ROMA

Pietralata, dove il calcio ha un profumo diverso. La storia dei Liberi Nantes

Sul campo che fino al 1995 ospitava l’Albarossa, squadra della sezione locale del Pci, dal 2007 giocano migranti e rifugiati. Per la prima volta quest’anno disputano un campionato ufficiale, grazie a un ricorso presentato dopo il primo Decreto sicurezza

Roma est. Partendo da Termini, Pietralata è la settima fermata della metro B. Le scale mobili gradualmente svelano ciò che si staglia dalla porta della stazione: un complesso di pochi centri commerciali e qualche sala slot. Poca gente in giro se non si sa dove cercare.

Basta camminare per cinque minuti tra i palazzi della borgata nata durante il Ventennio e raccontata nei romanzi di Pier Paolo Pasolini. I complessi edilizi lo nascondono, eppure il campo sportivo XXV Aprile ha molto da mostrare. In un periodo in cui il razzismo dilaga nelle strade e negli stadi, a Pietralata si respira un calcio diverso. Qui, infatti, si allenano e giocano i Liberi Nantes: una squadra di calcio interamente formata da richiedenti asilo e rifugiati politici, nata nel 2007.

Chi ne fa parte, oggi, calpesta la stessa terra battuta che fino al 1995 ha ospitato l’Albarossa, squadra di calcio popolare del quartiere e costola militante della sezione locale del PCI. «Eravamo nove amici che frequentavano lo stadio, ma non ci piaceva il clima sugli spalti. Man mano che i flussi migratori verso l’Italia diventavano più intensi e frequenti, sui gradoni si cominciavano a sentire ululati e insulti razzisti», spiega Alberto Urbinati, presidente dell’Associazione Liberi Nantes.

Maglione e giacca a collo alto, non siede dietro la scrivania. In piedi a braccia conserte, tra una battuta e un aiuto agli altri volontari dell’associazione, racconta questa realtà. Come compagni di stanza un poster di Nelson Mandela e alcune locandine dei Mondiali Antirazzisti oltre ai trofei, tra cui le diverse “Coppe disciplina” vinte dai Liberi Nantes. «L’idea è stata molto semplice. Ci siamo chiesti: cosa ci va di fare? Ci piace giocare a pallone, quindi facciamo giocare a calcio i ragazzi che arrivano». Hanno contattato diversi centri di accoglienza e tramite passaparola la squadra ha iniziato a prendere forma.

Inizia così l’epopea sportiva dei Liberi Nantes: dopo più di dieci anni di esclusione dalle competizioni ufficiali, il 20 ottobre 2019 la squadra ha disputato la sua prima partita del campionato di Terza Categoria. L’impossibilità di iscrizione alla Lega Nazionale Dilettanti era fino a quel momento dovuta alle difficoltà burocratiche legate alla residenza anagrafica dei giocatori. Molti di questi vivevano e vivono tutt’ora nei centri di accoglienza, non considerati dalla Federcalcio indirizzi validi ai fini dell’iscrizione a campionati ufficiali.

Ma, ironia della sorte, a venire in soccorso dei Naviganti è stato il Decreto Sicurezza promosso dall’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini. Diventato legge nel novembre 2018, con alcune modifiche all’articolo 4 del DL 142/2015, il Decreto esclude i richiedenti asilo dall’iscrizione anagrafica. «Quando lo racconto mi vengono in mente le tecniche delle arti marziali orientali, quelle che sfruttano la forza dell’avversario a proprio vantaggio – spiega Urbinati sorridendo – così abbiamo chiesto alla Federcalcio: se non esiste più il diritto all’iscrizione anagrafica (per i richiedenti asilo, ndr), perché continuate a chiedercela per iscrivere i nostri giocatori al campionato?».

 

Insieme all’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (Asgi), all’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) e all’Unione Italiana Sport per tutti (Uisp), l’Associazione Liberi Nantes si è fatta promotrice del cosiddetto “Domicilio Sportivo”, che prevede la possibilità – per i richiedenti asilo che giocano in una squadra di calcio – di eleggere la sede dell’associazione come domicilio per tutte le comunicazioni di carattere sportivo: in questo caso via Marica 80.

