ITALIA

Campi Rom: l’Europa lancia un ultimatum all’Italia
Più di una istituzione europea ha definito il campo rom di Giugliano, nel napoletano, “il peggiore d’Europa”. Ora non esiste più, ma non è una buona notizia perché è stato “semplicemente” sgomberato. La buona notizia è che il Comitato Europeo per i Diritti Sociali ha intimato all’Italia di provvedere, entro il 15 settembre, a fornire abitazioni e servizi alternativi
La notizia è del 17 luglio ma il reclamo collettivo contro l’Italia presentato dal Centro Europeo per i Diritti dei Rom (Errc) è dell’11 marzo. Il luogo è Giugliano, vicino Napoli, ma la situazione riguarda il nostro Paese nella quasi totalità. L’oggetto del reclamo sono gli sgomberi a raffica e le intimidazioni che subiscono le famiglie rom, la buona notizia è che il Comitato Europeo dei Diritti Sociali (Ecsr) ha ammesso il reclamo dell’Errc accogliendo la richiesta di misure immediate necessarie per proteggere le famiglie rom dal rischio di rimanere senza casa e dai conseguenti pericoli per la loro salute. Nel reclamo si legge che i ripetuti sgomberi forzati subiti dalle famiglie rom in Italia, il persistente fallimento nel fornire un’abitazione alternativa adeguata e la continua e sistemica discriminazione subita dalle comunità rom violano l’articolo 31 (diritto all’abitazione) e l’articolo E (non discriminazione) della Carta Sociale Europea Revisionata.
Per queste ragioni, il Comitato Europeo dei Diritti Sociali ha dichiarato ammissibile il ricorso e ha ordinato al governo italiano di adottare misure urgenti per tutelare i diritti delle famiglie rom interessate.
Il Comitato ha riscontrato che la situazione delle famiglie rom di Giugliano in Campania può causare danni gravi e irreparabili alla salute e alla dignità delle famiglie e ha ordinato al governo italiano di fornire immediatamente un alloggio temporaneo sicuro e adeguato, con accesso a servizi essenziali come acqua, igiene, riscaldamento, smaltimento dei rifiuti ed elettricità. L’Italia ha tempo fino al 15 settembre 2025 per presentare documenti scritti riguardo al merito del reclamo e per riferire in merito alle misure adottate per conformarsi a questa decisione.
Ma perché si è reso necessario l’intervento dell’organismo europeo a fronte di una situazione di stagnazione/indifferenza che perdura da sempre? Forse perché a tutto c’è un limite, ma per le 120 famiglie rom in via Carrafiello a Giugliano, 550 persone di cui la metà bambini, quel limite è stato drammaticamente superato e i recenti sgomberi hanno fatto saltare il tappo. Ora il Comitato Europeo ha imposto all’Italia un’accoglienza temporanea immediata, sicura e adeguata, con accesso ai servizi essenziali come acqua, sanità, riscaldamento, smaltimento dei rifiuti ed elettricità. «Questa decisione è un messaggio chiaro: le famiglie rom in Italia non possono essere lasciate in condizioni che mettono in pericolo le loro vite e violano i loro diritti. La politica italiana di “superare il sistema dei campi” (campi, che bisogna ricordare, spesso sono stati creati illegalmente dalle autorità) non deve significare lo sgombero indiscriminato delle famiglie rom e la violazione dei loro diritti», ha detto Đorđe Jovanović, presidente dell’Errc. A sostenere il reclamo è stata, in Italia, anche l’Associazione 21 luglio: «Adesso la palla alle autorità italiane, chiamate a dare una risposta reale e sostenibile alla drammatica condizione delle famiglie presenti nell’insediamento di via Carrafiello».
Da quarant’anni le 550 persone rom vivevano nell’insediamento informale in via Carrafiello, considerato dagli organismi europei il peggiore d’Europa, fino a quando un Tribunale ha ordinato lo sgombero entro il 30 aprile 2025, senza che le autorità italiane avessero fornito garanzie o alloggi alternativi.
Così, prima della scadenza, per evitare un’ulteriore umiliazione e la perdita di quelle poche cose che sono tutto quello che hanno, la maggior parte delle famiglie si è trasferita in un terreno vicino, dove le condizioni di vita sono ulteriormente peggiorate. Le e i residenti, tra cui bambine e bambini e adulti con malattie croniche, vivono in tende e baracche senza elettricità e servizi igienici, con limitato accesso all’acqua potabile, a cinque ore a piedi dal centro di Giugliano. Inoltre, parte del terreno è nella Terra dei Fuochi, zona nota per essere contaminata da amianto, il che contribuisce ad aggravare le condizioni di salute, considerando l’alta percentuale di persone con diabete e malattie cardiovascolari. Inoltre il trasferimento forzato ha costretto molte bambine e bambini a interrompere la frequenza scolastica.
Nell’area napoletana sono circa 2.900 le persone rom che risiedono in insediamenti formali e informali, rappresentando lo 0,11% della popolazione totale campana, contro uno 0,03% della media della popolazione nazionale. Sono quattro gli insediamenti: il campo formale di via Carrafiello (abitato da 450 persone); quello di Zona ASI – Area Sviluppo Industriale (125 persone); la baraccopoli informale di Circonvallazione Giugliano (50 persone) e gli “sbaraccati”, ossia coloro che vivono al di fuori dei “campi”. La cosiddetta politica governativa dell’”uscita dai campi” ha comportato sgomberi ripetuti e nessuna soluzione alternativa. Il primo nucleo dell’attuale comunità rom di Giugliano è arrivato in Italia negli anni Novanta, durante il conflitto balcanico, per fuggire dalla guerra in Bosnia-Erzegovina, e si è stabilito nei pressi della zona ASI. Dopo alcuni anni di relativa tranquillità, negli anni ’10 del 2000 sono iniziati gli sgomberi: ben nove, negli anni, per la comunità di via Carrafiello.
L’immagine di copertina è Peppe64 (wikicommon)
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