ROMA

Taxiwriter 22. Mirko, the goodness maker

Tra una corsa e l’altra alla guida del suo mezzo, Andrea Panzironi riflette, discute e osserva gli angoli di città in cui la storia ha lasciato delle tracce. Ventiduesimo racconto per dinamopress

Piazza Re di Roma sembra un orologio. Un tondo perfetto. Arrivo da ore sei per fare mezzo giro e poi uscirne da ore dodici, direbbe qualche appassionato di cose militari. In assenza completa di traffico le “lancette” scorrono veloci, in dieci secondi sono dalla parte opposta e lo sguardo arriva senza ostacoli alle mura di piazzale Appio. Mentre dietro di me dallo specchietto vedo distintamente fino a piazzale dell’Alberone. Potenza del lockdown, pulizia dell’aria e pulizia delle prospettive senza ostacoli visivi.

 

Ma all’improvviso un passante, forse l’unico direi, si volta e mi fa un gesto. Stento a fermarmi, disabituato ormai alle richieste dei clienti.

 

Comunque accosto. Lui si avvicina e sale. Indossa una mascherina particolare, come quelle antigas disegnate sui volti di un eroe di cartoni animati futuristici, dove una guerra nucleare devasta il mondo così com’é e pochi sopravvissuti si aggirano per le strade deserte.
Mi chiede di essere portato in un ospedale. Ha un appuntamento con un medico, mi dice. Non nascondo la mia inquietudine, un po’ per la maschera che indossa, molto per il periodo “particolare” che stiamo vivendo. Istintivamente alzo un po’ le spalle, abbasso i finestrini, faccio circolare aria nell’abitacolo, cerco di sistemarmi meglio la mascherina di tela che indosso. Mi sembra così inutile e inefficace in confronto alla sua.

 

Lui coglie il mio disagio e sorride, almeno intuisco che lo faccia, e mi rassicura. «Tranquillo, sto bene», mi dice.

 

«Questo è un prototipo che fabbrico io», aggiunge, « lo sto portando in visione a dei medici che me lo hanno richiesto», conclude. La cosa mi incuriosisce e chiedo come e perché le fabbrichi proprio lui. Si presenta, si chiama Mirko e mi dice che è un appassionato di stampanti 3d, ne ha cinque. Sostanzialmente è un “maker” un inventore nell’epoca 2.0. E pure qualcosa in più, penso, ammirando da sempre questi novelli “Archimede” che con le stampanti 3d creano di tutto, anche miracoli, forse. Da quando è scoppiata questa emergenza di Covid-19 Mirko si è dato da fare per aiutare chi è in prima linea nel contrastare il virus. Ha iniziato a progettare e produrre modelli di mascherine specifiche per gli operatori sanitari. Ha messo i progetti in rete gratuitamente per chiunque sia in grado di stampare in 3d e lui stesso, sempre gratuitamente, ne produce per tutti gli operatori sanitari che ne abbiano bisogno. Ecco un benefattore di questi giorni, penso.

 

 

 

 

 

Un uomo che mette a disposizione il suo saper fare per chi ne abbia realmente bisogno. E resto allibito dalla notizia che Mirko mi dà.

 

Spesso gli operatori sanitari ospedalieri, medici e infermieri, non vengono riforniti di questi dispositivi avanzati, anzi si devono arrangiare personalmente. Mi fa diversi esempi di persone che lo hanno contattato da strutture sanitarie pubbliche le quali non sono in grado di assistere adeguatamente i loro operatori. Gli scandali, perché così li definisco, sono all’ordine del giorno in questo paese, e questa emergenza non fa che acuirli. Lottare contro il mostro a mani nude, così spesso vengono lasciati le donne e gli uomini in prima linea.
Mentre proseguiamo verso la destinazione richiesta, Mirko mi illustra tecnicamente e con dovizia di particolari il funzionamento di queste maschere, che hanno filtri intercambiabili e di diversi materiali, a seconda delle esigenze. Mirko ha adattato anche delle maschere “Total face” che servono soprattutto per i pazienti, nonché ad alcuni operatori nelle terapie intensive, modificando gli innesti per i respiratori. Sono maschere derivate da quelle destinate a scopo ben più “leggeri” e per il divertimento come quelle da snorkeling, che qui hanno uno scopo ben più importante e certamente poco divertente.

 

Mirko progetta e adatta nuove valvole funzionali all’innesto dei respiratori. Penso a quante vite vengono salvate e quante altre vengono salvaguardate nella loro missione di cura dei malati.

 

Mirko nonostante la maschera che gli copre la bocca sa esprimere pienamente la sua umanità, ha occhi sottili ed espressivi, una voce vissuta, roca eppure chiara, capace di catturare l’attenzione del suo interlocutore. Ha una umanità profonda, una vita forse segnata da eventi e vicende che lo hanno messo a dura prova. Lo intuisco da alcune sfumature del tono di voce, dall’uso pensato delle parole, perché dietro ogni parola ci sono fatti, persone, destini. Spesso la differenza la fa il linguaggio. C’è chi lo usa per farsi bello agli occhi altrui, magari comunicando dagli scranni del governo, e chi invece, come Mirko seduto dietro di me, uno che “fa” sapendolo fare, lo sa usare per esserlo veramente. Penso che la sua intenzione, la sua solidarietà concreta, costituita dai fatti e non dalle solite, retoriche chiacchiere del “ volemose bene” sempre e comunque, ma al momento del bisogno chi s’ è visto s’è visto, sia una delle poche vie percorribili per poterci salvare.

 

Siamo arrivati, accosto. Mirko mi allunga il gomito, “sgomito” a mia volta, attenendoci alle direttive dei nuovi comportamenti.

 

Mi saluta sorridendo con gli occhi. Lo vedo entrare e penso che i sogni, diversamente da come avrei pensato fino ad oggi, sono spesso fatti di concretezza, costruiti giorno per giorno. Prototipo dopo prototipo. Le istituzioni dovrebbero tenerselo stretto uno così, finanziare i suoi progetti, in buona sostanza dare credito ai “ makers” , perché solo facendo ci si salva. Il resto è retorica da salotto, o peggio, da speculatori dell’altrui dolore.

ps. alcuni link dove è possibile trovare notizie più approfondite su Mirko e la sua “arte”:

http://www.3dfxlab.it/covid19/

https://www.facebook.com/destructionfactory24

https://www.instagram.com/3dfxlab/

 

Illustrazione di copertina dell’artista Marisa Dipasquale