OPINIONI

La nuova ossessione dei razzisti: la foto di Mediterranea

Fa riflettere vedere quanto in basso sia arrivato il senso comune di una parte della popolazione italiana, pronta a deridere delle persone che pur di fuggire dalla Libia hanno scelto di mettere a rischio la propria vita e quella dei loro figli. Quello che è successo oggi intorno alla foto del salvataggio di 54 esseri umani

«Sbaglio o ce ne sono un paio sulla sinistra che avrebbero bisogno di una liposuzione associata a dieta ipocalorica?  Avete culo che ci siano ancora dei cretini che bevono le vostre balle», scrive @RedieRoss su twitter rispondendo a un link di dinamopress. «Tutti malati, si vede dalla foto. Avete più salute di me», «Oddio… come sono… affaticati, denutriti…povere anime…» e «Però ridono, freschi di parrucchiere libico» aggiungono nello stesso thread @arbidani, @FlaviaMasci_ e @RosaVal1. E ancora, sotto il post dell’articolo della redazione di questo sito sulla situazione del veliero Alex postato dalla pagina Facebook «Con Peppino Impastato», si legge: «Tutti in carne e sorridenti però» (Pasqualino Pisani); «Dalla foto si evince chiaramente che sono dei naufraghi allo stremo delle forze, deperiti, emaciati e provenienti da paesi in guerra» (Giovanni Casu); «Poverini sono così malnutriti e stanchi che non si riconoscono» (Alessandro Castellaneta).

L’immagine scattata ieri pomeriggio dall’equipaggio di Mediterranea subito dopo il salvataggio di 54 naufraghi ha fatto imbestialire i razzisti da tastiera. Per fortuna i commenti riportati qui sopra rappresentano solo una piccola parte del totale. Accanto e contro, tanti utenti dei social network hanno espresso felicità per il soccorso in mare e solidarietà agli attivisti di Mediterranea e ai migranti che hanno rischiato di morire. Fanno il paio con le migliaia di persone che negli ultimi mesi stanno sostenendo economicamente le missioni umanitarie, partecipando ai crowdfunding e rendendo possibili le azioni di soccorso.

In ogni caso, fa riflettere vedere quanto in basso sia arrivato il senso comune di una parte della popolazione italiana, pronta a deridere delle persone che pur di fuggire dalla Libia hanno scelto di mettere a rischio la propria vita e quella dei loro figli.

Basterebbe guardare le immagini del salvataggio per rendersi conto della bestialità raggiunta da alcuni individui. Fissare l’attenzione su quel gommoncino blu gonfiabile stracarico di esseri umani lanciato nell’impresa impossibile di attraversare il Mediterraneo. Vengono i brividi soltanto all’idea di affrontare un mare così grande su un mezzo così piccolo. E invece là sopra, tra gli altri, alcuni genitori hanno trascinato non solo se stessi ma anche i propri figli (erano quattro i bambini a bordo) e sono salite perfino tre donne incinte.

Per capire cosa spinge a correre un rischio così assurdo sarebbe sufficiente leggere i rapporti delle organizzazioni internazionali e delle Ong presenti nel paese nordafricano. Come quello delle Nazioni Unite «Desperate and Dangerous: Report on the human rights situation of migrants and refugees in Libya», pubblicato a dicembre 2018, che racconta di esseri umani venduti tra diverse gang, di persone torturate, picchiate e stuprate in diretta skype per costringere i parenti a pagare, di stanze sovraffollate in cui i migranti vengono reclusi senza acqua né cibo sufficiente mentre le malattie si diffondono inesorabilmente e a gran velocità. In Libia donne e ragazze sono stuprate davanti ai loro parenti, da diversi uomini contemporaneamente e in maniera ripetuta. Quasi nessuna esce dal Paese senza aver subito violenze. Molte diventano schiave sessuali. Questo tipo di violenze sono in aumento anche verso uomini e ragazzi.

Questi fatti sono purtroppo ben noti, eppure c’è una parte della popolazione italiana che sembra impermeabile a tanto orrore. Tra chi si nasconde dietro assurde teorie del complotto e chi ripete i soliti slogan idioti del politico di turno, che se la prende con gli immigrati mentre taglia impunito miliardi di euro a scuola e sanità. Viene da chiedersi quanto in profondità siano riuscite ad agire le forze razziste e i loro follower per interrompere su scala di massa quel riflesso automatico di identificazione con un proprio simile in difficoltà. Non parliamo di dettagli, ma del fondamento stesso del sentimento di comune umanità.