ITALIA

Sanremo, Eni nasconde la crisi climatica sotto il tappeto verde

La multinazionale del fossile è il principale sponsor del Festival e per l’occasione ha fatto sotituire il red carpet con un’alternativa green, ma la sua responsabilità in merito alla crisi climatica è ineludibile

Se non ci fosse in ballo una questione così seria come l’emergenza climatica che genera tragedie e disastri in tutto il mondo, la notizia sarebbe lo spunto per una risata. Lo scenario infatti è così oscillante tra il paradossale e il grottesco che potrebbe rientrare di un romanzo di Stefano Benni. Il red carpet di Sanremo, luogo principale di incontro tra le star della canzone italiana e gli affettuosi fan che aspettano fuori del teatro Ariston, quest’anno sarà un green carpet, con una combinazione di dubbio gusto estetico tra una una parte in tessuto sintetico e alcuni metri quadri in zolle di terra erbosa.

La ragione della scelta però non è estetica ma dovuta alle sponsorizzazioni: quest’anno lo sponsor principale della rassegna è Plenitude, il nuovo nome di Eni Gas e Luce, cioè il ramo dell’azienda di San Donato Milanese che si occupa di distribuzione energetica e di gas e mobilità elettrica.

Plenitude in tal modo vuole sfoggiare il suo essere una azienda green e sostenibile, davanti ai milioni di italiane e italiani che guarderanno il Festival e il suo contorno di eventi e sfilate.

Peccato che la stessa Eni sia il soggetto (semi)privato maggior produttore di gas climalteranti d’Italia, il dodicesimo al mondo, che ha un piano di sviluppo ancora totalmente incentrato sui combustibili fossili, in particolar modo il gas ma anche il petrolio, e che è stata l’unica azienda del fossile in Italia a essere multata dall’antitrust per pubblicità ingannevole. Eni, ha dimostrato ReCommon, influenza la politica anche estera grazie a suoi dipendenti in Farnesina, mentre ha al proprio servizio navi e mezzi del ministero della Difesa inviate a proteggere le sue esplorazioni di combustibili fossili in tutto il mondo, come ha raccontato Greenpeace.

Infine, l’azienda basa la sua strategia di decarbonizzazione su piani di compensazione tramite l’acquisizione di foreste in Africa: una strategia alquanto problematica che è stato dimostrato essere irrilevante rispetto alla questione climatica. Non esattamente quindi una azienda rinomata in quanto verde e sostenibile.

La tradizionale rassegna canora nella riviera ligure catalizzerà per una settimana l’attenzione dei media, occuperà in modo esorbitante lo spazio nelle televisioni, polarizzerà la discussione su ogni social network.

Ovviamente sponsorizzare un evento di tale portata rappresenta un piatto ghiotto per qualunque azienda, per la visibilità che questo permette. Altrettanto vero è che il greenwashing, ossia lo sforzo delle aziende del fossile per dipingersi verdi è sempre più strutturale visto che agli occhi dell’opinione pubblica esse hanno perso progressivamente di credibilità in una fase storica come quella attuale in cui le cause dell’emergenza climatica sono manifeste a chiunque.

Da questo punto di vista, l’aggressività con cui Eni si raffigura verde mentre è una azienda fossile estremamente inquinante, è tutt’altro che una prova di forza.

Se hai bisogno di investire una quantità di soldi e di tempo ingenti per imporre un green carpet a Sanremo – vogliamo sperare che la direzione del Festival abbia opposto qualche resistenza, almeno all’inizio, alla proposta – vuol dire che hai paura di come sei rappresentata e percepita nel paese.

Come ben sanno ai piani alti della azienda a sei zampe, è in corso una Iniziativa Cittadini Europei per chiedere la messa a bando in tutta Europa della pubblicità dei combustibili fossili, come accadde a suo tempo con quella del tabacco. Il percorso è lungo ma se si ottenesse il risultato sarebbe un gran passo avanti che permetterebbe di avere una base legislativa per contrastare l’operato delle aziende fossili e la cecità con cui rifiutano qualunque percorso di reale transizione ecologica.

Il movimento ecologista ha iniziato a farsi sentire con l’hashtag #Sanreni, e promette di dare battaglia contro la multinazionale proprio sui social, che sono un campo di discussione centrale a Sanremo. Chissà se si farà sentire anche quale cantante, non solo con il brano in gara.

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