ITALIA

Scene di ordinaria repressione a Napoli

In pieno centro a Napoli, un controllo di polizia si tramuta nell’arresto di tre attivisti del Centro Sociale Mezzocannone. Un episodio grave che segna un inasprimento del controllo del territorio e il tentativo di normalizzare la forme della socialità nella città

È successo in Piazza Bellini a Napoli, un ordinario controllo delle forze dell’ordine si è tramutato nell’arresto di tre ragazzi, Pietro, Diego e Fabiano, attivisti del Centro Sociale Mezzocannone. Trattenuti per ore nella caserma Raniero e successivamente trasferiti nel carcere di Poggioreale, attualmente sono in attesa che il giudice fissi l’udienza per la convalida dell’arresto.

I fatti sono tanto banali quanto inquietanti: un gruppo di una decina di persone stava normalmente bevendo birre nella piazza nel centro di Napoli quando due volanti della polizia si sono avvicinate chiedendo di identificare i presenti.

Durante tutto l’episodio non è mai stato chiarito il motivo dell’identificazione laddove, secondo molte testimonianze, le persone oggetto del controllo stavano rispettando le distanze e avevano le mascherine.

Secondo Monica del Centro Sociale Mezzocannone presente domenica sera «appena i ragazzi hanno iniziato a chiedere spiegazioni sul perché dell’identificazione, gli agenti hanno iniziato ad alzare la voce chiamando i rinforzi. In breve tempo 6 volanti ci hanno circondato. Solo una persona era senza documento, mentre gli altri due avevano mostrato i documenti di identità agli agenti».

A quel punto è iniziato un parapiglia che ha provocato l’arresto anche dei due altri ragazzi mentre nella piazza si è radunata una folla per protestare contro le modalità l’azione delle forze di polizia e dei militari.

 

 

In una nota diffusa dalla questura si parla di una gestione “equilibrata” da parte delle forze dell’ordine che hanno denunciato danneggiamenti ai veicoli e lesioni. In realtà, diversi video diffusi in queste ore sui social testimoniano che l’esecuzione del fermo è stata brutale, e non solo per lo spropositato dispiegamento di forze. Secondo alcune testimonianze, a uno degli arrestati durante il fermo è stato messo un braccio intorno al collo, una ragazza è stato colpita da un pugno in pancia da un poliziotto in borghese, mentre a un’altra è stato intimato di allontanarsi con un manganello puntato alla gola.

L’episodio si inserisce in una situazione che vede un inasprimento delle forme di controllo del territorio nella città di Napoli. Secondo Monica, «da un parte ci sono gli effetti del periodo Covid. La repressione è aumentata tantissimo, con un aumento degli abusi di potere. In un contesto di incertezza delle disposizioni normative, ci sono stati nella città di Napoli molti comportamenti arbitrari da parte delle forze dell’ordine durante il lockdown». «Dall’altra parte» continua Monica, «diverse fazioni politiche in città vorrebbero rendere Napoli come le altre città d’Italia in nome del decoro. Le piazze a Napoli sono da sempre piene di persone e manifestazioni. Negli ultimi tempo su alcuni giornali è iniziata una campagna contro la movida che punta a una normalizzazione del centro storico, abitualmente attraversato da giovani e studenti universitari».

Alle 19 e 30 di oggi, lunedì 15, è stato lanciato un’iniziativa pubblica a Piazza Bellini, per ricostruire la verità sui fatti e per chiedere l’immediata liberazione degli arrestati.