Non siamo andati al mare, siamo qui a manifestare

La mobilitazione contro la discarica di Falcognana continua nonostante siamo in pieno agosto.

Non c’è nessuna questione locale e particolare, serve una battaglia generale sul tema dei rifiuti, a cominciare dalla rottura della logica del commissariamento e dell’emergenza, incompatibile con partecipazione e democrazia.

Non credevamo potesse proseguire a lungo la mobilitazione che abbiamo iniziato a raccontare circa dieci giorni fa. Non lo credevamo perché ad agosto, a Roma, è difficile anche uscire per comprare un giornale. Non lo credevamo perché la composizione del comitato contro la discarica a Falcognana, estremamente eterogeneo e di nuova formazione, non sembrava potesse raggiungere un tale grado di mobilitazione.

Dobbiamo ricrederci, e sottolineare come la costanza e la determinazione dei cittadini e delle cittadine che abitano quel quadrante, e che in questi giorni hanno visto la partecipazione e la solidarietà anche degli abitanti dei quartieri limitrofi, sono riusciti a portare all’attenzione dei media la questione, discutendo direttamente con tutte le parti istituzionali coinvolte in questa vicenda (dal Municipio, schierato sin dall’inizio contro la discarica, al Ministero dell’Ambiente), e utilizzando forme di dura protesta, ma che hanno visto la disponibilità e la partecipazione di centinaia di cittadini: blocchi stradali, blitz all’inaugurazione dei Fori pedonali, aggiramenti dei cordoni della polizia addentrandosi per l’agro romano, manifestazioni durante l’Angelus etc.

Il risultato quindi di questi giorni di mobilitazione è decisamente positivo, sicuramente c’è ancora necessità di una crescita culturale e collettiva che permei tutti coloro che stanno partecipando alle contestazioni, ma il presidio fisso che vive ormai da settimane a ridosso dell’area individuata per la nuova discarica di Roma, riuscirà anche in questo.

D’altro canto però le risposte da parte delle istituzioni continuano ad essere deboli e carenti; conosciamo tutti la storia di Malagrotta per poter credere, semmai qualcuno lo volesse, alle assicurazioni che vengono date rispetto alla durata della nuova discarica. La mancanza di un piano rifiuti serio, che obblighi alla differenziata ogni quartiere di Roma, che punti al trattamento dei rifiuti ed alla loro messa a valore, che punti alla necessaria riduzione di imballaggi e spazzatura è tutto ciò per cui bisogna continuare a dire no a questo progetto. Pensare che la presenza (tutta mediatica) di Alemanno o di qualche consigliere (magari ex vicesindaco) in cerca di visibilità o di una nuova identità, debba declassare la protesta e renderla necessariamente pretestuosa è l’errore più grande che l’amministrazione di questa città può fare. Avallare la proposta del commissario Sottile, così come d’altronde è stato affermato lo scorso venerdì dal Sindaco e dal Presidente della Regione Lazio, cancella qualsiasi ipotesi diversa nella gestione della città promessa durante la campagna elettorale e non lascia margini di mediazione a chi invece ha a cuore la salute e la tutela de resta prioritario trovare un’alternativa valida, ma l’improrogabilità di Malagrotta e la salata multa europea per la gestione dei rifiuti romani non possono essere la motivazione per questa scelta. Le attività produttive che insistono su quell’area dei castelli romani, le aziende biologiche, gli abitanti, non possono essere sacrificati alla noncuranza e colpevolezza perpetrata delle amministrazioni precedenti. In questi giorni sono state avanzate numerose proposte alternative (mai abbastanza, sia chiaro!), dai siti militari abbandonati, alla possibilità di esportazione dei rifiuti.. sicuramente soluzioni economicamente più dannose, ma che in un periodo di transizione possono essere forse l’unica vera alternativa per chi ancora oggi, 12 agosto, ha animato il piazzale antistante il palazzo della Regione Lazio.

Alla fine di questa più che mai “calda” pausa estiva, comincerà il vero countdown verso il 30 Settembre; sarà proprio quello però lo spazio di tempo in cui sarà necessario concentrare le energie per scardinare la categoria dell’emergenzialità sul tema dei rifiuti nel Lazio, rimettendo al centro una discussione pubblica e sopratutto cittadina sulla salute della città come bene comune, e la ricchezza progettuale prodotta in questi anni, dai tanti comitati che quotidianamente hanno lottato, prima di tutto, per non esser relegati al localismo e alla prospettiva Nimby. L’occasione per fermare il cronometro e rompere il decisionismo autistico dei commissariamenti. L’occasione infine per strappare dal basso, la fiducia persa con chi sta in alto.

L’incontro che oggi è stato ottenuto, con i rappresentanti di alcuni consiglieri della maggioranza e con la Responsabile per il ciclo rifiuti Maria Grazia Pompa, non ha né garantito un periodo di sospensione almeno per questo mese, né è stato utile a rassicurare minimamente i manifestanti, ed anche per questo è stato rilanciato l’appuntamento per la notte di ferragosto, in cui tra musica, danze e cibo si continuerà a ribadire la propria contrarietà alla discarica.

La posta in gioco si fa seria e l’unica valutazione che resta è che effettivamente questa è una mobilitazione vera, partecipata dalle persone che sulla propria pelle rischiano di subire un tale abuso. Sta a noi, situazioni di movimento e movimenti territoriali e in difesa dei beni comuni, non lasciare che sedicenti difensori di romaniche virtù prendano la testa di questa protesta, all’oggi ancora carente di una sufficiente attenzione.