TERRITORI

Limonaia, Zona Rosa: welcome!

A Pisa nasce un nuovo spazio, sull’onda del movimento femminista e delle mobilitazioni di Non Una Di Meno. Oggi alle 18, assemblea pubblica.

La mia sveglia è il suono di un lucchetto che si apre, il mio colore è il rosa.

il mio corpo è percorso da infiniti tracciati. La mia pelle è porosa e plasma e riplasma incessantemente i profili del mio corpo, che di volta in volta appare esuberante, sproporzionato, deforme, favoloso, inopportuno, disfunzionale.

Il mio corpo tinge lo spazio e lo rende rosa. Lo attraversa e lo rende sicuro. “Safe” come tanti passi che si incontrano, safe come il posto di tutt* quell* che non hanno posto.

Se il territorio è tutto una linea di confine, questa è una zona. Luogo di fusione e intreccio, in cui le forme sono diluite. Una zona femminista, femminile. Femminile come sono i corpi che subiscono confini imposti e tracciati sulle proprie vite, femminili perché subalterni.

Una zona femminile come sono i corpi che a quei confini non si arrendono, che li attraversano e ridefiniscono incessantemente.

Sono donna, e ho infinite anatomie: quelle di tutti i corpi pensati senza voce, senza parte.

Corpi messi in stato di minorità, esclusi dalla scelta e dalla decisione, razzializzati, imbavagliati in categorie binarie in cui gli uni devono necessariamente essere subalterni affinchè altri siano dominanti. Se questo dominio si esercita a partire da soggetti conformi, presentati come neutrali, ma in realtà necessariamente maschili e bianchi, allora questa è la zona di chi non vuole subire tale dominio nè vuole identificarsi con esso. Un luogo dei soggetti imprevisti, perchè pensati fuori dalla possibilità di prendere parola, eppure provvidenzialmente efficaci nell’irrompere nel presente, quando si riconoscono in una complicità sovversiva. Un territorio della scelta collettiva, dello scegliersi insieme.

Metto al centro l’empatia, l’amore. Non sono individuo, ma trama di relazioni. Trama femminile, perchè non individualista né competitiva. Per questo non ho un nome e rispondo ad una politica dei desideri. Sono inappropriabile, sono tutt* quell* che mi attraversano, vivo e cambio con le loro strorie. Perchè né gli spazi, né i corpi sono territori di conquista.

In questi anni mi sono sentita sola, vuota, senza possibilità di decidere su me stessa. Su di me e per me vorrebbero scegliere quell* che sempre e da sempre decidono delle vite degli altr*. Proprio con questi altr*, solitamente messi ai margini, io voglio invece, da oggi, condividere le mie scelte e trovare le parole che da tempo mi mancano per dire che il mio corpo non è in vendita.

Perchè nessun* si senta sol*, neanche nel decidere sul proprio corpo. Per “riconoscersi negli sguardi di altre e altr*, per trovare il coraggio di prendere in mano il destino di questo mondo brutale, perché nel far tremare la terra si possa finalmente sovvertire il reale e tornare a respirare.”

Cominciamo da noi, per costruire la possibilità di respirare insieme, perchè questa trama di relazioni si faccia sostegno alle necessità di tutt* e al tempo stesso le ridefinisca collettivamente. In un mondo in cui la sessualità, la salute, il piacere sono ingabbiati in un semplice sistema di servizi, peraltro offerti in maniera insufficiente ed escludente, immaginare insieme come trasformarli in pratica quotidiana di ascolto e condivisione vuol dire, immediatamente, immaginare un mondo nuovo, un mondo rosa.

E quando la terra tremerà ancora una volta sotto i nostri piedi ci scopriremo, di colpo, a non averne più paura. Perchè sarà stato l’incedere leggero e inarrestabile dei nostri passi, ad essersi fatto terremoto. Che l’andatura sia quella di un cammino o di una danza, a muoverci sarà il sincronizzarsi incontrollato di uno stesso, multiforme, ritmo. A muoverci, sarà stato il desiderio.