MONDO

La riforma costituzionale russa ovvero come perdere l’unità nazionale

Oltre a permettere a Vladimir Putin di continuare a governare nonostante i limiti di mandato, la proposta di riforma costituzionale rischia di minare la coesione della società russa e di acuire le differenze di credo religioso della popolazione.

La questione costituzionale, nel modo in cui è stata improvvisamente sollevata dal Presidente Putin, sta per diventare una bomba a scoppio ritardato. Sembra infatti che tutti gli emendamenti suggeriti dal Presidente e dai suoi alleati siano formulati in modo da scontentare il maggior numero possibile dei cittadini e da causare divisione e seminare discordia fra gli abitanti del paese.

Innanzitutto, i conservatori di destra saranno risentiti del fatto che la patria «stabilita statalmente», così per come viene definita ora (in un nuovo paragrafo aggiunto con la riforma, ndt), sia appunto definita ma rimanga nonostante tutto “anonima” – quale tipo di patria stabilita statalmente, infatti, si vede dedicata una linea distinta e separata dal resto? Forse che da noi gli ufficiali e i burocrati si sono separati in una distinta nazione? Se così fosse, non lo possiamo sapere… Da destra, comunque, si considerano gli emendamenti solo a partire dalle “formazioni statali” più vantaggiose per sé. Dall’altra parte, anche le minoranze nazionali prevedibilmente non prenderanno parte con gioia al fatto che già in maniera abbastanza chiara non fanno parte della patria «stabilita statalmente» e che, allo stesso modo, non rivestono nient’altro che un ruolo secondario all’interno della società (come non negherebbe nemmeno Leskov).

L’introduzione di «Dio» nel preambolo della Costituzione appare qualcosa di ben più grave di un semplice atto di provocazione. Innanzitutto, scusate, ma mi sembra che, benché anche io sia membro – o almeno così sembra – di quella stessa patria o nazione «stabilita statalmente», i progenitori della quale mi avrebbero dovuto personalmente trasmettere la fede in dio («La Federazione russa, unita da una storia millenaria, preservando la memoria degli antenati che ci hanno trasmesso ideali e fede in Dio…» è l’aggiunta al preambolo costituzionale voluta da Putin, ndt), in realtà molto più concretamente mio padre, per quel che mi ricordo, è stato indifferente alla domanda sulla fede e non si è certo degnato di trasmettermi qualcosa di simile. Oltretutto, e ancora sia detto nella maniera più rispettosa possibile, l’identità del dio per il quale i progenitori della nazione «stabilita statalmente» dovrebbero la fede non farà felici molti ortodossi conservatori. Allo stesso modo non saranno felici di questa introduzione anche molti musulmani, dal momento che è abbastanza evidente che il dio in questione non è Allah. A proposito di ciò, occorre notare come in molte repubbliche la popolazione musulmana costituisce la maggioranza e specialmente nelle regioni musulmane c’è un forte aumento quantitativo della popolazione, contrariamente a quanto invece si può supporre che accada a una nazione ortodossa.

Ancora, non gioiranno dell’innovazione costituzionale nemmeno i buddisti, presso i quali l’esistenza di un solo e unico dio fa sorgere più di un dubbio come minimo. E così via. Potrebbe anche essere, a dire il vero, che si stia criticando oltremodo questo emendamento e non lo si è capito, nel caso in cui la nazione russa fosse già omogeneamente ortodossa e una tale identità ortodossa si stesse riproducendo a un ritmo così alto che, in un futuro non poi così lontano, sarebbe lecito aspettarsi per la minoranza islamica e per tutte le altre minoranze una completa assimilazione. Ma, guardando ai fatti, direi che una cosa del genere non è in alcun modo plausibile. Al contrario, ci troviamo sulla soglia di una notevole crisi demografica.

In realtà, l’impressione che si ha osservando scuole religiose e laiche in Russia è quella che si sia già piantato il seme della discordia della futura società: i bambini sui banchi scolastici vengono addestrati a sentirsi non solo cittadini della Russia, non solo russi ma oltre a questo rappresentanti di una specifica religione. Penso che questo succeda spesso e senza alcuna particolare lamentela di studenti o genitori, dal momento che viene accettato senza riserva il fatto che la lezione di “etica laica” (alternativa all’ora di religione) non verrà mai messa in piedi per un solo studente che ne farà richiesta, mentre il corso comune riguardante l’ortodossia è considerato di interesse per tutti.

