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In Brasile sta per esplodere una bomba che nessuno ha voluto vedere

A poche ore dal ballottaggio che vede avanti nei sondaggi il candidato dell’ultradestra Jair Bolsonaro contro il candidato del PT Haddad, pubblichiamo una interessante intervista al filosofo brasiliano Vladimir Safatle sulla torsione autoritaria e fascista in Brasile.

Abbiamo raccontato le enormi mobilitazioni femministe #EleNão contro il candidato machista, omofobo e razzista che primeggiava nei sondaggi, abbiamo poi analizzato su questo sito la vittoria al primo turno di Bolsonaro che ha superato di gran lunga le aspettative segnando queste settimane di campagna elettorale verso il ballottagio di domenica 28. Mentre mancano poche ore all’elezione più complicata e difficile per l’America Latina che potrebbe segnare un ulteriore avanzamento dell’autoritarismo in questo ciclo reazionario globale, le parole di Vladimir Safatle ci aiutano a comprendere cosa sta accadendo in Brasile.

L’eredità irrisolta della dittatura e la resistenza al programma neoliberale del popolo brasiliano sono, secondo Satafle, elementi chiave per comprendere il carattere autoritario del neoliberalismo in Brasile. La “non campagna” di Bolsonaro inaugura una politica post-liberale caratterizzata da un inaudito bombardamento di fake news che si sviluppa al di fuori del tradizionale spazio pubblico di discussione.

 

Come si spiega questa crescente adesione all’autoritarismo in Brasile?

Risulta estremamente difficile comprendere l’attuale situazione del paese se, contestualmente, non si analizza il processo storico che accompagnò e determinò la fine della dittatura militare. Il paese falli, in toto, il tentativo di superare, chiudere i conti con il suo passato dittatoriale, che ora sta tornando con forza e sgomento a occupare la scena pubblica. Nessun paese dell’America Latina come il Brasile presenta al suo interno un rischio così esplicito di militarizzazione e finanche di un  colpo di stato, anche nelle sue forme più tradizionali.

Nessun altro paese ha una presenza tanto pervasiva ed ingombrante delle forze armate nella vita pubblica e quotidiana. Questo elemento evidenzia nitidamente e storicamente, il fallimento, la codardia e i limiti storici della conciliazione come processo di transizione alla democrazia.

 

Questa transizione conciliatoria ha mantenuto settori della classe politica che erano fortemente legati alla dittatura, così come ha preservato all’interno delle forze armate una mentalità che giustificava la produzione continua di stati di eccezione, che ora tornano a essere tangibili, quotidiani.

 

Inoltre ha contribuito a preservare, all’interno della società civile, un potenziale appoggio a governi apparentemente forti e autoritari, dovuto al fatto che il Brasile, in nessun momento storico, ha mai attivato un processo di memoria e giustizia per la transizione, che sarebbe stato fondamentale per non vivere e rivedere momenti tanto tragici quanto regressivi come quello che stiamo vivendo ora.

 

Qual è stato all’interno di questo processo il ruolo della costituzione del 1988, che oggi compie 30 anni?

La costituzione del 1988 è espressione diretta di questa politica conciliatoria. Si dice che sia una costituzione di cittadinanza, che in un certo modo garantisce i diritti fondamentali. Tuttavia si tratta di una costituzione che difatto non viene applicata. Fino ad oggi ci sono stati 95 emendamenti costituzionali, più o meno tre all’anno. Per approvare un emendamento il Congresso deve raggiungere i due terzi. Nel caso brasiliano, questa negoziazione può durare mesi. Questo porta all’evidente conclusione che la funzione stessa del Congresso, fin dalla sua creazione, una volta terminata la costituente, fu semplicemente quella di de-costituire e delegittimare la costituzione stessa. È nato con questo intento.

 

Inoltre, a distanza di 30 anni dalla sua approvazione, ci sono leggi costituzionali che non sono mai state applicate, vista l’assenza di leggi complementari. È un’aberrazione.

 

Ad esempio, la stessa legge che prevede una tassazione sui grandi capitali è una legge costituzionale, che non è stata mai applicata per l’assenza di una legge complementare. La Costituzione nasce come lettera morta.

