EUROPA

Parigi è sull’orlo di un’altra rivolta delle periferie?

Undici anni dopo le rivolte delle banlieues, in Francia continuano le violenze della polizia . Pochi giorni fa l’ennesima vittima degli abusi di potere ha scatenato le mobilitazioni antirazziste con lo slogan #BlackLivesMatter

Il 19 luglio 2016, giorno del suo 24esimo compleanno, Adama Traore, francese di origine maliane, muore in un furgone della polizia a Beaumont sur Oise, estrema periferia nord di Parigi. Pochi momenti prima della sua morte, Adama ha cercato di sfuggire ad un controllo di identità probabilmente perché sprovvisto dei propri documenti. Arrestato con la forza sarà dichiarato morto alcune ore dopo, ufficialmente per “arresto cardiaco”. Il giorno seguente, 20 luglio, una mobilitazione della famiglia e del quartiere riuscirà ad ottenere che alcuni familiari possano vedere il corpo del ragazzo, non prima però di alcuni momenti di altissima tensione come quello che si vede in questo tweet:

Nelle periferie francesi, quella parigina in particolare, le testimonianze di abusi polizieschi sulle popolazioni di origine migrante, di seconda o terza generazione, restano numerosissime anche 11 anni dopo le famose rivolte. L’instaurazione dello stato d’emergenza ha se possibile peggiorato la situazione, allentando i controlli sull’azione delle forze dell’ordine. I numeri di decessi all’interno dei commissariati non sono rendicontati in Francia (a differenza degli Stati Uniti), ma diverse associazioni stimano che circa 15 persone non-bianche all’anno muoiano quando sono sotto custodia di personale in divisa. Proprio per questo, prendendo spunto dagli Stati Uniti, alcuni attivisti hanno deciso di lanciare un movimento Black Lives Matter anche nell’esagono.

Dal giorno della morte di Adama, a Beaumont sur Oise si susseguono cinque notti di scontri tra polizia e persone del quartiere, perlopiù giovani. Alcune decine di macchine sono date alla fiamme e vengono esplosi anche colpi d’arma da fuoco. Le informazioni ufficiali su quanto accaduto ricalcano perlopiù le versioni fornite dagli uffici della gendarmeria, dalle quali sappiamo che più di 250 agenti armati sono mobilitati, con alcuni mezzi pesanti ed anche un elicottero. È comunque dalle testimonianze sui social network che capiamo quanto la tensione sia alta. Un video twettato dal gruppo ultras “La Meute”, a cui Adama era vicino, mostra un’accesissima discussione tra alcuni amici del ragazzo deceduto e una decina di gendarmi.

[al minuto 1:00, uno dei poliziotti avvicina la ragazza che sta girando il video e gli intima “Signora, se troviamo questo video anche su un solo sito, la veniamo a prendere a casa alle 6 del mattino”. Le risposte ironiche dei presenti sono “liberté, égalité fratérnité” e “je suis Charlie”.]

Un altro tweet mostra il fermo violento di quello che probabilmente è uno dei fratelli minori di Adama.

In pochi giorni la mobilitazione prende piede con due cortei imponenti. La marcia chiamata dalla famiglia di Adama il 22 luglio raduna più di 5000 persone. Al termine alcuni parenti denunciano l’accanimento della polizia sul quartiere.

[Tweet dalla manifestazione della nota giornalista e attivista antirazzista Sihame Assbague]

Il 23 luglio la manifestazione lanciata dal movimento Black Lives Matter nel centro di Parigi diventa un momento per chiedere verità e giustizia a seguito degli eventi di Beaumont sur Oise.

La notte tra 23 e 24 luglio si intuisce che la mobilitazione e le rivolte potrebbero estendersi ad altre zone della periferia. In una grande Cité nel quartiere di La Courneuve (a nord-est di Parigi) scoppiano nuovi ed inaspettati scontri. La versione ufficiale parla di un’ “imboscata” tesa a quattro poliziotti, ma alcuni messaggi Snapchat fanno intendere che si è trattato di gesti in diretto collegamento con la morte del ventiquattrenne.

[su questi screenshot di Snapchat si può leggere:

“succede di tutto stasera alla cité”

“la cité ha bruciato! #GiustiziaPerAdama”

e sul muro

“Avete dichiarato la guerra, siete capaci di assumerla?”]

Quello che ci troviamo davanti è probabilmente l’inizio, anche in Francia come negli Stati Uniti, di un ciclo di mobilitazioni di un pezzo di società “razzializzata”, contro abusi e discriminazioni dello stato francese. Difficile dire se all’interno di questo ciclo ritroveremo anche momenti di grande rivolta come quelli dell’autunno 2005, nel breve termine molto dipenderà dalla violenza nell’implementazione dello stato d’emergenza anche a seguito degli ultimi attentati, e dalle indagini sul “caso Adama”. Dopo un comunicato ufficiale che parlava di arresto cardiaco causato da una grave infezione interna, il rapporto del medico forense uscito il 24 luglio afferma per il momento l’impossibilità di determinare le cause della morte, allungando le ombre sull’operato degli agenti.