OPINIONI

L’Europa a Weimar

«Null’altro possiamo fare oggi se non questo: capire quel che succede, evitare di essere trascinati nel gorgo, preparare una nuova onda di movimenti dopo che la tempesta in arrivo avrà fatto tutto quello che deve fare. Se qualcosa dopo la tempesta resterà»

Un uomo con la barba su un palco circondato da migliaia di persone si batte il petto e protende la collana del rosario, poi la porta alle labbra e la bacia mentre la piazza si divide tra una folla che grida “fascista” e una folla osannante che scandisce il suo nome. Una scena inquietante che prefigura il prossimo futuro d’Italia, ma anche la prossima evoluzione della storia europea.

La guerra civile nell’epoca di Internet non ha le caratteristiche che ebbe nel secolo scorso, ma un elemento di continuità esiste: come la guerra civile di un tempo anche quella che si sta delineando nel continente stremato da dieci anni di austerità, impoverimento, e umiliazione della democrazia comporta la disgregazione della società, la spaccatura inconciliabile della popolazione, la paralisi progressiva delle funzioni decisionali, la perdita di autorevolezza delle istituzioni. Weimar.

L’illusione europea si è dissolta, e l’Unione si è rivelata per quel che è: un dispositivo finanziario di impoverimento e precarizzazione del lavoro, e una fortezza colonialista protetta da un muro d’acqua e di fili spinati.

La via d’uscita non esiste: la sinistra convertita al neo-liberismo ci ha condotti passo passo a questo baratro, e ora è inutile strillare al lupo al lupo.

Il tentativo di fermare Salvini con un’alleanza che prepari una riforma elettorale di tipo proporzionale per contenere il pericolo nero è la più pericolosa delle idiozie proposta dai due aspiranti Duce falliti, Renzi e Grillo. Il Duce trionfante chiamerà il popolo a reagire e la situazione italiana volgerà al caos e potrebbe aprire la porta a una violenza di massa che finora è stata contenuta in isolate aggressioni razziste o fasciste.

Il Duce di Milano Marittima è pronto a lanciare l’offensiva sulle piazze dopo avere costruito le condizioni di un controllo sulla polizia di stato che va ben al di là della sua posizione di Ministro degli Interni.

La democrazia liberale è morta e non risorgerà grazie alle pensose scemenze di Walter Veltroni, ma dal punto di vista sociale e dal punto di vista umanitario non c’è sostanziale differenza tra gli etno-nazionalisti e i democratici. Il protocollo assassino che criminalizza chi salva migranti dall’annegamento è stato creato dal Ministro Minniti, e Salvini si limita ad applicarlo.

Lo spostamento di risorse dalla società verso le agenzie globali della finanza è l’asse portante delle politiche di Macron come di Salvini e della sua flat tax.

Adesso l’alternativa che si presenta in Italia è tra “pieni poteri” a Salvini, cioè instaurazione di un regime apertamente fascista, e precipitazione civile, e credo che nulla possa fermare il processo, perché siamo al punto di arrivo di un decennio di applicazione feroce della regola finanziaria e neoliberale. Un punto di arrivo che in molti avevamo previsto, e contro cui si è battuto nel 2001 il movimento no global e nel 2011 il movimento Occupy.

Ora è tardi per fermare la valanga.

Contemporaneamente alla precipitazione della tragedia italiana, nei prossimi mesi maturerà la tragedia britannica, mentre la Germania e la Francia entrano in recessione.

L’Unione europea sembra al collasso. Nessuno può sapere cosa questo significhi sul piano economico e finanziario, ma sul piano politico il trentesimo autunno dopo la rivoluzione anti-sovietica dell’Europa orientale potrebbe essere la stagione della definitiva precipitazione dell’Unione Europea.

Null’altro possiamo fare oggi se non questo: capire quel che succede, evitare di essere trascinati nel gorgo, preparare una nuova onda di movimenti dopo che la tempesta in arrivo avrà fatto tutto quello che deve fare. Se qualcosa dopo la tempesta resterà.