ROMA

La grande monnezza. Da Roma Est la protesta arriva sino al Ministero della transizione ecologica

A Roma si torna a parlare di rifiuti: un comitato di associazioni, di esercenti e di abitanti del quadrante est si è radunato sotto il Ministero della transizione ecologica per chiedere soluzioni a un problema che aumenta di giorno in giorno, con interi tratti di strada impraticabili per la spazzatura

Magliette verdi con raffigurato il volto di Tomas Milian, qualche striscione, una fisarmonica e tanta rabbia: una cinquantina di persone da tutto il quadrante est della Capitale si è trovato ieri pomeriggio davanti al Ministero della transizione ecologica per protestare contro la gestione dei rifiuti. L’iniziativa è partita dal comitato nato al Pigneto nelle scorse settimane e coinvolge abitanti, associazioni ed esercenti: tutti uniti dall’esasperazione.

«Diverse realtà hanno promosso questo momento, arrivano da Centocelle, dal Pigneto, dal Quadraro, da Cinecittà, da Don Bosco», spiega Marco Bucci, attivista del centro sociale Spartaco che si trova appunto nello storico quartiere teatro, durante la Seconda guerra mondiale, di un tragico e imponente rastrellamento da parte dei soldati tedeschi. «Noi ci siamo perché pure nel nostro Municipio viviamo un’emergenza rifiuti. Vie importanti come via Calpurnio Fiamma, via San Giovanni Bosco, parte della stessa via Tuscolana e via Nobiliore sono invase da cumoli di rifiuti».

Nato spontaneamente, il comitato si distingue dagli innumerevoli precedenti sorti nel territorio romano per la spiccata sensibilità ambientale e per la volontà di declinare il tema «nella grande cornice del cambiamento climatico e dunque della sostenibilità, del riuso e del riciclo», come sottolinea ancora Bucci.

Non a caso, infatti, la prima uscita pubblica è stata proprio sotto al Ministero della transizione ecologica. «L’ottica in cui stiamo affrontando la questione è generale, investe non solo la città, ma tutto il paese», chiarisce Francesco Pellas, arrivato da Pigneto: «È un problema che non può essere relegato soltanto alla dimensione cittadina, ma va affrontata con uno sguardo generale alla salute pubblica e alla transizione ecologica». Per Pellas, infatti, la transizione non può e non deve parlare «solo del meccanismo produttivo delle aziende e delle fabbriche, ma anche dello smaltimento dei rifiuti su cui a oggi non vediamo una soluzione non solo in questa città, ma in tutto il paese».

Un altro motivo dietro la scelta del Ministero per il presidio di ieri si può ritrovare anche nel continuo scaricabarile messo in atto dalle istituzioni locali. «Spesso, nel corso degli anni, Regione e Comune hanno giocato a rimpallarsi la competenza del problema, lasciando comunque la città nel pieno dell’inquinamento», racconta Pellas: «La soluzione deve essere strutturale e generale, per andare verso un’idea di smaltimento dei rifiuti che tuteli l’ambiente, quindi di riutilizzo e di riciclo degli stessi».

Sia Pellas sia Bucci ritengono che i soldi del Piano di resistenza e resilienza (Pnrr) andrebbero, in parte, indirizzati alla lotta contro il cambiamento climatico. «Siamo la città più popolosa del nostro paese, quindi il problema è più grande e più complicato da affrontare, ma su Roma convoglieranno tante risorse, i soldi del Pnrr, dei grandi eventi sportivi, del prossimo Giubileo… Chiaramente bisogna utilizzarle anche per ripensare tutto il ciclo dei rifiuti», conferma l’attivista di Spartaco.

Bucci ha le idee chiare su quali dovrebbero essere gli interventi più urgenti: «Prima di tutto bisogna assumere, quindi il Comune di Roma deve fare un piano straordinario di assunzione perché, per esempio, un territorio come il nostro ha risorse sotto-dimensionate, non si riesce proprio materialmente a raccogliere la monnezza. E poi bisogna rinnovare le strutture».

Tutti però sono d’accordo che la soluzione non può essere nuovi inceneritori o nuove discariche. «Non vogliamo ulteriore inquinamento dei nostri territori», ribadisce Pellas, che conclude: «Non ci fermeremo durante l’estate e neanche a settembre dopo le vacanze. Ci sarà una campagna elettorale in cui si dovrà anche parlare di temi e non soltanto dei nomi dei candidati. Continueremo a farci sentire, facendo presente che esistono delle soluzioni che devono essere assunte da chi ci governa, a tutti i livelli».

Tutte le foto di Nicolò Arpinati