PRECARIETÀ

99 Posse e Banda Bassotti, non cantate per chi ci sfrutta!

Da Berlino la lettera aperta dei precari della ristorazione “Made in Italy” agli artisti. Nei luoghi di lavoro condizioni terribili e sfruttamento dell’immaginario “di sinistra”

Il 17 Aprile a Berlino nella storica sede di movimento del So36 di Kreuzberg si terrà il concerto della Banda Bassotti e dei 99 Posse. Il concerto è ormai quasi un appuntamento classico per molti militanti italiani che vivono in Germania. Non è infatti la prima volta che la Banda Bassotti suona al So36 ospitando diversi artisti della scena musicale militante italiana.

Quest’anno però una novità sta scuotendo e animando il dibattito nella capitale tedesca e in particolare tra i migranti e i militanti italiani. Da giorni circola in rete una lettera aperta (ripresa anche domenica 12 aprile dal Fatto Quotidiano) scritta da “ex lavoratori dei Due Forni, il Ritrovo e il Casolare” che denuncia le condizioni di sfruttamento, mobbing e violenza subite dagli stessi lavoratori in queste storiche attività della ristorazione italiana a Berlino. Nella lettera non c’è nulla di nuovo rispetto all’esperienza migrante classica di sfruttamento nella gastronomia italiana a Londra, Parigi e Berlino. Ciò che i lavoratori denunciano è ciò che collega queste attività al concerto della Banda Bassotti e dei 99 Posse: il concerto è sponsorizzato (lo si può leggere sul manifesto), organizzato proprio da queste attività.

L’acquisto dei biglietti per il concerto è possibile quasi esclusivamente in questi tre ristoranti. A questo i lavoratori aggiungono un tratto grottesco alla vicenda e cioè che queste attività si sono affermate a Berlino con un marketing “di sinistra”: sulle pareti di questi ristoranti si possono trovare le immagini del Che, i vessilli del St.Pauli o le locandine dei concerti della Banda Bassotti degli anni precedenti (può sembrare paradossale ma a Berlino un’operazione del genere può rivelarsi un’utile operazione di marketing aziendale). Essendo i lavoratori anche fan della Banda Bassotti e dei 99 posse a quella che è sembrata loro, quasi una “provocazione”, l’ennesima, hanno deciso prendere carta e penna e di scrivere direttamente ai loro artisti di riferimento, senza alcuna polemica, ma proprio per squarciare quel velo di mistificazione che genera in loro rabbia e frustrazione.

I lavoratori chiedono espressamente che il concerto non si faccia ma al di là dell’ottenimento di questo risultato sicuramente sono riusciti a gettare luce su un duplice problema: le condizioni di lavoro e precarietà nell’enorme e redditizio settore della ristorazione italiana nelle capitali europee “di immigrazione” e l’utilizzo che a Berlino si può fare dell’uso di un immaginario “progressista” in termini squisitamente capitalistici in quanto “cool” (con gentrification e normalizzazione a seguito). Riportiamo per completezza la lettera dei lavoratori e il link dell’articolo de “Il Fatto Quotidiano”.

CON IL CUORE SOTTO I VOSTRI PALCHI

CON LE STORIE DEI VOSTRI CANTI

MA QUESTA VOLTA CON LA RABBIA CONTRO CHI CI SFRUTTA

Alla Banda Bassotti

ai 99 Posse

Il 17 Aprile eravamo contenti ed entusiasti che sarebbero venuti a suonare la Banda Bassotti ed i 99 Posse qui a Berlino. Eravamo contenti perchè ci ricordavano i momenti passati sotto i palchi dei loro concerti, urlando ed intonando canti di lotta, quegli stessi inni di battaglia che ci siamo cantati (ci dicevamo) quando siamo scappati dai nostri territori, schiacciati da corruzione, miseria e precarietà. Quando insomma abbiamo deciso di riniziare altrove. Perché la resistenza per noi è quotidiana e le condizioni di vita qui in Germania non sono quelle che ci hanno propagandato da sempre le televisioni, i tg ed i talk show in Italia.

Noi tutti siamo cresciuti ascoltando queste due band, le loro idee ci rispecchiavano e le loro canzoni rappresentavano quelle che erano e continuano ad essere le nostre storie di vita di ieri e di oggi. Perché, ogni giorno che affrontavi e servivi le tue braccia alla “catena”, noi pensavamo a loro, a quello che dai palchi urlavano e così ci sentivamo più forti ad affrontare un altro giorno. Ancor di più poi quando abbiamo avuto il coraggio di lasciare tutto, e partire con una valigia, qualche vestito e pochi soldi in tasca in un altro paese, partendo da zero e non avendo niente.

In molti momenti abbiamo stretto i pugni, e spesso continuiamo a farlo, ma le note delle band con cui siamo cresciuti, sono quelle che ci continuano a dare la forza ed al alzare la testa per la nostra dignità. Perchè ci facevano sentire parte di un qualcosa di più grande e perchè svegliavano le nostre coscienze ogni giorno che li ascoltavamo e li seguivamo in giro per i concerti.

