PRECARIETÀ

Università, quando la valutazione diventa follia

Mentre si avvicinano le valutazioni dell’ANVUR, dal cuore ferito dell’università pubblica ci è stata inviata una scheda di valutazione sui generis.

Come tutti gli anni, si avvicina il momento, per docenti, ricercatori e dottorandi, di consegnare le schede di valutazione. Come tutti gli anni, si riaccendono le luci del solito circo non-sense targato ANVUR, che sovranamente e ridicolmente decide, allargando o stringendo la borsa, vita e morte di dipartimenti, corsi di laurea, borse di dottorato. In trepidante attesa che qualcosa si muova nel mondo dell’università (e qualcosa che magari non sia la mera rivendicazione corporativa degli scatti stipendiali!), riceviamo e pubblichiamo volentieri questa inconsueta scheda di valutazione, che nello sberleffo ai burocrati del merito e della valutazione, ci ricorda un po’ quel Bartleby che almeno “preferirebbe di no….”

Scheda di valutazione

Docente: Sa, rettore, i miei colleghi protestano perché impiegano il 90% del loro tempo a riempire schede di valutazione, autovalutazione, ecc.

Rettore: capisco, capisco! Ma, in tutta confidenza, vorrei farle una domanda: “Con quel restante 10% del tempo… umh.. cosa ci dovete fare?”

Docente: ma Rettore.. ci sarebbe la ricerca, l’insegnamento

Rettore: già, già, me ne dimenticavo, certo dobbiamo fare anche questo, anche se…..

Docente: Anche se ?

Rettore: Beh, insomma forse al giorno d’oggi non è poi così necessario. Vede collega, tanto il lavoro gli studenti laureati non lo trovano lo stesso, dunque meglio che si preparino a riempire schede, non crede?

Docente: ma come Rettore, i nostri obiettivi formativi e la ricerca per far progredire il Paese?

Rettore: già, già, lei mi complica maledettamente il mio lavoro , sa? Stavo preparando uno schedone dove mettere tutti gli indicatori possibili… un lavoro che mi sta facendo impazzire. Ma mi dica, collega, lei che è un docente di matematica, non avrebbe una formula totale con la quale valutare tutto?

Docente: beh! A portata di mano, no, però potremmo creare un Centro dove elaborare il problema

Rettore: si, ma poi io dovrei fare una ulteriore scheda per valutare l’attività del vostro Centro, non crede?

Docente: già, ci vorrebbe Gödel per risolvere questa questione

Rettore: e chiamiamolo, ci sono i fondi per i professori visitatori

Docente. Umh, umh, sa rettore, Gödel è morto….

Rettore: nessuno me l’ha detto, i miei collaboratori sono sempre distratti, presi dalle schede…ha sofferto molto? Che dice collega, se partecipassi al suo funerale?

Docente. Lasciamo stare e ritorniamo a bomba sulla questione

Rettore: sssst! Non dica questa parola (bomba), sa che l’Isis è dietro la porta pronto a distruggerci?

Docente: ci riesce benissimo la ministra Fedeli anche senza l’Isis.

Rettore: via via collega, non sia pessimista… ecco mi servirebbe una scheda con la quale valutare l’intera persona del docente, dalla sua attività sessuale fino a quella politica

Docente: come? E che c’entra l’attività sessuale e quella politica col nostro lavoro di ricerca

Rettore: su, su, non sia ingenuo, molti fingono di fare attività di ricerca ma spesso sono solo maniaci sessuali o agenti dell’Isis in anonimo

Docente: e lei rettore a quale dei due gruppi appartiene?

Rettore: a nessuno dei due, io mi faccio gli affari miei, partecipo alle cene, conferisco medagliette, firmo pergamene e ogni tanto concedo interviste a riviste femminili

Docente: dunque ha smesso di fare ricerca?

Rettore: eh, no. Sono mesi che cerco una badante per mia madre, una ricerca che mi sta estenuando. A proposito. Lei, professore, non conosce qualche dottorando che sarebbe disposto a fare il badante? Potrei pagarlo con un assegno di ricerca o inserirlo in qualche Prin. Che ne dice?