ROMA

Compensare è punire

Diritto alla città a Roma al tempo di Marino Sindaco: quando la cubatura sostituisce il denaro.

Per un nuovo diritto alla città: assemblea pubblica sul diritto alla città 17 settembre h 17.30 Piazza dei Sanniti, San Lorenzo, Roma.

1. il compensare…

Non ci sono i soldi. Ben vengano, quindi, quelli di chi i soldi li ha. Un assioma. Senza tanti complimenti, Marino lo ha fatto proprio. E’ il suo credo per trasformare Roma. La modalità operativa che ha scelto ha un nome: compensazione. Una parola nuova nel vocabolario della città. E’stata introdotta dal Piano Regolatore. Quello ereditato da Veltroni. Un piano che, come offre la possibilità di intervenire ovunque, così ovunque è pronto a ricevere offerte. Ancora un assioma che l’Amministrazione capitolina attua. In modo spietato.

Cosa significa compensare? Per capirlo: guardiamoci intorno. Gettiamo un doppio sguardo su Roma. Su due esempi, i più conosciuti. Seguiamo due strade. A Sud. Appena passate le algide architetture dell’Eur. Subito prima che il nastro stradale (la Colombo) si divida. A Nord. E’ un’altra strada (la Nomentana) che improvvisamente sembra implodere per perdersi in una sorta di grande blob edilizio. Siamo all’interno di due centralità. Rispettivamente a Castellaccio e alla Bufalotta.

Le Centralità, quasi tutte, sorgono su terreni privati. Per il Piano, sono queste i punti di forza dell’idea di città. Spazi destinati ad “ospitare funzioni di interesse metropolitano ben servite dalla rete del trasporto pubblico”. E’proprio così? Chi ha provato a raggiungere con la metropolitana i due megacentri commerciali (a Roma sembrano diventate queste le principali funzioni d’interesse metropolitano) che animano Castellaccio e Bufalotta, ancora se lo ricorda.

I terreni di Castellaccio a sud sono del costruttore Parnasi. Quelli della Bufalotta a nord di molti degli altri: Caltagirone, Mezzaroma, Santarelli, Ligresti… e ancora Parnasi che tracima nella vicina Cinquina. Sono presenti anche vari istituti bancari. Nella veste di proprietari (Bufalotta), finanziatori dei costruttori, gestori di fondi immobiliari. Tutte e due le centralità sono state realizzate con le compensazioni. Come?

A Castellaccio Parnasi ha spostato un’enorme cubatura presa dal vecchio piano regolatore. Cemento che ha fatto volare andandolo a raschiare a Monte Sacro sul bordo largo dell’Aniene, ora destinato dal nuovo piano a verde. Alla Bufalotta la compensazione è stata decisa molto tempo prima: dal “primo” Rutelli. Cubatura ottenuta cedendo terreni, destinati ora a parco, che quei proprietari avevano rastrellato in varie altre parti della città. Uno scambio? Non proprio.

Cemento e cubature delle compensazioni non si contano. Si pesano. I conti si fanno sui valori immobiliari del luogo dove vengono spostati. Diversi da quelli di provenienza. E’un viaggio. Si parte assieme, ma si arriva in molti di più. La cubatura lievita. Succede perché, a decidere dove spostarla, dove farla atterrare, non è l’Amministrazione pubblica, ma lo stesso operatore privato che promuove la compensazione. E’ lui a farsi pilota. A tracciar il piano di volo.

Il Comune infatti non avendo aree a disposizione, né soldi per pagare le aree da destinare a parchi, paga quei terreni con la moneta urbanistica. Una moneta che ha due facce: la concessione di cubatura e il diritto di decidere cosa fare. All’Amministrazione non resta infatti che discutere ed approvare (accordo di programma) la proposta del proprietario. Tutto autorizzato da uno strumento urbanistico che ha anticipato il Piano, chiamato, non è uno scherzo, “Piano delle Certezze”.