Questa volta però abbiamo scelto di non andare al concerto del 17 Aprile perché abbiamo letto sui manifesti che tra gli sponsor, c’erano le società dei ristoranti e pizzeria Due Forni, Casolare e Ritrovo e dato che tutti noi abbiamo lavorato presso queste aziende, abbiamo deciso di far uscire pubblicamente quelle che sono state le nostre esperienze ed alcune verità rispetto alle condizioni di lavoro e di sfruttamento che trovi all’ interno di questi posti.

Nella Berlino «dei sogni e delle speranze» degli appena arrivati, ogni immigrato italiano in cerca di un pò di giustizia e di rispetto è passato per uno di questi 3 ristoranti a chiedere lavoro o se non a lavorarci ancora, a lavorarci almeno per un periodo. Questo sia perchè ormai sono delle aziende affermate, sia perchè attratti sicuramente dalle bandiere rosse, dalle foto di Che Guevara e dai manifesti appesi delle band, da alcuni di noi sempre seguite.

Ma la realtà che abbiamo trovato li dentro è andata molto in contraddizione con ciò che ci aspettavamo e per questo lanciamo questo appello alla Banda Bassotti ed ai 99 Posse e perchè molto spesso ci si dimentica che la ristorazione è come la fabbrica e ci si può ritrovare a vivere esattamente le stesse dinamiche al proprio interno.

I nostri ritmi di lavoro all’ interno di quei posti erano Otto ore alla catena senza fare nessuna pausa, ritmi veloci ed una quantità di mole di lavoro nettamente superiore al numero di personale impiegato. Ad alcuni gli veniva chiesto di fare straordinari, pagati ovviamente con gli stessi soldi che tu prendevi normalmente all’ora. Eravamo continuamente tenuti sotto pressione e molto spesso anche umiliati e le nostre paghe erano da miseria rispetto alle mansioni che svolgevamo li dentro ed ai ritmi di lavoro che dovevi sopportare, ma soprattutto i soldi ti venivano dati a nero…

A fine mese o a fine rapporto di lavoro a volte, ti veniva data una busta paga falsa che ti invitavano a firmare con il tuo non reale salario e 90 euro che loro ti toglievano addebitandotelo come il mangiare ed il bere che consumavi in un mese.

Il metodo di lavorazione che ti imponevano, soprattutto nel reparto cucine e pizzerie, ci costringeva a far uscire piatti di scarsa qualità annientando ogni tua conoscenza professionale e creativa, ma sopratutto annientando ogni confronto rispetto a questa.

Lavoravamo li dentro senza contratto ed alcuni di noi hanno dovuto combattere per avere pagata qualche ferie o malattia. Riguardo ai contratti invece ed alle cose burocratiche, erano sempre vaghi fino ad arrivare al sequestro anche di alcuni documenti. Un atteggiamento ed una pratica che fa leva ed ha la meglio sulla figura del lavoratore immigrato appena arrivato che è abituato a sopportarne di tutti i colori in Italia, e che non conosce i suoi diritti sul lavoro.

Una pratica che abbiamo subito dai capitalisti di ogni tipo, ma la cosa che ci faceva piangere il cuore questa volta erano che i nostri padroni erano rossi, e che infangavano le bandiere ed i simboli che avevano appesi a quelle quattro mura, infangavano tutte quelle idee per cui qualcuno in passato è morto. Ma la cosa più triste è che loro da quelle idee ne traevano profitto, così come traevano e continuano a trarne profitto dal sudore di noi lavoratori, fino a che alcuni di noi sono stati licenziati da un giorno all’altro o non riuscendo più a sopportare la pressione e l’umiliazione a cui eravamo continuamente sottoposti, ha alzato la testa e gli ha detto: “Sai che c’è tienitelo il tuo lavoro di merda! Io qua dentro non ci vengo più..”

Per questo lanciamo quest’ appello ed invitiamo la Banda Bassotti ed i 99 Posse ad annullare il concerto del 17 Aprile o a prendere pubblicamente parola in modo chiaro e netto su questa vicenda di cui siamo sicuri erano all’oscuro; lanciamo quest’appello perché quel giorno ci piacerebbe si raccontasse dal palco una storia di riscatto, di lotta allo sfruttamento, una storia in più, la storia di centinaia di immigrati come noi, alla catena della ristorazione a Berlino, ma anche a Londra, a Parigi, a Barcellona; chiediamo loro di non collaborare più in futuro con queste aziende per l’organizzazione dei propri eventi, perchè la cosa più importante per noi è che inizi ad uscire fuori in città la triste verità che questi posti sono bravi a nascondere anche e soprattutto usando concerti militanti.

Alcuni ex lavoratori dei Due Forni, il Ritrovo e Casolare