La proposta non è passata proprio in quella forma. Tuttavia, anche grazie alla caratura dei soggetti firmatari, la Federcalcio ha modificato le Norme Organizzative Interne (Noif), in particolar modo l’articolo 40 quater. Dal 30 maggio 2019, infatti, il tesseramento di calciatori e calciatrici stranieri per le società dilettantistiche è possibile presentando l’attestazione di «dimora/domicilio presso enti/soggetti all’uopo autorizzati». In sintesi: anche un’autocertificazione è valida. Dopo una lotta lunga dodici anni, i Liberi Nantes hanno ottenuto l’iscrizione al campionato ufficiale di Terza Categoria della Lega Nazionale Dilettanti.

Il terreno di gioco su cui i Liberi Nantes si allenano e disputano le partite casalinghe fino a poco tempo fa era in completo stato di abbandono. Dal tramonto dell’Albarossa, nel ‘95, nessuno si è più occupato della gestione del XXV Aprile. A riqualificarlo dieci anni fa sono stati i volontari dell’Associazione e gli stessi giocatori, desiderosi di creare uno spazio di divertimento e condivisione nelle loro vite, alle quali immani tragedie hanno strappato la leggerezza della gioventù.

Ma, a quanto pare, la riqualificazione non è bastata alla squadra per ergersi a bandiera sportiva di Pietralata. Squadra e abitanti, infatti, conducono esistenze parallele. Non ci sono mai stati episodi di razzismo nei confronti dei giocatori, ma la domenica sugli spalti siede poca gente. «Nella mia esperienza, a questi livelli le tifoserie si formano tramite contatti personali: fidanzate, amici, ecc. – spiega David, ex giocatore di calcio e volontario dei Liberi Nantes – Questa è una squadra di migranti e, dato che i giocatori non hanno molti legami sul territorio, per loro è più difficile portare persone a vedere le partite. Il nostro obiettivo, per ora, è solo quello di semplificare la vita dei giocatori e aiutarli nell’integrazione sociale».

Prima di uscire a dare due calci al pallone insieme al resto della squadra, David accenna al progetto Paideia al quale i Liberi Nantes partecipano, e che ha come scopo l’apprendimento della lingua italiana tramite il gioco del calcio. «Giocando a pallone si possono imparare molte parole da usare nel quotidiano. Qui, a parte rare eccezioni, cerchiamo sempre di parlare in italiano con in nostri giocatori». Il progetto prevede una parte pratica sul campo da gioco ma anche delle vere e proprie lezioni in aula.

«Comunque, la nostra attività non si ferma soltanto al calcio. Abbiamo istituito un segretariato sociale per aiutare i ragazzi a migliorare i loro curricula. Un ragazzo che giocava qui, ad esempio, ora dirige un supermercato. Gli ho detto che tra poco sarò io a dover portare il mio curriculum a lui», conclude David ridendo prima di indossare gli scarpini.

Calcio, insomma, ma non solo. L’Associazione organizza attività collaterali oltre a quelle svolte con un pallone tra i piedi. Insieme agli “amici” di Global Shapers, promuove l’iniziativa dei Caminantes, una serie di gite ed escursioni sul territorio capitolino per far entrare i migranti in contatto con il territorio. Conoscere il posto in cui si vive aiuta a sentirsi meno stranieri.

Al campo sportivo XXV Aprile i giocatori sono spensierati e socializzano. Del resto lo sport è un modo come un altro per riappropriarsi del proprio tempo. «I ragazzi preferiscono non parlare del loro passato – dice Santiago, l’addetto alla comunicazione dei Liberi Nantes – Difficilmente si aprono, e anche noi evitiamo di chiedere le loro storie. Qui i ragazzi vengono per giocare a pallone».

È già buio, piove. I giocatori entrano in campo e la terra rossa impiega poco tempo a colorare gli scarpini. Le luci dei fari illuminano una realtà calcistica nata in opposizione a una pericolosa deriva xenofoba, che troppo spesso vede il calcio come suo epicentro. Lo straniante luccichio di centri commerciali e sale slot è a soli cinque minuti di cammino, ma da qui sembra lontano un’eternità. Due mondi paralleli che continuano a non incontrarsi, in un universo di contraddizioni.

Siamo a sette fermate dal centro di Roma.

Tutte le foto sono di Roberta Persichino