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Bolsonaro vince in Brasile: parole ed immagini dalle strade di Rio de Janeiro

Niente di nuovo sul fronte occidentale. Non c’è stata la “virada” tanto auspicata dai sostenitori del Partito dei Lavoratori di Fernando Haddad (PT). Purtroppo il ballottaggio di ieri ha confermato le previsioni dei sondaggi, che davano vincitore l’ex capitano dell’esercito Jair Messías Bolsonaro, del partito Social-Liberale (PSL).

Al candidato dell’estrema destra sono andati il 55,13% dei voti, mentre Haddad non è andato oltre il 44,87%, corrispondenti comunque a circa 47 milioni di preferenze, ovvero un terzo degli aventi diritto. Un ulteriore terzo ha votato scheda bianca, o ha annullato il voto, o si è astenuto (41 milioni in totale). E così il Brasile questa mattina si è risvegliato governato da forze reazionarie e con la minaccia concreta di un ritorno ad un regime autoritario e fascista.
Le impressioni e le immagini raccolte ieri, sono rappresentative in particolare di quella fetta di votanti che ha deciso di essere presente nei momenti e nei luoghi forse più simbolici per il PSL a Rio.
Innanzitutto alla scuola Rosa da Fonseca, a Villa Militar, dove al mattino si è recato a votare lo stesso Jair Bolsonaro, nel quartiere in cui risiede l’80% circa dell’effettivo delle forze armate della città.

 

E poi a Barra da Tijuca, nel litorale a ovest di Copacabana. Una zona ricchissima nella quale Bolsonaro risiede, dove si è riunita la stampa in attesa dei risultati, e dove ha avuto luogo la concentrazione dei “bolsominions” – come vengono definiti i sostenitori del neo presidente eletto – in vista dei festeggiamenti.

Sulle cause di un risultato di questo tipo gli interrogativi sono molteplici e soprattutto non è di facile lettura il grande appoggio che Bolsonaro ha ricevuto da settori della popolazione – poveri, afrodiscendenti, donne, omosessuali – vittima dei suoi attacchi verbali durante la campagna. Molte delle voci di chi lo ha votato danno però una misura di come la comunicazione elettorale abbia generato un’uniformità nel metro di giudizio dei suoi elettori: cosa vedere e cosa no.

Ecco quindi che molti riprendono come un mantra la retorica dei valori della famiglia (nonostante Bolsonaro si sia già sposato tre volte) e la violenza necessaria per una maggiore sicurezza (liberalizzazione del possesso di armi, libertà alla polizia di sparare per primi, etc). E invece non vogliono credere, o si girano dall’altra parte di fronte alla postura apertamente xenofoba, razzista e maschilista di Bolsonaro. “Non credo a quello che dicono su di lui, sono tutte invenzioni. Se fosse vero né io né altre persone come me lo farebbero”, dice Natalia, una giovane donna afrodiscendente che ha votato per Bolsonaro, in quanto portatore di un “cambiamento”.

Allo stesso modo Vanessa, che incontro per strada mentre, a risultati acquisiti, festeggia la vittoria di Bolsonaro. Anche lei afrodiscendente, indossa una maglietta con una scritta – “Negra com Bolsonaro” – che racchiude in sé tutte le contraddizioni di questo voto. La sua preferenza, mi dice, è andata al candidato neofascista perché rispecchia quasi totalmente le sue aspettative di cambiamento: un popolo unito e una popolazione armata.

Dall’Italia è arrivato puntuale il saluto via Twitter di Matteo Salvini, a coronamento di una relazione tra i due leader fascisti che risale a prima del turno elettorale del 7 di ottobre e che mette in gioco, oltre a possibili future alleanze, un sostegno reciproco nell’auto-rappresentazione dell’autoritarismo a livello transnazionale. Il Brasile è lontano, ma la deriva autoritaria di una certa politica, leggendo i cinguettii dei due leader di destra, forse non così tanto.

Galleria fotografica di Gianluigi Gurgigno da Rio de Janeiro

Approfondimenti sul tema:
Dal golpe all’incubo Bolsonaro di Alioscia Castronovo e Riccardo Carraro
L’ascesa di un fascismo periferico di Perez Gallo sul blog L’America Latina