Allo stesso tempo, la Costituzione era ed è espressione, diretta della conciliazione politica tra diversi settori della società brasiliana includendo, tra questi, anche settori interni al mondo militare. L’esercito arrivò in sede di discussione della costituente con 28 paragrafi prestabiliti, imponendoli praticamente ai costituenti. Tra questi si trova anche l’articolo che definisce la funzione e il ruolo delle forze armate. Nel caso brasiliano, si tratta di un tentativo di preservare l’ordine precedente, altro elemento aberrante, perché la funzione delle forze armate è principalmente quella di difendere l’integrità del territorio nazionale, niente più. Quindi, quello che sta scoppiando ora è una bomba a orologeria che nessuno, nel corso degli anni, ha voluto vedere.

 

 

È possibile pensare un governo di Bolsonaro all’interno di schemi tradizionali, vale a dire muovendosi nel Congresso per ottenere la maggioranza?

In previsione di un possibile governo di Bolsonaro, le strade che si possono aprire sono differenti. Dipenderà molto dalle modalità in cui si dispiegherà la resistenza. Intanto è importante tenere a mente alcuni elementi. Il primo è che fino a oggi il Brasile ha sempre dimostrato una certa aberrazione e rifiuto nei confronti delle politiche neoliberali.

Questo elemento è dovuto in parte al sistema nato con la Nuova Repubblica, che aveva di fatto creato un certo tipo di equilibrio interno che non permetteva a queste politiche né di avanzare né di retrocedere, creando di fatto uno stallo. Vi erano forze sociali già costituite che avevano creato un certo equilibrio interno. Questo elemento comportò, ad esempio, che le politiche neoliberali applicate in lungo e il largo per il continente, come in Argentina, non trovassero terreno fertile in Brasile.

Difatti, ancora oggi due delle più importanti imprese che operano nel paese continuano ad essere pubbliche, così come due delle più importanti banche. Oltre a questo bisogna aggiungere che il Brasile vanta di un sistema di salute pubblico, universale e gratuito che copre interamente i circa 207 milioni di abitanti, cosa impossibile e impensabile in qualsiasi altro paese con più di 100 milioni di abitanti. Dispone inoltre di un vasto sistema universitario composto da 57 università federali anch’esse gratuite. Non si tratta di università per élite. Solo all’università di San Paolo il 60% degli alunni viene da famiglie benestanti. Da quanto detto, si percepisce come il Brasile stia tutt’oggi vivendo una relazione atipica con il sistema neoliberale.

I difensori dell’agenda neoliberale hanno quindi compreso che l’unica via percorribile per imporre le proprie riforme nel Paese è attraverso una politica autoritaria prendendo come punto di riferimento il modello di Pinochet in Cile.

Si tratta di un neoliberalismo chiaramente autoritario, che differisce molto da quello europeo. Lì l’estrema destra è anti-liberale, protezionista, si fa portavoce di domande sociali che appartengono al background culturale della sinistra, finendo per incorporare e assumere la lotta al sistema finanziario come campo rivendicativo e discorsivo.

Ed è esattamente per questo motivo che in Europa il neoliberalismo viene implementato da figure più di centro, social-democratiche. Questo non succede in Brasile. Le ultime inchieste svolte nel paese mostrano che il 68% della popolazione brasiliana è fortemente contraria alle privatizzazioni,il 71% è contraria alle riforme del mercato del lavoro e che l’85% è contraria alle riforme del sistema previdenziale.

 

L’adozione di questa agenda è quindi elettoralmente insostenibile?

Hanno solo un modo per implementarla: nascondendola, travisandola, neutralizzandola all’interno del dibattito pubblico, non mostrandola chiaramente. Questa strada diventa percorribile, alimentando e resuscitando i peggiori fantasmi della società brasiliana, collocandoli al centro del dibattito pubblico. Tutte queste strategie composte da dissimulazione e falsità sono fondamentali e costituti da una strategia retorica volta ad annullare lo spazio politico. Quello che abbiamo visto è stata un anti-campagna che attraverso differenti provocazioni alle minoranze vulnerabili– neri, donne, LGBT – che giustamente si mobilitano,mirava a uno svuotamento del campo politico, e questo gioco occupa tutta la scena della campagna.