Tra l’altro, anche sulle classi di etica laica e sulla loro necessità io ho delle domande – non che io non reputi necessaria un’educazione all’etica ma, semplicemente, una sola ora a questo dedicata mi sembra poco – l’insegnamento della morale non può essere esaurito in soli 40 minuti. Affidare la responsabilità del comportamento etico dello studente a una solo materia circoscritta è senza senso, quando non dannoso (per non parlare tra l’altro di come questo porti a spendere soldi che sarebbero potuti andare agli insegnanti di matematica, fisica, ecc.). Ma si tratta ovviamente di un altro discorso, che va approcciato in una diversa forma.

In generale, sia l’educazione religiosa sia l’educazione laica non mettono in primo piano ciò che potrebbe garantire la coesione del cittadino all’interno dello stato. Occorre però provare a valutare quali tentativi sul piano dell’unità e della coesione siano da farsi, benché possano essere zoppicanti, sia occorre vedere quali fra quelli che sono stati messi in campo siano stati i migliori in generale. Certo, il ricordo della Grande Guerra Patriottica potrebbe essere utile alla coesione sociale, così come questo fatto storico collettivo potrebbe essere utile al consolidamento dei rapporti fra le repubbliche dell’ex-Unione Sovietica, o almeno fra alcune di esse, ma quanto più si prova a regolamentare il ricordo, tanto più si sostituisce la coesione viva con un meccanismo artificioso.

È possibile inserire nella Costituzione un punto riguardo a come e a quali forme sarebbe necessario onorare il ricordo dei morti, ma ciò sarebbe la cosa peggiore che si possa fare – trasformare le forme vive e la memoria viva, che possono a tutti gli effetti riunire, in una mera formalità, in un vuoto simbolo e non un ricordo, bensì nella lealtà al regime attuale. E, purtroppo, sembra proprio che la memoria, pur sincera, per la guerra sia sempre stata veicolata da meccanismi di riproduzione del consenso da parte del potere attuale. Precisamente, è proprio il tentativo di inserimento nella costituzione a dirci che il ricordo della guerra non è diventato quell’evento attorno al quale è stato possibile costruire un’identità nazionale – al contrario, di un tale istituzione non si sentirebbe proprio la necessità. E non lo è diventato, penso, proprio perché è stato attivamente utilizzato ai fini di legittimazione del potere attuale.

Ma il fatto principale negli emendamenti costituzionali, ripeto, è che essi vanno a enfatizzare le differenze che ci consentono di vedere nel prossimo non un cittadino simile a noi, o “qualcuno come noi”, bensì un “rinnegato”. A scuola, una tale divisione viene già stabilita e tra l’altro per mezzo di soldi statali, vale a dire soldi nazionali. Ora, inoltre, essa viene portata a un livello nuovo, dal momento in cui abbiamo deciso, sebbene in maniera molto velata, di distinguere fra una religione principale e una serie di religioni secondarie. Ci si aspetta dai ragazzi di adesso, che vengono abituati a ricordare con certezza e precisione a quale confessione appartenessero i loro genitori, che con la crescita capiscano anche che la loro confessione non è così buona come la confessione di stato.

Mentre veniva scritto questo articolo, agli emendamenti costituzionali da parte di Putin si aggiungeva anche l’iniziativa di Valentina Tereshkova (deputata di Russia Unita, ha proposto di consentire al presidente Putin di ricandidarsi azzerando i suoi mandati precedenti dopo l’ingresso in vigore della Costituzione rinnovata, ndt): non occorre cambiare i termini della limitazione a due mandati di presidenza, ma se Putin decide di violarle ecco che lui può. La proposizione è assurda dal punto di vista legislativo, ma né la Duma né la Corte Costituzionale probabilmente avranno qualcosa da obiettare. Ma poi non ci si dovrà sorprendere dell’indignazione della parte più onesta della cittadinanza.

Se l’intento del Presidente è quello di creare discordia in una società già altamente divisa, allora sta agendo nel migliore dei modi. Solo, non si capisce perché ne dovremmo aver bisogno: le sue iniziative appaiono come una “farsa” a favore del principale partito di governo. Non ne uscirà una Russia più grande e potente, tanto meno più unita, chiaramente non servono all’uomo che sta mettendo in atto questi emendamenti. Perché sta succedendo tutto ciò – non si capisce. Fatto sta che per decisioni prese sulla base di considerazioni strategiche (peraltro, neanche tanto ovvie) il futuro dello stato è minacciato. Può essere che la proposta del Presidente provochi una reazione per cui il patriarca di Costantinopoli inizia a sostenere l’autonomia ella Chiesa Ortodossa ucraina? Mi astengo dal giudicare. Le motivazioni di questi emendamenti non mi sono chiare, ma posso dire una cosa con certezza: si tratta di proposte miopi e distruttive.

 

Pubblicato originariamente su Rabkor. Traduzione dal russo a cura di DINAMOpress