ROMA
Roma: migliaia in piazza contro frontiere, razzismo e sfruttamento
Almeno 10mila persone hanno sfilato nella capitale contro le politiche del governo, per rispondere al clima di razzismo che viene fomentato in Italia.
• 21 ottobre 2017, Roma: Nessuna persona è illegale!
«Insieme, italiani e migranti, costruiremo un Paese migliore. Chi lotta oggi, combatte per i diritti di tutti. Rifiutiamo differenze basate sul colore della pelle o sul luogo di nascita», grida Abou dal camion dello spezzone Nessuna persona è illegale. Vive in Italia da dieci anni e oggi è sceso in piazza a Roma per dire la sua, insieme a migliaia di persone. Almeno 10mila corpi hanno attraversato un pezzo di città, partendo da piazza della Repubblica, sfilando in piazza dei Cinquecento e poi su via Cavour, passando da via Labicana e finendo in piazza Vittorio, «piazza simbolo della Roma meticcia».
Il corteo era stato lanciato dall’Arci, con l’adesione di numerose realtà della sinistra e del mondo dell’associazionismo migrante. Nel cuore del corteo si è posizionato lo spezzone indipendente Nessuna persona è illegale, organizzato da una rete di centri sociali, realtà solidali e di base, collettivi studenteschi. Uno spezzone realmente meticcio – anche grazie alla numerosa partecipazione di migranti e attivisti delle città di Bologna, Rimini, Genova e Imperia –, colorato, festoso e pieno dell’energia di migliaia di giovani di diversi colori. Un pezzo di corteo che agitava simbolicamente centinaia di coperte termiche (richiamo dell’omonimo spezzone sceso in piazza il 20 maggio scorso a Milano) per denunciare la strage in corso nel Mediterraneo e oltre, in quei centri di detenzione, tortura e stupro che i militari libici stanno costruendo con miliardi di euro stanziati dal governo italiano.
Tanti gli slogan contro il ministro Minniti, le sue politiche razziste e mortifere e i suoi provvedimenti liberticidi. «Ministro Minniti, sulla guerra tra poveri che vorresti farci combattere, abbiamo già deciso: diserzione!», grida un ragazzo dal camion. Tanti interventi hanno poi denunciato l’operato di sindaco e prefetto sullo sgombero del palazzo di piazza Indipendenza e sull’abbandono a se stessi di centinaia di poveri, costretti a vivere senza luce e acqua in diversi insediamenti informali nelle periferie della città.
Il corteo di oggi è stata una prima risposta a un’estate segnata da un sostanziale accordo tra tutti i principali partiti politici sulla criminalizzazione di chi salvava vite in mare e sulla scelta di spostare oltre le spiagge libiche il luogo di sofferenza e morte di centinaia di migliaia di persone in fuga da povertà e guerra. Un segnale di opposizione importante, necessario, ma sicuramente non sufficiente. Ci sarà da scendere ancora in piazza e da rilanciare la lotta contro frontiere, razzismo e sfruttamento nei luoghi di lavoro, nei posti di esclusione e marginalizzazione, sui social, sugli autobus. Il contesto è difficile, ma proprio per questo lottare, tutti insieme, è quanto mai necessario.