I terreni delle centralità scovati dai costruttori sono tutti più esterni rispetto i siti dove era la cubatura originaria. Per il Piano regolatore, scatta una premialità. Un risarcimento (sic) in cemento. Un processo che porta con sé la possibilità di decidere cosa debba essere realizzato con la quantità edilizia costituita dalla sommatoria di due cubature: quella di partenza e quella di rinforzo. Chi è proprietario decide. Chi la città amministra rinuncia anche a pensare ad un ‘idea di città. Delega a chi vuole ricavare rendita dagli interventi il ruolo di farsi promotore delle trasformazioni.

Si dice non ci sono i soldi. Non basta. Con le compensazioni si punta a molto di più. A mettere in atto un meccanismo per andarli a prendere da tutti e in tutte le parti del territorio. Le compensazioni non sono un lusso per la città . Sono loro a promuovere la falsa economia con cui la finanza costruisce il proprio territorio. Castellaccio e Bufalotta sono lì a dimostralo.

2 …a Castellaccio e a Bufalotta

Fermiamoci a Castellaccio la “madre di tutte le compensazioni”. Un’area destinata a Servizi Generali Pubblici dal vecchio piano. Servizi che ora non ci sono. Era questa una centralità che addirittura dal Piano veniva definita “da pianificare”. Così è stato. Chi lo ha fatto? Cosa c’è ? Ci sono 850 mila metri cubi “pubblicamente” decisi da Parnasi. Grazie a tre passaggi .

Il primo, che la compensazione gli ha garantito, è stato quello di capitalizzare un “tesoretto edilizio” sostanzioso. Così ha potuto aggiungere, ai 438.582 mila metri cubi di partenza, altri 341mila. Il 40% in più. Il risarcimento (sic) per aver fatto cambiare area al suo cemento.

Il secondo è stato quello di costruire, ancor prima di rivolgersi agli architetti, l’ingegneria finanziaria capace di valorizzare tanta grazia. Ha deciso di lasciare a casa gru e picconi e puntare su strumenti di finanza La sua IMEF spa (società costruttrice del gruppo) poteva al massimo servire a tirar su piani. Magari anche inclinarli per ospitare, come ha fatto, il Centro Commerciale Euroma 2. Serviva trovare un investitore che, con i soldi, decidesse anche che fare. Si scrive “attirare capitali d’investimento”. Si legge far decidere, a chi viene ad investire e , cosa fare, come guadagnare, come drenare rendita.

Il terzo ed ultimo (per ora) passaggio è stato proprio nell’aver deciso, attraverso il fondo Upside (gestito da una società del gruppo bancario Bnp Paribas) come riempire quella centralità. Un pezzo di città. Un luogo periferico ma pieno di funzioni pregiate? Il piano era perentorio: le centralità avrebbero dovuto “assicurare una qualità urbana del tutto assente con la realizzazione di Centri di Ricerca, Poli scientifici tecnologici, Università, Centri di produzione cinematografica, Centri espositivi” . Questo pezzo di città di Parnasi- non certo l’unico che possiede e possiederà- è questo? No. E’un mega centro commerciale, con uno scampolo di ministero, uffici, tanti uffici, la sede della Provincia. Impiegati tanti. Consumatori tantissimi. E’questo qualità urbana?

Piuttosto, una centralità ad orologeria. Destinata a diventare un deserto dopo le 20. A circondare con un metafisico silenzio l’alterità, di chi abiterà nella esclusiva torre residenziale. 35 mila metri cubi. 120 metri di altezza.

E a Bufalotta?

La Centralità Bufalotta , estesa su un’area di circa 300 ha (quasi il doppio del Parco di Villa Pamphili, tanto per avere un’idea delle dimensioni di cui stiamo parlando), prevedeva l’insediamento di 12 mila nuovi abitanti. La cubatura era ripartita fra destinazione residenziale (1 milione di metri cubi) direzionale (535 mila metri cubi) commerciale (130 mila metri cubi) ricettivo (27 mila metri cubi). La cubatura direzionale non è stata mai realizzata e, attraverso una variante successiva, è stata trasformata in residenziale.