 

Quindi un potenziale fascista che era più o meno represso, ora incontra legittimità nelle sue azioni e cresce progressivamente. Questo elemento non è una cosa di oggi, ma affonda le proprie radici nel passato. La dittatura militare si nutrì di un forte appoggio civile, e inoltre la gente conosce molto bene l’essenza razzista di molti settori della società brasiliana.

 

 

Unito a questo, bisogna aggiungere un altro elemento che ha avuto una forza impressionante: lo spostamento della campagna elettorale dallo spazio pubblico a un ambiente virtuale, difficilmente comprensibile e condivisibile dalla società. In questo spazio, la massiccia e continua produzione di video e immagini false caratterizzate da una forte enfasi politica,che possono essere condivise, finisce per determinare i toni della campagna.

Abbiamo visto quanto successo con la mobilitazione dello scorso sabato (le mobilitazioni contro Bolsonaro con la sigla“EleNão”): enormi manifestazioni popolari che hanno attraversato e occupato le strade del Brasile, sono state, di botto, completamente annullate, cancellate. Nessuno riusciva a capire cosa fosse successo.

Nei fatti, poco dopo la manifestazione Bolsonaro crebbe esponenzialmente nei sondaggi. Solo dopo riuscimmo a capire. Attraverso un’impressionante organizzazione in rete circolarono immagini professionalmente costruite con l’intento di annullare questo avvenimento, costruendo al suo posto un avvenimento falso. Circolarono foto che non avevano niente a che vedere con quelle proteste, con il chiaro obiettivo di denigrarne la potenza e le proposte politiche.

In poche parole, attraverso la costruzione di un avvenimento falso, attraverso una mobilitazione virtuale, riuscirono ad annullare un avvenimento politico così potente.

Questi due elementi creano, costituiscono le basi di un altro modello di campagna elettorale che differisce completamente dalle tradizionali campagne elettorali della democrazia liberale. Questa, che già ha i suoi limiti, era però obbligata a conservare uno spazio pubblico, dove la società potesse creare un opposizione. Questo elemento fu brutalmente spostato. Bolsonaro dopo aver ricevuto una coltellata passò la campagna elettorale al di fuori di questa. Tutte le volte che il suo vice o il suo economista di riferimento rilasciavano dichiarazioni, erano cose catastrofiche, immediatamente rifiutate dalla società. Vale a dire, non ci fu una campagna, o almeno, non c’è stata una campagna intesa in senso tradizionale.

 

Questa elezione è caratterizzata da due elementi, la circolazione massiccia di notizie false e un certo rifiuto del giornalismo tradizionale. Come è possibile un dibattito se alcuni gruppi sono totalmente chiusi rispetto a visioni differenti?

La politica non si può ridurre a una mera questione di argomentazioni. Credere e pensare questo è un errore. Si tratta della messa in circolo di affetti che, a loro volta esprimono adesioni a forme di vita diverse e conflittuali. Tu non puoi usare gli argomenti contro gli affetti, che invece puoi disarticolare. È un processo differente. Ciò nonostante gli affetti non sono irrazionali. Hanno una dinamica propria e devono essere compresi nella loro specificità. In un certo senso, in una società tecnologica come la nostra, chiunque può produrre fake news.

Quando si trattava di settori consolidati della stampa, esistevano vie giudiziarie per reagire e sapere chi era stato a creare la falsa notizia. In un modo o in un altro, un certo livello era preservato, ma, perfino così, non era semplice.

 

Ci sono diverse modalità di costruire le notizie, utilizzate costantemente per gruppi mediatici. Adesso è in corso un processo nel quale questa funzione diventa invisibile: non si sa chi la produce.

 

La campagna elettorale di Bolsonaro sembrava amatoriale, casuale, buttata li. Però con il passare del tempo ci siamo resi conto che non era così. Era organizzata in maniera minuziosa, basta vedere la qualità del materiale che circolava. Tutti i materiali volti ad annullare, denigrare le manifestazioni contro di lui, cominciavano a circolare a una velocità spiazzante,subito o comunque poco dopo la fine degli eventi stessi, ed erano prodotti con accuratezza estrema. Quello che mi domando è chi è il produttore? In quale casa di produzione è stato fatto?

