ROMA

Roma, un piano straordinario per l’abitare. Domani corteo di protesta

I movimenti per il diritto alla casa lanciano un corteo che partirà giovedì 14 aprile alle ore 16 dall’assessorato Casa del Comune, per ribadire l’amministrazione capitolina deve impegnarsi non solo a parole ma in maniera concreta e fattuale

A Roma la cosiddetta emergenza abitativa dura da decenni: i dati del 2020 parlano di un bisogno che riguarda 200mila persone e la situazione pandemica di certo non ha favorito la decrescita dei numeri.

L’amministrazione mette letteralmente alla porta donne, uomini e bambinə senza immaginare soluzioni alternative. Per questo un corteo partirà giovedì 14 aprile alle ore 16 dall’assessorato Casa del Comune di Roma alla Regione Lazio, per ottenere «un piano straordinario, un’attenta gestione del patrimonio pubblico e una moratoria immediata di sfratti, sgomberi e pignoramenti» (come riporta il comunicato che lancia la mobilitazione).

Ormai è terminato da qualche mese il blocco degli sfratti (premura messa in atto durante la pandemia e non sempre rispettata) e a bussare alla porta di casa potrebbero presentarsi le forze dell’ordine per intimarti di prendere le tue cose e lasciare l’abitazione.

Peccato non averne una seconda in queste situazioni dove potersi recare, peccato che lo stato non garantisca un alloggio sostitutivo e calmierato rispetto al reddito di ciascunə e peccato che spesso proprio gli stabili che rientrano nei piani di zona sono quelli da cui si viene cacciati.

(da archivio)

La situazione era già problematica in tempi prepandemici e, a oggi, le istituzioni sembrano rispondere “a passo di gambero”, senza trovare nuove risposte al problema e mettendo in discussione quelle già decise come è stato per Casal de Merode. Inoltre la lunga lista di sgomberi delle occupazioni abitative che vede Metropoliz (candidata come patrimonio immateriale dell’Unesco) in pole position ha intenzione di essere applicata a partire da quest’estate.

Dove saranno ricollocate le 200 persone, di cui la maggior parte minori, che vivono questo luogo? Sommate a quelle che seguono nell’elenco stilato, a quelle che vivono nel terrore di uno sfratto ogni giorno e alle famiglie dell’ex occupazione abitativa Caravaggio (che credevano di aver trovato finalmente una casa, a cui invece è stato annunciato un ulteriore trasloco a breve)…

Diversi sono stati i presidi, i cortei, le richieste di confronto con l’amministrazione comunale e regionale da parte dei diretti interessati e di chi si spende per garantire il diritto all’abitare come comitati, collettivi e sindacati. Le istituzioni si sono sempre dichiarate disponibili al dialogo, ma è arrivato il momento di dare seguito alle parole e agire per mettere in pratica soluzioni concrete e condivise.

Invece, pare emergere una strategia che propone «una narrazione tossica, offensiva e lesiva della dignità di chi abita in quei luoghi, nonché delle persone coinvolte che con grande leggerezza vengono tacciate di essere affiliate ai clan [malavitosi, ndr], senza tenere conto delle ripercussioni sulle loro vite, né della gravità della crisi abitativa che affligge questa città», riportano sempre i movimenti per il diritto all’abitare nel loro comunicato e continuano: «L’idea di dialogare con chi vive e abita questi quartieri è sostituita dall’uso mediatico della criminalità e del ripristino della legalità, additando tutti e tutte come potenziali banditi, imbroglioni e traffichini», come hanno riportato le notizie degli ultimi giorni nei quartieri di San Basilio e Tor Bella Monaca.

Per avviare il processo che permetta ai 60mila nuclei familiari stimati dal movimento come i più urgenti, ma non totali, di far fronte alla necessità di una casa si valuta una spesa iniziale di 500 milioni di euro, la stessa cifra destinata dal Pnrr allo sviluppo turistico di Roma.

Gli alloggi vuoti disponibili non mancano alla città, oltre ai processi di riqualificazione di edifici dismessi già avviati negli anni da molte occupazioni abitative, che propongono una soluzione alternativa basata su progetti di pianificazione condivisa e sostenibili, ciò che pare mancare all’appello è la volontà politica delle istituzioni. Concludono infatti i movimenti per il diritto all’abitare: «Deve cambiare l’idea di città, del suo consumo e di come vada abitata e vissuta. Pretendiamo un ascolto che non sia manieristico, ma autentico e conseguente nei fatti».

Immagine di copertina dalla pagina Facebook di Blocchi Precari Metropolitani