ITALIA

«Un’informazione contro i desideri dei potenti». Radio Onda d’Urto racconta Radio Gap

Raccontare le giornate di Genova voleva dire, anche se non soprattutto, creare alleanze: è il caso, per esempio, di Radio Gap, il progetto radiofonico che univa diverse emittenti di movimento già esistenti e che ha dato vita a una vera e propria “sorellanza” mediatica

Radio Onda d’Urto nasce negli anni ‘80, attraversa la contestazione di Genova con l’esperienza di Radio Gap (“sorellanza” mediatica fra Radio Blackout, Radio Onda d’Urto, Radio Fujiko, Radio Città 3, Radio K Centrale, Radio Onda Rossa, Radio Ciroma, e Agenzia Amisnet) per arrivare fino a oggi. Oltre trent’anni di informazione indipendente, in cui l’attivismo sembra essere il presupposto per un giornalismo di qualità e attento a quanto accade “dal basso”. Con la redazione dell’emittente bresciana abbiamo ripercorso le tappe e i nodi fondamentali di questa storia, che affonda le sue radici nella tradizione politica dei movimenti per guardare al futuro.

Radio Onda d’Urto esisteva già prima di Genova. In che contesto si era creata?

La Radio nasce a metà degli anni ottanta (1985), dei “terribili anni ottanta”, tanti compagni e tante compagne sono in galera, tante e tanti altri all’estero, ci sono i pentiti e i dissociati, gli scazzi tra compagni/compagne e nelle piazze dilaga l’eroina. A livello nazionale tiene botta il Coordinamento Nazionale Antinucleare e Anticapitalista (ex movimento ’77) che fa della battaglia contro il nucleare e le basi Nato il proprio punto di forza. A livello locale emerge un soggetto giovanile, proletario e studentesco che “chiede spazi”, rivendica “socialità altra”, che si aggrega in quella che sarà la seconda stagione di occupazioni, la prima di massa, dei centri sociali autogestiti.


In questo contesto prende forma Radio Onda d’Urto: i Compagni del Movimento di Brescia decidono di dotarsi di uno strumento di comunicazione “del e per il” Movimento. La storia della Radio è quindi fortemente intrecciata con quella dei movimenti che hanno attraversato la storia recente del paese: il movimento delle occupazioni degli anni ’80, quelli contro la guerra, la Pantera, la nascita del sindacalismo conflittuale degli anni ’90, e poi quello contro la globalizzazione capitalista e per i diritti dei migranti, fino a quelli più recenti contro le nocività, le devastazioni ambientali, le grandi opere e i grandi eventi.

Genova è stata una tappa del percorso. In lunghe assemblee nella redazione di Onda d’Urto si discusse di come raccontare Genova, sapendo che avrebbe richiesto uno sforzo enorme. Nessuno, da solo, avrebbe avuto la capacità di coprire la complessità delle giornate contro il G8.

È lì che nasce Radio Gap…

Abbiamo contribuito a Radio Gap sia nella fase preliminare di messa a punto del progetto così come dal punto di vista politico e da quello tecnico fino alla partecipazione diretta con redattori e redattrici in studio e in strada durante le giornate del G8. Radio Gap – Global Audio Project – fu l’emittente che informò su tutti gli avvenimenti relativi al contro G8 di Genova. Un esperimento ben riuscito di radio comunitaria diffusa via web ed etere.


Radio Onda d’Urto ha messo dentro Radio Gap tutto quello che aveva, competenze “giornalistiche” e tecniche, partecipando con entusiasmo e passione al progetto e sentendosi a tutti gli effetti parte integrante di quel movimento. E’ stato abbastanza naturale per noi voce e megafono dei movimenti collaborare alla realizzazione del media center di Genova. Si aveva l’ambizione e ci si prese il compito di essere voce e megafono del movimento contro la globalizzazione capitalista. Così come è stato naturale farlo insieme alle nostre radio “sorelle”.


Radio Gap fu un progetto innovativo: la trasmissione in streaming permetteva a ciascuna emittente di replicarla in Fm sulle proprie frequenze territoriali. Era qualcosa che non solo non si era mai visto ma utilizzava anche una tecnologia semplice ed economica. L’aggiornamento in tempo reale del sito internet, le riunioni di redazione fatte da 50-60 persone, l’accensione su Genova di una frequenza pirata con la decisione “di essere disobbedienti anche relativamente alla linea rossa dell’informazione” hanno poi dato a Radio Gap un ruolo di primo piano all’interno del Media Center.


