PRECARIETÀ

Ricercatori precari e DIS-COLL: si protesta!

La continuità delle politiche del Governo Renzi sul tema Università e Ricerca con i governi precedenti (alla faccia del grande rottamatore) non si estende unicamente alla drastica riduzione dei finanziamenti e al blocco del reclutamento, all’introduzione di criteri di valutazione dettati dall’alto e alla precarizzazione di massa del lavoro di ricerca all’interno degli Atenei.

A questi elementi, sui quali in modo molto preoccupante si baserà la cosiddetta “Buona Università”, si aggiunge l’assenza di qualunque forma di ammortizzatori sociali nel momento in cui i contratti precari che regolano le attività di ricerca, assegni di ricerca e borse di dottorato in primis, volgono al termine. Infatti, nonostante la retorica di Renzi nell’affermare la centralità nelle attività di governo della lotta alla disoccupazione e all’impoverimento giovanile, chi si trova in stato di disoccupazione in seguito a contratti precari stipulati all’interno degli atenei, non riceverà nessuna indennità.

La riforma degli ammortizzatori sociali introdotta con il Jobs Act, che avrebbe dovuto “dare diritti a chi non ne aveva mai avuti, ponendo fine alla vergognosa esclusione dei parasubordinati dalle misure di sostegno al reddito” (Renzi dixit), non introduce nessuna novità per quanto riguarda gli assegnisti di ricerca ed i beneficiari di borse di dottorato e di specializzazione medica: esclusi prima, esclusi ora. Le misure del Jobs Act applicate alla lettera individuano come beneficiari della cosiddetta DIS-COLL solo i collaboratori coordinati e continuativi o a progetto escludendo le figure precarie universitarie e un’interpretazione estensiva dell’INPS di tale norma non sembra essere all’orizzonte. E tutto questo nonostante le aliquote previdenziali versate alla Gestione Separata dell’INPS da parte di tutti i parasubordinati (collaboratori e non) coincidano. Si verrebbe quindi, di nuovo, a creare un’ulteriore discriminazione all’interno del già penalizzato universo dei parasubordinati, i soggetti più esposti a rischio disoccupazione ed economicamente più vulnerabili. In questo contesto, è doveroso ricordare che la DIS-COLL è tuttavia una misura iniqua rispetto alla NASPI che riguarda i lavoratori dipendenti. La durata massima della DIS-COLL è infatti pari a un quarto della durata della NASPI (6 mesi contro 2 anni!) e dati gli importi tendenzialmente minori guadagnati dai parasubordinati è facile prevedere che anche l’importo della DIS-COLL sarà decisamente inferiore. Inoltre al termine della DIS-COLL i parasubordinati non beneficieranno di ulteriori sei mesi di assegno (ASDI) come invece succederà nel caso dei lavoratori dipendenti se ancora disosoccupati.

E tutto questo avviene mentre è alle porte un’espulsione di massa dei ricercatori precari dalle Università, per effetto del definanziamento storico, del blocco del reclutamento e dei limiti temporali ai contratti precari introdotti dalla Legge Gelmini. Oltre al danno quindi, la beffa! Anni trascorsi a tenere in piedi il sistema universitario, intermitteza di reddito, lavoro gratuito…per alla fine essere espulsi dal sistema senza neanche le briciole degli ammortizzatori sociali! E perché? Perché il nostro lavoro non viene riconosciuto come tale, anzi siamo dei privilegiati che vogliamo fare il lavoro che ci piace…

Per rispondere a questa ennesima misura iniqua del Governo rivendicando l’accesso alle misure di sostegno al reddito per i precari della ricerca, per vedere riconosciuto il nostro lavoro, per informare i nostri colleghi e cominciare ad avere una presa di parola pubblica sull’Università anche in vista della “Buona Università” invitiamo tutte le figure che attraversano l’Università, dagli studenti ai ricercatori precari ai docenti strutturati, a partecipare ai presidi sotto le sedi dell’INPS indetti per questo venerdì 24 Aprile:

– a Roma, ore 9.30 sotto la sede centrale dell’INPS all’Eur

– a Padova, ore 10.30 Piazza Insurrezione