Nostalgia di futuro

Tornare a tram e filobus per abbattere l’inquinamento e garantire la mobilità

Naturalmente sono ricordi d’adolescenza: i tram della Circolare Nera (CS e CD) sferraglianti sulla ripida discesa del Muro Torto, l’elegante periplo continuo della Circolare Rossa (ED) e sinistra (ES) che consentivano ai ragazzini l’effetto-scivolo sulle panche di legno in curva o in salita, il silenzioso scorrere dei filobus interrotto solo dallo sganciamento dell’antenna dal bifilare aereo e conseguente manovra di ripristino ad opera del conducente e dell’estinto bigliettaio. Dolci come quel genere di ricordi, ma dolci anche come preannunci del futuro. Tenendo conto, per di più, che i nuovi tram sono silenziosi sulle rotaie antivibranti e i filobus non si sganciano più dal bifilare e hanno la doppia alimentazione (con accumulatori elettrici o con motori diesel), potendo quindi superare tratti non attrezzati.

La sciagurata decisione di Mussolini nel 1930 di escludere per ragioni di “decoro” le rotaie tramviarie dal centro di Roma (contrariamente a città come Torino o Milano dove sussistono e funzionano benissimo) aveva tuttavia lasciato una rete efficiente sopravvissuta alla guerra e al tragico bombardamento di San Lorenzo (vedi carta del 1959), che consentiva un collegamento urbano passabile, in assenza di metro e malgrado la promiscuità quasi generale con il traffico automobilistico. Ad essa si affiancava una rete estesissima di filobus (137 km., la maggiore in Italia e forse in Europa), che copriva tutto il centro storico e i principali percorsi radiali fuori delle Mura aureliane, abbattendo lo smog cittadino e l’inquinamento acustico.

Lo smantellamento sopravvenuto con le Olimpiadi e la costruzione dei sottovia del Muro Torto e dei Lungoteveri (l’ultima linea muore il 3 luglio 1972) portò alla sostituzione dei veicoli elettrici con gli autobus a gasolio e all’amputazione della rete tramviaria, ridotta oggi a 39 km., cioè a due tronchi della vecchia Circolare Rossa (il 3 p.le Ostiense-p. Thorvaldsen, con un tratto virtuale da staz. Trastevere a Piramide, e il 19 da p. Risorgimento a Centocelle), alla restaurata 2 (ex-1, primo tram elettrico ottocentesco, da p.le Flaminio a P.te Milvio), al 5 Termini-Centocelle, 14 Termini-Quarticciolo e al ristrutturato 8 dal Casaletto a p. Argentina e prossimamente a p. S. Marco.

Il grande progetto, nell’ambito della “cura del ferro” proposta da W. Tocci sotto l’amministrazione Rutelli, di un collegamento perimetrale Saxa Rubra-Laurentina è rimasto sospeso (letteralmente, con i viadotti incompiuti nella zona Salario) e con la beffa del corridoio laurentino della mobilità esercitato con filobus, che finora ha generato soltanto tangenti alla cosca di Alemanno e automezzi prenotati, pagati, ritirati e mai usati, adesso abbandonati ad arrugginirsi nei depositi. Da pochi anni è stato ripristinato un servizio filoviario lungo la v. Nomentana, il 90 da L.go Labia a Termini, che procede nell’ultimo tratto interno alla Mura senza collegamento alla rete, considerata antiestetica dalla Sovrintendenza ai monumenti, che invece giudica “decorosa” la corrosione da scarico di gasolio sulle facciate dei palazzi storici e sui polmoni degli abitanti.

Riaprire oggi un discorso sul ritorno al tram e al filobus, in alternativa al blocco di onerosi sistemi sotterranei troppo funzionali alla logica del project financing e della cementificazione selvaggia, dopo il ridimensionamento della linea C e l’abbandono dei progetti della D, insomma, potrebbe muoversi su tre piani.