Radio Gap è stata intanto molto importante nel raccontare “Le Parole di Genova”: un microfono acceso al Public Forum dove a partire dal 16 luglio si sono tenuti i dibattiti con esperti e attivisti/e arrivati da tutto il mondo. E’ impressionante leggere quanto dichiaravano già all’ora compagne e compagni in tema di accesso e brevetti sui farmaci e profitti delle case farmaceutiche oggi in piena pandemia. Compagne e compagni che ancora oggi sentiamo in Radio, e come loro tante altre e tanti altri.

È un’esperienza che sentite dunque come ancora attuale?

Questo potrebbe essere il legame più forte tra ieri e oggi: la consapevolezza che avevamo visto giusto, il poter dire vent’anni dopo che avevamo ragione, e continuare a “conoscere il mondo per trasformarlo”. Raccontare la quotidianità di quelle giornate permise di comprendere che la situazione non avrebbe avuto precedenti nella storia dei movimenti. Il giovedì, con il corteo dei migranti che fu enorme e festoso, ci si illuse per un attimo di essersi sbagliati. Raccontare “i giorni di Genova” è stato dare conto della ricchezza, della eterogeneità, della potenza e della complessità del movimento dei movimenti che si è ritrovato e che si è battuto nelle strade della città ligure contro il G8.


L’approccio di Radio Gap, che poi Radio onda d’urto ha mantenuto anche come eredità di quell’esperienza, è stato quello di non sposare la linea politica-programmatica o identitaria di una componente o di una soggettività per usarla contro le altre presenti nel Movimento, ma al contrario di provare a essere uno strumento per favorire e stimolare un dibattito ed un confronto, oltre che naturalmente rappresentare anche, in quel contesto, un punto di riferimento informativo alternativo e credibile rispetto a ciò che accadeva durante le mobilitazioni contro il G8 e di disvelare il vero significato della globalizzazione capitalistica in atto.

Per fare ciò, stavate molto vicini ai “fatti”, alla cronaca delle mobilitazioni…

Indubbiamente il racconto dei fatti di strada fu il tratto distintivo di quell’esperienza: la cronaca in diretta degli scontri e delle violenze poliziesche, le testimonianze dei protagonisti, molte delle quali utilizzate anche come prove nei diversi filoni dei processi per il G8, hanno dato a Radio Gap una visibilità inaspettata che andava di pari passo all’emergere di una verità, altra e antagonista, rispetto al racconto che facevano di quelle giornate i media mainstream. E ancora poco si sapeva di Bolzaneto.


La consapevolezza di avere fatto qualcosa di importante si tradusse nel fatto che Radio Gap proseguì la propria esperienza ancora per qualche anno raccontando eventi come il Social Forum di Firenze del novembre 2002, gli scioperi generali e alcune manifestazioni nazionali trovando formule di condivisione di file audio e interviste tramite internet.


A 20 anni di distanza rimane un metodo ed uno stile dell’agire comunicativo e informativo oltre all’aspetto contenutistico, dal basso e dentro il movimento, che durante le giornate di Genova aveva ottenuto uno straordinario riscontro di interesse, comprovato dagli altissimi numeri di ascolto e contatti, dalle centinaia di telefonate in diretta. Negli anni successivi il mettere in rete file audio e interviste è diventato il modus operandi anche di Radio Onda d’Urto: piano piano tutto quello che veniva (e viene) fatto veniva caricato sul sito.

Oggi trovano spazio sullo stesso sito anche le trasmissioni di carattere culturale e musicale. Lo streaming audio è sempre più curato e potenziato. Il sabato pomeriggio la redazione informativa gestisce tre ore di informazione con la possibilità di raccontare con dirette da cortei e manifestazioni cosa succede in Italia e non solo. La collaborazione con le radio sorelle non si è mai di fatto interrotta: utilizziamo alla bisogna file audio realizzati da altri ed è quotidiano lo scambio di numeri di telefono per realizzare interviste.