Non si riesce a capire neanche chi è il pubblicitario di Bolsonaro. Sarà che dietro la campagna di Bolsonaro non c’è strategia o che probabilmente questa viene pensata in altri luoghi, spazi che non riusciamo a vedere, definire, immaginare? Non c’è una soluzione a questa cosa. Si sono organizzate reti WhatsApp dove erano connesse 8 mila persone, che si organizzano tra loro e al cui interno proliferano una quantità enorme di immagini di alta qualità pubblicate da professionisti.

 

 

Gli scienziati politici sono soliti analizzare l’attuale crisi politica a partire dalle elezioni del 2014. Ma al contrario qual è la relazione tra il momento che stiamo vivendo ora e le proteste del 2013?

Questo è un avvenimento fondamentale della storia brasiliana. Il processo del 2013 fu una grandissima opportunità che la sinistra non ha saputo leggere. Si trattava di una mobilitazione popolare, che esprimeva con grande forza il malcontento e la frustrazione sociale, vista la mancata promessa di arricchimento.

La sinistra l’avrebbe potuta utilizzare, l’avrebbe potuta attraversare dicendo: «Siamo soffocati da una camicia di forza per riuscire a creare un secondo ciclo di politiche di crescita e redistribuzione della rendita. La gente deve capire questo e lottare contro i limiti politici» e cose di questo tipo. Però questo non è stato fatto. La sinistra ha vissuto con paura quel momento dove a occupare le strade c’erano sia persone disposte a proseguire questo cammino di trasformazione, cercando di superare i limiti che fino a quel momento aveva avuto il governo, sia soggetti reazionari.

 

Qualsiasi manifestazione popolare convoca soggetti emergenti e soggetti reazionari. Se non si è capaci di dar forma e organizzazione all’emergente, i reazionari prendono in mano la situazione. Questo è esattamente ciò che è accaduto.

 

Un classico. Marx stesso evidenziava questo elemento già nel 1848, quando cercò di spiegare e analizzare come la rivoluzione proletaria svanì e si perse, trasformandosi nell’ascesa di Napoleone Terzo.

Le proteste del 2013 mostrano nitidamente immagini, momenti di confronto-scontro del popolo contro il potere. Di fronte alle immagini del popolo che irrompe nel Congresso nazionale e finisce col bruciare il Palacio Itamary, ci sono persone sempre che chiedono ordine.

Cominciarono a chiedere ordine e così arrivò il 2014. Subito dopo le elezioni, scrissi per il giornale “Folha de S. Paulo” che la polarizzazione non sarebbe cessata la settimana successiva ma che si sarebbe inesorabilmente acutizzata. Che era necessario essere preparati a questo scenario. Che non bisognava immaginare che passate le elezioni tutto sarebbe tornato alla normalità.

Dal suo canto, però, il Governo pensò esattamente questa cosa e cercò di creare un modello di conciliazione. Così insieme a tutti i settori, anche conservatori, che facevano parte del governo, indebolì progressivamente il proprio lato, mentre l’altro cresceva vertiginosamente, vista l’assenza di forze contrarie capaci di fronteggiarlo.

 

In una società polarizzata, la prima cosa che bisogna fare è rinforzare il proprio polo, perché l’unica possibilità di sopravvivenza è giocare ad armi pari. Questo non è stato fatto.

 

La sinistra brasiliana è rimasta a imbalsamare il cadavere del lulismo. Ha fatto il minimo, niente di più. Si vocifera che Lula avrebbe avuto il 40% dei voti ed è vero. Se avesse potuto partecipare alla campagna,avrebbe vinto sicuramente.

Proprio per questo motivo è stato arrestato, altrimenti sarebbe stato eletto nuovamente presidente. Questo elemento potrebbe essere spiegato solo attraverso una logica molto razionale della popolazione. Il presente è catastrofico, il futuro assolutamente incerto. Per questo torno al passato, che sicuramente era migliore. Difatti, lo era. Questo possibile scenario, però, non ha niente a che vedere con il potenziale di trasformazione che Lula rappresenta oggi, ma dipende solo dall’attuale situazione di terrore sociale. In quanto dinamica di trasformazione il lulismo è un cadavere, anche qualora tornasse a vincere.

 

João Soares per Deutsche Welle, pubblicato in spagnolo su Lobo Suelto

Traduzione dallo spagnolo Matteo Codelupi per DINAMOpress

Foto: Midia Ninja