Sparite dunque le funzioni pregiate che dovevano rendere le Centralità Urbane il motore della riqualificazione delle periferie, sono rimaste le case, perlopiù invendute. Un quartiere enorme che aspetta ancora le infrastrutture del trasporto pubblico mentre si continua a trasformare in case tutto quello che, non come casa, doveva assediare il mega centro commerciale “Porte di Roma”.

3….è punire chi la città abita

Le compensazioni non sono solo una pesantissima questione di cemento. Neppure l’esito, altrettanto pesante, del disinvolto uso di questo scellerato strumento urbanistico. Le compensazioni parlano alla città spandendo sul territorio il mantra del potere assoluto della proprietà privata. Fanno di questo potere l’unico soggetto a cui spettano le decisioni. Sono parole prima d’essere edifici. Fanno delle centralità non centri plurali definiti, ma indefiniti e spesso identici luoghi. Se ne servono per negare, proprio, il rapporto centro – periferia.

Le compensazioni non sono elementi di un’impossibile pianificazione, ma efficaci strumenti di urbanizzazione. Luoghi dell’accumulo delle scorie che catturano la produzione urbana. A Castellaccio e Bufalotta è cancellata la città pubblica

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A Castellaccio neppure esiste una piazza fuori dal grande centro commerciale. Per farne poi che? Solo strade corridoio. Strette tra gli edifici. Saturate dalle loro possenti ombre. A Bufalotta quello che viene cancellato nel tessuto delle città come spazi culturali, dello spettacolo, librerie viene riassunto nel feticcio di stores sempre più grandi. Sale cinematografiche sempre più multiple. Tutto viene deciso secondo il metodo della sostenibilità economica. Tutto soggetto a storie di ordinaria compensazione. Esiste una classifica delle compensazioni.

Si distrugge a San Lorenzo un edificio (la storica Bastianelli) che si sarebbe potuto trasformare e usare per mitigare l’assalto vorace di chi offre “posti letto per studenti”. Si baratta con una saletta di pochi metri quadri dall’incerta funzionalità. Per altro pre-destinata a restare chiusa. Un atto presentato come una conquista. A Torre Angela (zona est) in questi giorni viene autorizzato un insediamento che l’appesantisce di altri 1500 abitanti. Chi ci abita verrà compensato con una piazza.

Oggi una rarità. Un oggetto del desiderio. Insperato per l’Amministrazione. Persino le strade e i cestini per i rifiuti appaiono come un dono meraviglioso. Serviranno a riqualificare il quartiere dice l’Assessore Caudo. Dimentica, tuttavia, di dire che dividendo quel territorio, in quadrati di 100 metri di lato, in ognuno di questi già ci sono 480 abitanti. Come vivono, come sono condannati a vivere?

Se lo stanno domandando anche a nord della città intorno alla stazione di Due Ponti. Nuove cubature per chi le propone e ci guadagna. Rifacimento dei marciapiedi e pensiline della Stazione per chi abita. Si potrebbe continuare. C’è chi compensa e chi è chiamato dall’austerità a pagare il debito e il collasso della finanza pubblica. Chi compensa lo può fare perché sa bene che le poche briciole che gli chiedono di lasciare nel piatto le riprenderà con gli interessi. La narrazione che gli stanno raccontando parla di una città stremata. C’è la possibilità concreta di guardare agli stessi beni comuni. Buona parte del territorio gli è già stata consegnata.

Il sindaco Marino, nel viaggio negli States, ha chiesto ai mercati finanziari di investire su Roma. Ha capito che quelli a cui chiede aiuto sono gli stessi che, controllando la risorsa città, compenseranno lui stesso quale commissario di un potere economico sovrapposto alla città?

Parlare di diritto alla città al tempo di Marino Sindaco, vuol dire decidere di non soggiacere alla miseria, alla precarizzazione imposta alla nostra vita, alla sottrazione, per la loro privatizzazione, dei beni i comuni . Vuol dire parlare di democrazia.