È ancora possibile fare informazione “di movimento”?

È giusto sottolineare che Indymedia o Imc, Independent Media Center, è un progetto che si è interrotto in Italia ma ancora ben presente in tanti paesi del mondo soprattutto negli Usa , dove è nato nel novembre del 1999 per sostenere le proteste del movimento no-global contro la World Trade Organization a Seattle. Esperienza che abbiamo sostenuto e seguito con interesse con cui abbiamo condiviso gli spazi al media center di Genova.


L’informazione dal basso e indipendente ( controinformazione negli anni 70, inchiesta operaia negli anni 60…) è sempre stata presente dentro i movimenti e non potrebbe essere altrimenti. Ogni epoca ha i suoi strumenti e tecniche per poterlo fare adeguandosi ai tempi e alle tecnologie. Genova da questo punto di vista probabilmente è stato un passaggio significativo. Radio Onda d’Urto fin dal 1994 ha cercato di guardare avanti, sperimentando le potenzialità aperte dalle nuove tecnologie. Siamo stati parte del progetto Ecn, abbiamo poi aperto un nostro sito proprio già nel 1999.

Nel periodo di radio Gap non solo si approfondì, anche nella condivisione del media center, il rapporto con Indymedia (soggetti sempre indipendenti l’un l’altro ma in stretta collaborazione) ma anche con esperienze come Makaja. Già dal 2001 si pubblicavano sul sito i file di alcune interviste, una sorta di podcast ante litterem, e dal maggio dello stesso anno abbiamo iniziato a trasmettere attraverso la rete, lo streaming radio. Indymedia, così come altre intuizioni di movimento nell’uso e sviluppo del web prima della sua esplosione di massa, è stata studiata e in parte copiata dalle piattaforme commerciali. La comunicazione diretta senza mediazione “il newswire”, così come l’uso di immagini libere senza copyright sono stati poi mutuati da MySpace, Fotolog e Facebook, e sono parte del successo di queste piattaforme.

Se radio e carta stampata hanno saputo, negli anni, trasformarsi e creare nicchie di alternative dentro le logiche del capitalismo, con tristezza pare che che lo stesso non è accaduto con il mondo della rete: la logica del media commerciale è diventata egemone, e i recenti tentativi di sperimentazione di social alternativi non hanno sfondato. Probabilmente la velocità di trasformazione del web ha reso più difficile la determinazione di spazi di resistenza che i tempi, più lunghi, di radio e stampa permettono di perimetrare.

Come essere mediattivisti al tempo dei social?

Non va dimenticato che con Indymedia sono nati percorsi come quello di Autistici/Inventati (e affini) che non solo esistono ancora ma che permettono di avere mail e mailing sicuri e spazi per blog e siti di movimento. Ciò che invece deve restare un tratto comune indipendentemente dalle diverse fasi storiche e dal linguaggio che si sceglie è la rigorosa ricerca della verità, la correttezza delle informazioni, la certezza delle fonti. Siamo giornalisti prima ancora che mediattivisti quando entriamo a far parte della Redazione di Radio Onda d’Urto.

Allo stesso tempo essere mediattivisti in una Radio significa decidere di proporre fonti e punti di vista il più possibili alternativi a quelli dei poteri politici-economici dominanti, valorizzare ed amplificare lotte e istanze sociali mistificate o ignorate dai media mainstream, garantire un luogo pubblico di confronto e discussione per i movimenti, provare a fornire “la cassetta degli attrezzi” per la comprensione e l’analisi critica dello stato di cose esistente per agire la sua trasformazione.

Ma anche, quando si decide di dare spazio a “voci mainstream”, non accettare le logiche del mercato dell’informazione e quindi non discutere le domande con uffici stampa o intervistati, e cercando di fare quelle domande che i media ufficiali non fanno perché scomode e non in linea con i desideri dei potenti. Il nostro proposito è offrire una narrazione altra e stimolare un nuovo immaginario anche a livello culturale e musicale. Durante il lockdown della scorsa primavera, inoltre, abbiamo realizzato in collaborazione con alcune radio del circuito delle assemblee pubbliche aperte gestite a rotazione sul tema della pandemia e della salute.

Tutte le immagini di Luca Rosini