1. Il ripristino di brevi tratti del vecchio sistema tranviario degli anni Cinquanta, cominciando da quello ancora a binari posati (Ostiense-Trastevere, lungo v. Marmorata e P.ta Portese) e magari completandolo con il ristabilimento dei vecchi percorsi del 23 lungo la via Ostiense, da Piramide a Basilica S. Paolo (banchina predisposta, oggi svilita a parcheggio), e dell’11, da staz. Tiburtina al Verano, dove si innesta sui binari del 3 e 19.

2. La ripresa graduale del collegamento periferico Saxa Rubra-Laurentina, a cominciare dal percorso filoviario già deliberato e truffaldinamente gestito e dalla posa dei binari lungo la Palmiro Togliatti –dalla stazione metro A Subaugusta di Cinecittà alla stazione metro B di Ponte Mammolo sulla Tiburtina, passando per la stazione metro C di Centocelle-Togliatti e la stazione Togliatti della Fr2 (già esiste la banchina centrale e per un breve tratto vi insistono le rotaie del 14). Un nuovo progetto potrebbe invece riguardare il tratto da P. Mammolo a Monte Sacro, incrociante la B1 e la Fr1 e poi scavalcante il Tevere fino alla stazione Saxa Rubra del tratto urbano della Roma-Civitastellana-Viterbo. Andrebbero prese in considerazione anche l’impegnativa proposta Medici del tram sul Lungotevere sinistro e un’eventuale riqualificazione del vetusto Termini-Giardinetti nei tratti noi coincidenti con la linea C.

3. Il terzo piano consiste nella graduale sostituzione degli autobus con i filobus di nuova generazione, attrezzando degli assi filoviari (facilmente integrabili grazie alla doppia alimentazione dei veicoli), che riprendano e prolunghino i già collaudati percorsi del 1959, di cui qui forniamo un sommario elenco.

Asse Nomentano-Repubblica-Termini, oggi servito dal 90 Express con alimentazione aerea solo sul tratto L.go Labia-P.ta Pia e sul quale potrebbero confluire l’Express 60 B e l’82 diretti a Termini, e per un tratto l’Express 60 e il 62, che poi sarebbero indirizzati sugli altri assi. Asse Termini-p. Fiume-v. Nizza-C.Trieste-v.le Libia. Asse Termini–v. Piave-p. Fiume-v. Po-v. Tagliamento, Nemorense, Sebino-p. Vescovio. Asse Termini-v. Nazionale-c. Vittorio con biforcazione verso S. Pietro e verso p. Cavour. Asse p. Venezia-Argentina.c. Vittorio-Aurelia-Boccea. Asse p. Fiume-v. Veneto-Barberini-Tritone-Corso-p. Venezia. Praticamente risulterebbero interconnessi tutti i percorsi dei quadrante Centro, Est. Nord-Est (estensibili, grazie alla doppia alimentazione, ben oltre la tangenziale) e ancora più facile sarebbe svilupparne altri (anch’essi un tempo già esistenti) in gran parte rettilinei sul lato destro del Tevere (Prati-p. Clodio-P.te Milvio, Trastevere-Monteverde e staz. Trastevere-v.le Marconi). Per finire con l’asse p. Clodio-Medaglie d’Oro –S. Maria della Pietà, che fu l’ultimo a essere soppresso, il glorioso 47…

Credo che una riflessione su questi aspetti tecnici potrebbe inserirsi molto bene nel programma di mobilità proposto nella campagna della Repubblica Romana di Sandro Medici, accanto alle altre proposte e alla gratuità dei mezzi pubblici sulle linee di superficie. Infatti i vantaggi ecologici del ripristino di tram e filobus si assommerebbero allo spostamento dell’utenza dall’auto privata al mezzo pubblico gratuito. Anche in termini di costi e ricavi e di efficienza del servizio, l’impegno per la reintroduzione dei bigliettai pareggerebbe i maggiori introiti e, alternativamente, il previsto (e non gratuito) affidamento del controllo al conducente, nella condizioni concrete del traffico romano e dell’affollamento negli orari di punta, dilaterebbe i tempi di percorrenza, provocando ingorghi nelle strade più strette e scoraggiando parte dell’utenza.