ROMA

Montesacro: nascita e sviluppo di un distretto del divertimento e del consumo

Negli ultimi 10 anni la zona attorno a piazza Sempione nel quartiere di Montesacro ha cambiato volto. Una trasformazione repentina che ha visto un quartiere residenziale diventare un nuovo centro di consumi legati allo svago e alla socialità. Una nuova centralità dei percorsi urbani, sorta mentre il quadrante Nord-Est della città si spingeva fino al Grande Raccordo Anulare e assieme al prolungamento della metro B.

Nel cerchio che comprende piazza Sempione, piazza Menenio Agrippa, via Cimone, viale Gottardo e i tratti adiacenti di via Nomentana e viale Tirreno si contano 31 esercizi commerciali orientati al consumo di alcolici, bevande e cibo. Tra questi se ne contano 9 che abbiamo definito come storici, ovvero che già esistevano prima del 2007: si tratta di sei bar, due ristoranti, due forni e una pizza a taglio. Due di questi (l’Angolo Russo e Fior di Pizza) a piazza Sempione, sono da sempre aperti tutta la notte, contribuendo a fare della piazza un punto di passaggio della vita notturna. È da notare poi come alcuni degli esercizi commerciali storici, hanno cambiato almeno parzialmente la propria vocazione: il forno di piazza Menenio Agrippa ha cominciato a rimanere aperto tutta la notte, e il forno di via Nomentana ha riconvertito parte della propria attività in bar allargando la sua offerta all’aperitivo. Va poi riscontrato come la presenza di due frutterie (che non sono state conteggiate) che vendono anche birre a prezzi estremamente modici.

Abbiamo individuato come data di inizio di questo processo di trasformazione il 2007, quando il bar/chiosco su piazza Sempione viene ristrutturato e cambia gestione prendendo il nome di ‘Ponte Tazio’, orientando l’offerta al consumo di alcolici. Quando i tavolini non bastano più i giardini adiacenti al chiosco vengono occupati dai clienti, facendone ben presto un luogo di ritrovo serale, soprattutto per giovani e giovanissimi.

Le nuove aperture si contano così di anno in anno e si modifica il paesaggio urbano assieme ai nuovo flussi che si riversano nella zona. Abbiamo provato a capire cosa abbia chiuso e cosa abbia aperto per lasciare posto alle nuove attività. In una mappatura parziale possiamo affermare che due lavanderie, un’officina meccanica, un’agenzia immobiliare, un compro oro, un magazzino di merci, un negozio di oggetti per l’arredamento, una banca, una bigiotteria e un negozio di scarpe sono scomparsi per lasciare posto a locali di somministrazione che orientano la loro attività nella fascia serale e notturna. Alcuni esercizi commerciali già orientati al consumo di cibi e bevande hanno invece cambiato faccia o gestione, e sono così scomparsi due bar, un forno, un vini e oli e un ristorante. Dei nuovi esercizi commerciali poi ben 15 sono nati negli ultimi quattro anni, un dato che evidenzia un fenomeno che si alimenta e a momento ancora in ascesa.

La mancanza d’indirizzo pubblico

Una delle cose che salta all’occhio è come la crescita di un vero e proprio distretto del consumo e della socialità, sia nato nel vuoto d’intervento pubblico ed esclusivamente dall’iniziativa privata. Le istituzioni sono arrivate solo in un secondo momento a normare comportamenti e consumi, estendendo anche alla zona di piazza Sempione le cosidette ordinanze antimovida, che impongono il divieto di consumo di alcolici in strada e la vendita d’asporto, la chiusura dei locali a determinati orari. Ci si sarebbe potuti aspettare da parte del governo della città e del municipio la lungimiranza di indirizzare la trasformazione, affiancando all’iniziativa privata, un’iniziativa pubblica magari volta a costruire iniziative culturali, a organizzare la socialità attorno ad eventi di qualità.

Così non è stato. Piazza Sempione, che rimane il centro del quartiere, viene animata poche sere l’anno: nei tre giorni di fine maggio in cui la parrocchia della chiesa dei Ss. Angeli Custodi svolge la sua festa e il 6 giugno per il Rino Gaetano Day, con il concerto che omaggia l’artista che visse a pochi passi dalla piazza. Un caso isolato il concerto di capodanno del 2014 (nonostante sia stato un grande successo di partecipazione). Saltuariamente la domenica una parte della piazza viene pedonalizzata per iniziative di vario genere: per lo più fiere e mercatini.

L’iniziativa dal basso

Il vuoto d’iniziativa pubblica è stata parzialmente colmata dall’iniziativa dal basso. Dal 2007 al 2009 a piazza Sempione, quello che era l’Horus Club – un ex cinema storico – viene occupato da una rete di attivisti. Per due anni (e con uno sgombero e una rioccupazione in mezzo), uno spazio abbandonato dalla proprietà che aspetta invano – visti i vincoli – un cambio di destinazione d’uso per farci un supermercato. Per due anni lo spazio viene fatto vivere con concerti, spettacoli live, teatro: la piazza comincia a vivere in maniera diversa, mentre attorno le cose lentamente cambiano.

