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La svolta buona di Lupi e Renzi: una casa per tutti (?)

Anche se chiama slides le diapositive con cui si presenta in conferenza stampa Matteo Renzi non sembra aver molta pratica con le lingue. Se l’avesse avrebbe potuto vedere che cosa è successo e sta succedendo in Europa. Le case ci sono tante e quelle vuote sono 11 milioni. Mentre sono oltre quattro milioni quelli che la casa non la hanno.

Lo stesso da noi, dove le case che ci sono e restano chiuse sono due milioni. Renzi sembra non sapere tutto ciò, e così, anche lui dai francesi (e da Berlusconi) ha appreso che “quando va l’edilizia va l’economia”. Non si sofferma sul fatto che l’invenduto francese è pressoché analogo al nostro e tira fuori il Piano Casa. Solo che scorrendo i 9 articoli del dispositivo di legge non si trova nulla per capire dove abiteranno le 200 mila famiglie che da qui al 2015 sono a concreto rischio sfratto.

Il Piano renziano non prende in riferimento neppure un’idea di come abitare la città, introducendo una sorta di “ritorno al futuro”. Retroattivamente cancella l’abitare, Renzi crea infatti così la nuova figura del “fantasma urbano”,togliendo la possibilità di avere la residenza in quelle stanze, a chi magari da anni ha occupato gli immobili sottraendoli alla speculazione e al degrado in cui, in egual misura dispotica, erano stati lasciati da proprietà pubblica e privata. Forte con chi lui “presume” debole, è pronto ad assecondare invece (una debolezza?) i proprietari dell’invenduto che potranno, se lo riterranno utile e conveniente, (visto che già Letta li aveva sollevati dal pagamento dell’IMU) affittare a canone concordato con una riduzione della tassazione portata al 10%. Oltre le lingue Renzi non dimostra neppure molta dimestichezza con i numeri ,visto che a richiedere un alloggio popolare in Italia ci sono intorno a 700mila famiglie e, solo per restare a Roma, il cosiddetto “canone concordato” si attesta mediamente intorno ai 7 euro a metro quadro, che per una famiglia monoreddito inciderebbe tra il 40 e il 50% del (quando c’è) salario comprendendo anche il previsto abbattimento delle tasse.

Ma c’è di più perché il decreto segna la fine dell’abitare pubblico. Intende infatti “contrastare il disagio abitativo” vendendo gli alloggi ex Iacp . All’articolo 3 si parla di un prossimo decreto in cui ad occuparsi della vendita sarà direttamente una triade ministeriale (Infrastrutture, Finanze, Affari regionali) che scipperanno le Regioni del proprio patrimonio. Incentiva l’acquisto attraverso un sistema di riscatto che di fatto, consegnerà chi aderirà al programma “rent to buy”, alla morsa dell’indebitamento bancario. La città della merce ha trovato oggi l’urbanista Renzi. Quello che vorrebbe cancellare la presenza stessa di chi occupa, attanaglia con i debiti chi crede di risolvere con un atto proprietario l’avere un tetto, detassa chi continua ad esibirsi in esercizi di rendita, intende continuare a costruire sempre e dovunque e insieme a nuove case il perdurare dello stato d’emergenza, svende il patrimonio pubblico, distrugge la stessa idea di città. E’ un film ed una città che già conosciamo, ma che non sarà la nostra.