ROMA

Mushrooms Project: come spore nel vento

Si chiude l’esperienza di Mushrooms Project all’interno di Officine Zero, con la presa di distanza netta dai piani speculativi sul quadrante di città attorno alla stazione Tiburtina. Di seguito il comunicato di Mushrooms Project.

Quando nasce Mushrooms? Nel giugno del 2013, quando abbiamo occupato con ex operai e realtà sociali le ex Officine RSI? O nell’anno precedente, quando abbiamo iniziato a discutere del progetto di studentato? O ancora negli anni dei movimenti studenteschi, che ci hanno cambiato la vita e acceso desideri incontenibili? Trovare una risposta univoca è impossibile. Quel che è certo è che in quei due piani in via Partini quel fiume in piena di rivendicazioni, desideri e vita, ha preso una forma concreta e tangibile.
Mushrooms è stata, certamente, una casa per studenti/esse, precari/e e migranti; la possibilità per molt* di uscire dalla casa dei propri genitori senza essere costretti a pagare affitti altissimi, possibilità per molt* fuori sede di liberarsi dagli assurdi parametri di un diritto allo studio inesistente e di facciata. Ma non solo: a Mushrooms ci siamo amati e lasciati, abbiamo studiato, abbiamo bevuto, abbiamo discusso, ci siamo organizzati insieme per trovare modi di resistere alla precarietà, abbiamo litigato e fatto pace. Abbiamo vissuto, insieme, provando, tra mille difficoltà, a ritagliarci un pezzetto di felicità condivisa in una città che sembra fare di tutto per impedircelo.
Nel contesto cittadino degli ultimi decenni la proliferazione di processi di speculazione urbana ha messo la ricerca del profitto sistematicamente davanti ai desideri e alle necessità dei cittadini.
Negli ultimi tempi, in particolare, l’attacco speculativo da parte di grandi privati e colossi finanziari, si è esteso anche sul quadrante Tiburtino, dove si trova Mushrooms. Del progetto del colosso francesce BNP Paribas, che chiama in causa attori pubblici e privati, e che coinvolge direttamente l’area di Officine Zero abbiamo scritto dettagliatamente qui. Ciò che già era chiaro da mesi ora si sta effettivamente concretizzando: BNL-BNP Paribas presenterà un’offerta alla prossima asta e con ogni probabilità si aggiudicherà l’area.
In risposta a questa aggressione speculativa non c’è stata, purtroppo, quell’opposizione decisa e priva di tentennamenti che secondo noi sarebbe stata necessaria. La decisione sulla direzione da prendere non è stata infatti univoca fra le realtà che si trovano all’interno dello spazio delle Officine. Crediamo infatti che la posta in gioco qui non sia solo la salvaguardia totale o parziale dell’esperienza di Officine Zero, ma l’esigenza di rivendicare con forza una visione di città che si trasforma in base ai bisogni di chi la abita e non alla logica di una banca, che non può che essere diretta dall’ interesse privato. Ecco perché secondo noi la battaglia da mettere in campo per permettere la continuazione del progetto di Officine Zero non può prescindere dal rifiuto di qualsiasi tipo di trattativa con BNP Paribas e da una presa di distanza netta dai suoi piani speculativi sul resto del quadrante.
È per queste ragioni che, pur riconoscendo il valore che quest’esperienza continua ad avere per coloro che la animano e per la città, non sentiamo più di poter far parte del progetto politico di OZ. È per questo che abbiamo deciso di andare via da via Partini. Ci portiamo dietro tutta la bellezza costruita e tutti i limiti incontrati in questi anni, il desiderio di continuare ad occuparci della città che viviamo e a tentare di trasformarla, la consapevolezza che il miglior antidoto alla solitudine, alla tristezza e al capitalismo è la vita in comune, e la volontà di continuare a sperimentarla con chi incontreremo sulle nostre strade e la tenacia e la convinzione che ci spinge a dire che, se qualcuno si presentasse per sgomberare Officine Zero, noi saremo lì a resistere e difendere quell’esperienza che tanto ci ha dato e a cui tanto abbiamo dato.
Il fungo libera le sue spore, il vento le trasporterà verso nuovi terreni.
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Leggi l’inchiesta in cui gli attivisti di Mushrooms Project raccontano in maniera dettagliata le trasformazioni urbane che stanno segnando il quadrante di città attorno alla stazione Tiburtina, e come gli interessi di un gruppo bancario e dell’edilizia finanzaria vengano prima delle persone. Ma soprattutto di come l’amministrazione pubblica predisponga il terreno per gli interessi privati, con il miraggio di rimpinguare le casse vuote e tirare avanti un altro po’, escludendo i cittadini da ogni scelta.