Nel 2014 poi alcune realtà sociali e politiche del III Municipio (tra cui il Lab! Puzzle il cui gruppo inchiesta ha costruito questo testo), danno vita all’iFEST. Un festival culturale di cinque giorni arrivato alla sua quarta edizione il cui slogan non a caso è “un’oasi nel deserto dell’Estate Romana”. Il primo anno lo spazio utilizzato fu quello di parco Simon Bolivar, per poi spostare la manifestazione a Parco Nomentano. Un’iniziativa completamente autofinanziata, che è riuscita a coniugare accesso alla cultura (con biglietti d’ingresso massimo a cinque euro), con la qualità dell’offerta. Un evento dal profilo metropolitano attraversato da circa 10.000 persone ogni anno.

Riqualificazione di piazza Menenio Agrippa e il progetto di riqualificazione di piazza Sempione

Nel 2013 in III Municipio vince il centrosinistra guidato da Paolo Marchionne, mentre al comune di Roma sale Ignazio Marino. Mentre il Campidoglio pensa alla pedonalizzazione dei Fori Imperiali e riapre il progetto di un parco Archeologico che arrivi fino all’Appia Antica, si parla anche di pedonalizzare alcune piazze in periferia. Tra queste anche piazza Sempione. Un’idea lanciata subito dopo l’elezione dallo stesso Marchionne. Viene anche approvato un progetto preliminare con una stima dei costi dalla conferenza urbanistica, ma le turbolenze politiche che portano alla caduta della giunta Marino e all’affermazione del Movimento 5 stelle hanno (per ora), fatto accantonare il progetto.

Cambierà invece assetto in maniera radicale piazza Menenio Agrippa, sede di un mercato rionale, nodo nevralgico tra piazza Sempione e Città giardino.

Un progetto di riqualificazione che puntava maggiormente sul miglioramento della viabilità su viale Gottardo, era stato approvato anche dalla precedente giunta di centrosinistra nel 2015, con lo stanziamento di 400.000 euro.

A seguito della diffusione del nuovo progetto di riqualificazione -20 maggio 2016- e dopo l’incontro di un residente con l’Assessore Vittorio Pietrosante sotto la giunta Marchionne, il Comitato di quartiere Città Giardino ha apposto dei commenti al progetto: sembra che il questo sia strumentale allo sviluppo della movida nel quartiere, tramite la rimozione di banchi fissi, l’ampliamento del marciapiede su viale Gottardo, una diminuzione di parcheggi ed un possibile impatto negativo sulla viabilità dello stesso viale, asse principale del quartiere.

I lavori hanno iniziato il loro iter tumultuoso già dal giorno seguente alla consegna alla ditta vincitrice dell’appalto nel maggio 2016, quando furono sospesi per mancanza di modalità attraverso cui liberare la piazza dagli esistenti box, di cui non era stato neanche definito lo status.

Da questo arresto nei lavori, è stato avviato un percorso partecipato fortemente voluto dal Comitato di Quartiere Città giardino, dai residenti e dagli operatori.

Nel giugno 2016, l’Assessore al Commercio del Terzo municipio, Simone Proietti, aveva annunciato che nella fase di “cantierizzazione fase 1” i banchi sarebbero stati disposti su due file invece che tre, lasciando più spazio aperto il lato di viale Gottardo. La risposta al progetto da parte del Comitato di quartiere Città Giardino è giunta prontamente tramite una mozione per impedire l’allargamento del marciapiede di viale Gottardo, che avrebbe avuto ripercussioni sul commercio notturno e sulla movida.

Dall’ultima assemblea pubblica riguardante il suddetto progetto del 12 maggio 2017, emerge che il marciapiede di viale Gottardo rimarrà nell’assetto attuale, senza allargamento di 10m e saranno recepiti tutti banchi mobili sulla piazza, presenti ed in funzione nella fascia oraria mattutina. Sono in discussione, con Conferenza dei Servizi in corso per verificare la fattibilità, quattro chioschi fissi che ospiterebbero due macellerie, una pescheria ed un fioraio. A detta della Presidente della Giunta municipale, lo stop ai lavori dovrebbe terminare entro 2 mesi. Hanno dato garanzia sul progetto sia la Presidente della Giunta Roberta Capoccioni, sia l’Assessore al Commercio Simone Proietti, sia il Direttore Tecnico del Municipio Luciano Silvestri, presente in assemblea.

La forte contestazione sostenuta da una lotta di 2 anni del CdQ Città Giardino per l’allargamento del marciapiede di viale Gottardo deriva da un processo già in corso nella zona: lo sviluppo a macchia d’olio partendo da Ponte Tazio della movida notturna. Oltre a ciò, si vedeva in parte una possibile perdita di un fondamentale elemento d’identità locale che si vedeva via via vanificare, piuttosto che valorizzare la piazza come punto di ritrovo.

Domande aperte

L’indagine fin qui condotta sulle trasformazioni nella zona di piazza Sempione e nel quartiere di Montesacro ci lasciano con alcune domande aperte.

  1. Le trasformazioni nel quartiere hanno portato ad una valorizzazione degli immobili e un cambio di popolazione? Da un’analisi superficiale il processo di nascita di un distretto del consumo e della socialità, non sembra aver portato con sé i processi di gentrification che hanno operato in quartieri come il Pigneto a Roma o l’Isola a Milano. Montesacro è un quartiere dove risiedono cittadini per lo più di una fascia sociale medio alta, con immobili di pregio e dove è assolutamente predominante l’abitazione privata rispetto a quella popolare o convenzionata.

  2. Quanto vale in termini di ricchezza, quanto produce la socialità nel quartiere? Quanti addetti impiega? E con quali forme contrattuali? La fabbrica della socialità è anche una fabbrica di precarietà?

    Mappa tratta da cdqcittagiardinocimone