DIRITTI

Italia condannata per i fatti della Diaz: “Fu tortura”

La Corte di Strasburgo condanna l’Italia per i fatti della Diaz. Quella notte, nell’assalto alla scuola genovese “vi fu tortura”, ma in Italia il reato di tortura non esiste. I responsabili impuniti mentre i manifestanti vennero condannati per “devastazione e scaccheggio”.

Quattordici anni dopo i fatti della Diaz la Corte Europea di Strasburgo ha condannato l’Italia per tortura. La motivazione: gli atti commessi dagli agenti che fecero irruzione nella scuola di Genova nella notte tra il 21 e il 22 luglio 2001, alla fine delle giornate di protesta globale contro il summit del G8, avevano “uno scopo punitivo, un fine di rappresaglia, volevano provocare l’umiliazione e la sofferenza fisica e morale delle vittime“.

Il collegio giudicante ha dichiarato all’unanimità che è stato violato, nell’assalto alla Diaz, l’articolo 3 della convenzione europea dei diritti umani a proposito del “divieto di tortura e di trattamenti disumani e degradanti”.

La sentenza è arrivata grazie al ricorso presentato presso la corte da A. Cestaro, un manifestante che all’epoca dei fatti aveva 62 anni e si trovava nella scuola al momento dell’assalto degli agenti. L’uomo subì, come molti altri, la violenza delle forze dell’ordine che una volta entrate si accanirono sulle persone che dormivano nella Diaz. Cestaro ne paga ancora oggi le conseguenze. Lo stato italiano dovrà versargli, a titolo di risarcimento, 45000 euro.

Gli agenti responsabili dei pestaggi non possono essere incriminati per il reato di tortura, perché in Italia vi è un “vuoto giurdico” e la “mancanza di leggi adeguate”. In altre parole, in Italia il reato di tortura non esiste come fattispecie all’interno del codice penale.

Il richiamo della Corte fa tornare d’attualità la legge d’iniziativa popolare recentemente depositata in parlamento, grazie a alle firme di migliaia di persone. per introdurre il reato di tortura all’interno del codice penale. Sicuramente non basterà una legge per evitare un’altra Diaz, ma sicuramente sarebbe un passo avanti.

A quattordici anni di distanza dalla ‘macelleria messicana’ arriva una sentenza che certifica solo quello che i movimenti hanno impresso nella coscienza collettiva del paese. L’impunità di cui hanno goduto, a tutti i livelli, le forze dell’ordine è lo stesso che gli ha permesse di uccidere, pestare, violentare negli anni successivi a Genova nelle strade e nelle carceri. Mentre gli unici a pagare per le giornate genovesi sono stati solo e soltanto una manciata di manifestanti, alcuni di loro costretti in carcere con l’utilizzo di veri e propri residuati giuridici, come l’accusa di devastazione e saccheggio.