogo di transito e di organizzazione dei migranti in cammino, dei tanti, uomini e donne, che reclamano il diritto ad una vita dignitosa. Da Roma, così come da tante altre città, eravamo là insieme agli attivisti e ai migranti del presidio no border per proporre un’altra idea di Europa. Mentre l’Europa della BCE e delle politiche di austerità innalza muri, rievocando vecchi e nuovi conflitti e tentando di costruire sempre nuovi confini, l’Europa delle persone, quella dei diritti sociali e dei beni comuni, tenta di fare rete, di inventarsi nuove pratiche di accoglienza, di farsi laboratorio di nuove politiche di immigrazione in antitesi alla legge di Dublino che obbliga i migranti a fermarsi, come in una trappola, nel paese di prima entrata dove vengono registrate le impronte, non tenendo in alcuna considerazione la scelta dei singoli.

Se la crisi e la sua gestione, volta solo a salvare la finanza contraendo spesa pubblica e diritti, ha reso tutti più soli e spesso tristemente l’uno contro l’altro, noi vogliamo gridare forte che un’altra Europa è possibile, che lo schiacciamento dei diritti non è la via di uscita, ma lo è una redistribuzione delle ricchezze, una valorizzazione dei beni comuni per tutti e tutte. E vogliamo gridare soprattutto che muri e nuove frontiere non possono arginare la ricerca di una vita degna, il desiderio di ribellarsi a un destino che ti vuole povero, ignorante o schiavo.

Questo volevamo dire ieri insieme ai no border di Ventimiglia, migranti ed europeani come amano chiamarsi gli attivisti italiani e francesi che si sono alternati al presidio. E invece questo non è stato concesso. I migranti, alloggiati nel centro della Croce Rossa erano impauriti dalla possibilità di un’identificazione (che fino ad ora non è avvenuta grazie alla mediazione del presidio) che li avrebbe costretti a rimanere in Italia o ad essere rimpatriati. Il clima di terrore che si è creato in questi mesi, tra fogli di via dati agli attivisti, fermi di migranti portati in container recintati alla frontiera con la Francia, spesso per 16 ore con una sola bottiglietta d’acqua, hanno spaventato i migranti. Alcuni, vista la solidarietà degli attivisti, che hanno deciso di non sfilare in corteo senza di loro, si sono infine affacciati e grazie alla nostra presenza hanno potuto partecipare al dibattito tenutosi nella piazza antistante la stazione.

Il presidio no border è determinato. Vuole rimanere. Dopo lo sgombero, prima dal parco e poi dagli scogli,avvenuto spazzando via brutalmente tutto quanto era stato creato in tanti mesi (compreso il materiale per le lezioni di lingua italiana e francese), ha voglia di ricominciare. C’è stanchezza ma determinazione perché questa battaglia non si può perdere.

Proprio quando molti degli attivisti venuti da fuori erano già sulla via del ritorno a casa, arriva la notizia delle cariche violente e immotivate della polizia. Il presidio si deve sciogliere, annuncia la polizia, concedendo solo due minuti ai manifestanti per lasciare la piazza. Alla fine si decide di lasciare la piazza, ma dopo neanche un minuto, mentre ci si attrezzava per smontare tende, striscioni e amplificazione, partono le cariche. Migranti e attivisti vengono inseguiti per le strade della città, a fine serata si registreranno un fermo e diversi feriti. Che non tirasse una bella aria lo si era capito già durante la manifestazione, con gli agenti (in tenuta antisommossa per tutto il tempo) che riprendevano e fotografano tutte le persone presenti, allontanando sia giornalisti che persone che cercavano di “mediare” le ragioni della manifestazione. Si avvertiva chiaramente come nessuna trattativa fosse possibile, una chiara sensazione poi tristemente confermato dall’epilogo serale. Ancora una volta alla richiesta di diritti si risponde con l’intervento poliziesco.

Ma noi vogliamo un’Europa solidale e la costruiremo.

‪#noBorder #NoNation

Video delle cariche a fine corteo: