ITALIA

Nel movimento dello sciopero: un invito alla discussione
Dopo i blocchi del 22 settembre e 3 ottobre e il grande corteo del 4 a Roma, la rete RESET Against the War propone una giornata di assemblea l’11 ottobre a Bologna. Il programma della giornata
RESET Against the War – Rete per lo sciopero sociale ecotransfemminista contro la guerra ha lanciato prima dell’estate una giornata di discussione per l’11 ottobre, a partire dall’evocazione della parola d’ordine dello sciopero sociale europeo contro la guerra e il riarmo. A distanza di mesi, la giornata si colloca oggi in una fase molto diversa: il movimento dello sciopero contro la guerra si è manifestato in Italia trovando nel rifiuto del genocidio a Gaza il suo innesco. Questo movimento ha mostrato la sua forza con le grandi giornate di blocco del 22 settembre e 3 ottobre e le decine di manifestazioni di massa che hanno attraversato numerose città, non solo in Italia, fino all’immenso corteo del 4 ottobre a Roma. Di fronte a questi eventi e alle possibilità impreviste che aprono, abbiamo ritenuto necessario ripensare il programma dell’11 ottobre. Mettiamo a disposizione la giornata per un momento di discussione/assemblea pubblica e aperta, per ragionare insieme su composizione, impatto e prospettive del movimento contro il genocidio e la guerra. Per dare spazio a questa discussione abbiamo riorganizzato la giornata.
NUOVO PROGRAMMA DELLA GIORNATA DI DISCUSSIONE
Ore 11: Presentazione RESET e discussione introduttiva
RESET… per stare dentro il movimento contro il genocidio e la guerra: temi, organizzazione, prospettive
Il percorso RESET nasce a settembre 2024 con l’obiettivo di elaborare discorsi e prospettive per opporsi collettivamente alla guerra, partendo dalla consapevolezza che questa oggi ridefinisce strutturalmente le condizioni di vita e lavoro, di sfruttamento e oppressione, e il quadro in cui prendono corpo le lotte di donne, migranti, operai, precari, studenti e persone LGBTQ+. L’obiettivo era superare i blocchi che negli anni scorsi hanno impedito la comunicazione politica necessaria a creare le condizioni per organizzare l’opposizione alla guerra, imporre la sua fine, fermare il genocidio, individuando nel processo dello sciopero una sfida e una possibilità.
Ora che questo movimento è esploso in modo dirompente e a tratti imprevisto, siamo convinti e convinte che sia ancora più urgente trovare prospettive e linguaggi comuni in grado di alimentare la forza che abbiamo visto esprimersi nelle scorse settimane. In questa prima plenaria introduttiva vogliamo allora chiederci come costruire collettivamente un metodo, individuare delle priorità in grado di mantenere aperto quel processo di convergenza reale che si è dato nelle piazze in queste settimane, senza richiuderci in identitarismi e frammentazioni tra strutture organizzate, rendendo il confronto politico una parte viva del processo di mobilitazione, senza separarlo dalle pratiche di lotta e iniziativa.
Ore 13.00: pranzo
Ore 15: assemblea pubblica
Percorsi di lotta e sciopero sociale europeo contro la guerra
Le grandi giornate di lotta per Gaza e la Flotilla, in Italia, in Europa e nel mondo, hanno mostrato la forza di un movimento reale di rifiuto del genocidio e della guerra. Lo sciopero ha dato consistenza al blocco reclamato solo poche settimane fa dai portuali di Genova, travolgendo le tradizionali modalità di azione dei sindacati. Questo emergente movimento dello sciopero ha, in modi diversi, articolato un’ampia opposizione politica che dal genocidio si estende a ciò che la guerra impone. Lo sciopero per Gaza ha creato le condizioni affinché lotte frammentate ma diffuse trovassero una convergenza reale: quelle delle insegnanti contro il patriarcato, l’autoritarismo e il militarismo che danno forma ai programmi scolastici; quelle dei precari contro il modo in cui la guerra trasforma le condizioni della ricerca e dei suoi finanziamenti; quelle di lavoratrici e lavoratori che dalle fabbriche alla sanità non accettano di doversi sacrificare per il riarmo; quelle transfemministe e antirazziste che quotidianamente sfidano la violenza che la guerra legittima apertamente. Questa convergenza deve essere consolidata, allargata e approfondita sul piano tanto nazionale quanto transnazionale.
Farci carico di questa sfida è necessario, perché questi giorni hanno dimostrato che lo sciopero può essere non solo una pratica di interruzione e blocco, ma anche un processo di organizzazione collettiva: un metodo per tenere insieme il rifiuto del genocidio, della guerra e la costruzione di un’alternativa. Con questa assemblea, aperta a singoli/e, reti collettivi e realtà organizzate, sindacati e delegate/i intendiamo discutere delle prospettive in campo a partire da alcune domande:
Come gli scioperi di questi giorni hanno investito i luoghi di lavoro – dalle fabbriche alle scuole, dagli ospedali alle università – e che impatto hanno avuto sui sindacati e i movimenti organizzati? In che modo lo sciopero è riuscito a unire il rifiuto del genocidio e l’opposizione ai tagli alla spesa pubblica e all’impoverimento dei salari causati dal riarmo? Che cosa è necessario fare per rendere possibile questo collegamento?
In che modo il riarmo europeo sta ridefinendo la produzione industriale, la ricerca scientifica e tecnologica, la transizione ecologica e digitale? Che forme di conflitto possiamo costruire nei luoghi dove queste politiche si concretizzano – università, centri di ricerca, fabbriche, istituzioni pubbliche – per smascherarne la logica bellica e produttivista? Come queste diverse forme di conflitto possono continuare ad alimentarsi a vicenda tramite il processo dello sciopero?
In che modo lo sciopero contro guerra e genocidio può unire pratiche, soggetti e percorsi diversi facendo comunicare le molte forme di opposizione alle politiche patriarcali, razziste, militariste e autoritarie in tutti i luoghi della produzione e riproduzione sociale? Come possiamo immaginare forme di sciopero a partire dal superamento divisione tradizionale tra mondo del lavoro e movimenti sociali, innovando schemi organizzativi per produrre convergenze reali tra lotte diverse?
Il movimento dello sciopero, in forme e tempi diversi nei vari paesi – da Parigi a Barcellona, da Berlino a Amsterdam, da Istanbul a Londra – sta costringendo sindacati e strutture organizzate ad ascoltare la stessa urgenza: dare forza a un rifiuto collettivo della guerra e del genocidio. Come possiamo, da dentro questo movimento dello sciopero, rendere il carattere transnazionale delle mobilitazioni una forza organizzativa reale, capace di durare nel tempo attraversando confini nazionali e strutture sindacali? E come possiamo costruire connessioni con i contesti dove, invece, l’opposizione alla guerra non ha ancora trovato forme esplicite di espressione?
Per aiutarci ad organizzare al meglio la giornata, iscriversi tramite questo FORM.
Leggi qui lo Statement finale della due giorni organizzata dalla rete Reset Against the War lo scorso marzo a Roma.
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