ROMA

Monte Carnevale dice no alla nuova discarica

Valle Galeria non vuole continuare a essere la discarica di Roma e invita tutti a partecipare alla manifestazione di sabato 11 dicembre a via di Ponte Galeria per difendere il territorio dall’ennesima aggressione. Mentre Roma continua a essere sommersa dai rifiuti

La via Portuense incrocia via di Ponte Galeria e ci conduce nella Piana del Sole. Questo nome ci induce a pensare che stiamo per attraversare un territorio dove incontreremo un gradevole paesaggio, orientato a sud, scaldato dal sole che tramonta nel Tirreno. Non è così. Stiamo per addentrarci in una zona dove sono state concentrate tutte le attività che la città vuole nascondere. Insieme, però, a tante case e quartieri dove vivono 30mila persone. Abitano sulla collina di Monte Stallonara, il Piano di Zona B50 che, iniziato nel 2003, ospita 700 dei 5000 residenti previsti. Le persone che vivono nel quartiere hanno versato centinaia di migliaia di euro per acquistare la casa e iniziato a pagare il mutuo. Eppure non hanno case agibili, allacciate alla fognatura, con l’acqua potabile, con strade di accesso e illuminazione pubblica. Lo scorso agosto, poi, alcuni incendi hanno svelato che le ex cave sottostanti erano state riempite di rifiuti tossici. Quasi impossibile abitarci. L’intervento della magistratura ha svelato anche una truffa ai loro danni, prezzi gonfiati e fondi pubblici scomparsi. I componenti dei consigli di amministrazione delle cooperative e diverse società sono state indagate per truffa, insieme a dipendenti di Roma Capitale, indagati per non aver controllato.

Da questa altura è possibile vedere la Piana del Sole, con le casette circondate da giardini, costruite abusivamente e perimetrate come Toponimo con la Variante delle Certezze. Per il risanamento è previsto il Piano particolareggiato di Recupero Urbanistico Integrato con l’E.R.P. “Piana del Sole”. La borgata si estende su 161 ettari, con una previsione insediativa di 8 mila abitanti, dei quali la metà già esistenti. Un insediamento residenziale che avrà lì accanto la discarica di Malagrotta, i depositi di carburanti e gas, il cementificio, la raffineria, l’inceneritore di rifiuti ospedalieri e moltissime aree di cave. Un panorama che ha cancellato le aree boschive e naturali che caratterizzavano il luogo.

Per capire quale sia la situazione ambientale della zona basta ricordare il febbraio del 2014, quando, dopo forti temporali, le famose “bombe d’acqua” che in inverno si abbattono sulla capitale, una catastrofe ambientale ha sconvolto il territorio. Il deposito di carburanti, nato nel 1964, per spostare qui gli impianti della Purfina, che dagli anni ’50 erano situati nella zona Gianicolense, praticamente all’interno della città, si approvvigiona direttamente con pipe-line dall’adiacente Raffineria di Roma. Da questi depositi, dopo il temporale, si riversò nei campi il petrolio fuoriuscito. Contemporaneamente il forte vento e la pioggia spazzavano via scatoloni di rifiuti ospedalieri dal deposito dell’inceneritore dei rifiuti speciali, disperdendoli nei campi, mentre il Rio Galeria allagava via di Malagrotta. Quel giorno percolato, petrolio, idrocarburi, rifiuti speciali, siringhe, farmaci scaduti, sacche di sangue, sparsi per centinaia di metri, rendevano evidente cosa era diventato quel luogo.

La discarica di Malagrotta occupa 240 ettari della Piana del Grano, subito a nord della Piana del Sole. Dal 2013, finalmente, quello che è stato dal 1975   il principale sito di stoccaggio dei rifiuti solidi urbani indifferenziati è chiuso, a seguito dell’ammonizione della Commissione Europea per trattamento inadeguato dei rifiuti conferiti in discarica. Per anni lì sono state scaricate circa 5.000 tonnellate di rifiuti ogni giorno, che hanno prodotto annualmente 330 tonnellate di fanghi e scarti. Ora fra quei rifiuti accumulati c’è un concentramento di acqua velenosa. I periti, due professori del Politecnico di Torino, nominati dal Consiglio di Stato, hanno rilevato che la falda che passa lì sotto è inquinata. Anche secondo un dossier dell’ISPRA nel terreno sono stati rinvenuti inquinanti pericolosi come il mercurio, il piombo, l’arsenico, una situazione che avrebbe dovuto far scattare l’immediata bonifica. Nei terreni limitrofi si coltivano prodotti alimentari e abitano, come abbiamo visto, tantissime persone. Negli anni questi abitanti si sono mobilitati contro questa situazione ambientale, che, come dimostrò una relazione epidemiologica della ASL Roma E, aveva determinato un aumento delle patologie collegate all’inquinamento.

È in questa valle che il Campidoglio ha deciso di aprire la nuova discarica di Roma. Il luogo indicato è un ex cava in via Monte Carnevale, una strada stretta costeggiata da villette e dal centro interforze del ministero della Difesa, che già nel 2012 aveva espresso parere sfavorevole a una discarica in quel luogo. Alla decisione presa adesso dal Campidoglio sono però in molti a opporsi. Decine di comitati e associazioni di cittadini dal pomeriggio del 31 dicembre, quando hanno appreso la notizia, sono scesi sul piede di guerra. Insieme a loro l’amministrazione di Fiumicino, che vede minacciata la vicina riserva naturale di Macchiagrande. Il XII municipio ha espresso parere contrario, con i consiglieri 5stelle pronti alle dimissioni in massa, così come la commissione parlamentare Ecomafie. Si aspetta ancora il parere della Direzione Rifiuti del Campidoglio, che sembra sia orientata ad aggiungersi ai contrari.

Siamo a cinque giorni dalla definitiva chiusura, decisa dalla Regione Lazio, della discarica di Colleferro e la Sindaca sembra non voler arretrare sulla sua decisione. Mentre Roma continua a essere sommersa dai rifiuti.

L’appuntamento che hanno dato i cittadini per manifestare la loro ferma opposizione, riuniti sotto la sigla Valle Galeria Libera, è per sabato 11 gennaio in via di Ponte Galeria 276 alle ore 10.

Foto di Flavio Aragozzini

E adesso?

Adesso abbonati, genera indipendenza