Tre leggi per uno spazio di libertà

Facciamo nostre le proposte di legge d”iniziativa popolare in tema di carcere, tortura e droghe.

Abbiamo bisogno di aprire uno spazio pubblico di azione e dibattito intorno ai temi del carcere e della giustizia; abbiamo bisogno di farlo fuori dalle emergenze e dalle contingenze di fatti eclatanti (arresti,condanne, omicidi , torture, suicidi) perché la questione non è più rimandabile e riguarda la vita di tutte e tutti.

Partire da queste certezze è sano, utile, coraggioso e non lascia spazio alle incertezze

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Non serve ricordare qui la situazione carceraria italiana, è stato già fatto e si continuerà a fare. Quello che ci interessa oggi è capire quali strumenti possiamo usare per produrre una discontinuità rispetto alla barbarie rappresentata in questo paese dalle carceri, dai Cie e dalle leggi che ogni giorno rinchiudono e macinano esistenze.

L’istituzione di leggi liberticide, due su tutte, la Fini-Giovanardi sulle droghe e la Bossi-Fini sui migranti, ha allargato sempre di più gli strati della società che rischiano di entrare nel circuito della pena, di fatto una “carcerizzazione” senza precedenti sui corpi e sulle vite di tutti e tutte. Il carcere come discarica sociale si è più volte detto, ma aggiungiamo di più: il carcere come risposta sociale nella crisi, come dislocazione territoriale della guerra ad una parte di società nei confronti della quale non c’è rieducazione o riabilitazione sociale possibile ma solo punizione e tortura agita con celle, isolamento, sovraffollamento, alimentazione scadente, carcerazione preventiva e impunità dei controllori. Insomma, la prima linea della guerra ai poveri.

Guardando lo scenario dalla nostra posizione, cioè quella di chi odia il carcere e non vuole vivere in un sistema dove il continuo ricatto sulla propria libertà individuale regola le relazioni tra esseri umani, tutto ciò è difficilmente riformabile.

I nostri slogan comuni gridati fuori e dentro le mura delle carceri e dei Cie non hanno scalfito la macchina repressiva, che anzi in questi anni ha raggiunto livelli di brutalità talmente elevati che persino l’Unione Europea è stata costretta ad intervenire sullo stato della giustizia italiana, minacciando sanzioni milionarie (come se questo di per sé migliorasse la situazione). La lista degli omicidi insieme a quella dei suicidi e delle torture cresce di giorno in giorno (chiaramente di quelle che arrivano alle orecchie e agli occhi del mondo esterno).

Fermare questa spirale richiede innanzitutto uno spazio dove alla denuncia si affianchi la proposta; una proposta capace di delineare uno scenario possibile nell’orizzonte dell’amnistia generalizzata.

Per farlo cogliamo l’occasione, e facciamo nostro l’appello, della campagna lanciata sul sito www.3leggi.it.

Una campagna intorno a tre proposte di legge di iniziativa popolare con cui riprendere l’azione politica e sociale sui temi della libertà e del garantismo. Tra i firmatari troviamo le realtà più varie: Arci, Ass. Federico Aldrovandi, Antigone, Cgil, Medici Contro la tortura, Unione Camere Penali italiane, Cnca e molti altri. Questa eterogeneità la vogliamo leggere come il segno che le cose che diciamo ormai sono parte di un discorso urgente e pubblico e non patrimonio esclusivo di qualcuno o di qualche compagine.

Le proposte di legge sono:

– Introduzione del reato di tortura nel codice penale. In Italia manca il crimine di tortura nonostante vi sia un obbligo internazionale in tal senso. Il testo prescelto è quello codificato nella Convenzione delle Nazioni Unite. La proibizione legale della tortura qualifica un sistema politico come democratico.

– Per la legalità e il rispetto della Costituzione nelle carceri. La legge vuole intervenire in materia di diritti dei detenuti e di riduzione dell’affollamento penitenziario, rafforzando il concetto di misura cautelare intramuraria come extrema ratio, proponendo modifiche alla legge Cirielli sulla recidiva, imponendo l’introduzione di una sorta di “numero chiuso” sugli ingressi in carcere, affinché nessuno vi entri qualora non ci sia posto. Insieme alla richiesta di istituzione di un Garante nazionale per i diritti dei detenuti, viene anche proposta l’abrogazione del reato di clandestinità previsto dalla legge Bossi-Fini.

– Depenalizzazione delle droghe leggere, abrogazione del reato di consumo, libertà di coltivare la cannabis per uso personale e a scopo terapeutico, abrogazione del reato di spaccio per il passaggio di modiche quantità

Tre proposte utili se agite nell’attuale situazione politica con lo spirito che ci ha portato a vincere i referendum sull’acqua e sul nucleare, proprio lì dove vinse l’idea che oltre all’efficacia delle firme o della forma referendaria l’importanza stava anche nel metodo e nel come costruivamo discorso e rete intorno a obiettivi condivisi.

Dobbiamo trovare un punto di attacco capace di aprire contraddizioni nelle aule di tribunale, negli studi degli avvocati, nelle carceri, nelle scuole,nelle strade e nelle piazze. Creare partecipazione e rompere l’isolamento imposto da muri e celle attraverso una serie di rivendicazioni non solo giuste ma urgenti.

Per questo vogliamo raccogliere le firme e sfidare l’intero arco parlamentare, a partire da chi si propone in discontinuità con il vecchio sistema politico, per vincere questa battaglia garantista e insieme consolidare nuove reti di lotta che, oltre a questa campagna, si battano per un mondo dove il carcere non sia che un ricordo.