EUROPA

Il vento dell’ovest contro l’austerity

In Portogallo cade il governo di minoranza della destra neoliberale. Ora la palla passa alla sinistra anti-austerity e al Partito Socialista, che hanno già presentato un programma di riforme per cambiare il paese. Leggi anche Cosa succede in Portogallo di Anastasia Barone e Considerazioni sullo scenario post elezioni di Joao Camargo.

È caduto ieri il governo di centro-destra di Passos Coelho. Quest’ultimo, leader di una coalizione senza maggioranza in parlamento, era stato incaricato della formazione del nuovo governo solo tre settimane fa. La decisione era stata presa dal Presidente della Repubblica Cavaco Silva che, nel discorso ufficiale, non si era risparmiato una pesante invettiva contro i partiti della sinistra e contro il rischio di un governo irrispettoso dei diktat europei.

Le speranze di Passos Coelho di proseguire la strada dell’austerità al governo sono sfumate nel pomeriggio, ma la sconfitta era annunciata da tempo. Già da qualche settimana infatti era ormai ufficiale la possibilità di un accordo delle sinistre portoghesi (Partito Socialista, Partito Comunista, Bloco de Esquerda, e Verdi) e la loro decisione di votare una mozione di sfiducia al governo in carica. Eppure, nonostante si trattasse di una caduta quasi « programmata », la piazza del parlamento si è riempita di migliaia di persone che aspettavano il voto finale di sfiducia al governo per festeggiare la fine dell’austerità in Portogallo. #governovaiabaixo l’hashtag che ha dominato twitter in Portogallo fin dalla mattina. Così, con 123 voti contro 107 è caduto l’uomo leader della politica di impoverimento di un paese già stremato dalle politiche europee.

Ieri mattina il Partito Socialista, il Partito Comunista, il Bloco de Esquerda e il partito dei Verdi si erano riuniti per firmare tre accordi separati per il sostegno a un governo di sinistra per i prossimi 4 anni. Tra le misure previste dagli accordi ci sono lo scongelamento delle pensioni nei prossimi quattro anni e un aumento immediato per quelle più basse. Si leggono poi alcune misure di difesa del diritto all’abitare e di limitazione dei pignoramenti, la riduzione dell’Iva sulla ristorazione al 13 %, un reinvestimento sulla sanità pubblica con riduzione del costo del ticket ed esenzione per le urgenze. Una strenua lotta alle privatizzazioni dei servizi pubblici già introdotte o in corso d’opera e la fine di ogni futura privatizzazione. Ma uno dei punto fondamentali è la lotta alla precarietà, in particolare contro i «falsos recibos verdes», l’analogo delle false partite Iva (che dovranno essere regolarizzate), e per una modifica generale del meccanismo di tassazione del reddito da partita Iva.

Su questi temi si è già espresso molto positivamente il collettivo Precarios Inflexiveis, che aveva già lanciato un «Piano di emergenza», con proposte che andavano nella stessa direzione dell’accordo firmato oggi. Inoltre la lotta alla precarietà si dispiega anche contro l’uso di stage e contratti di inserimento come sostituzione dei contratti di lavoro. L’accordo prevede, poi, l’aumento del salario minimo in modo progressivo fino a giungere ai 600 euro nel 2018. Molte sono anche le misure relative all’istruzione e alla formazione, come ad esempio la gratuità totale dei manuali per le scuole e, per l’università, la sostituzione delle borse annuali di postdottorato con veri contratti di ricerca.

La lista delle misure è lunga, e mostra il duro lavoro di una contrattazione tra partiti le cui differenze sono note e talvolta anche molto nette. La spinta delle formazioni politiche anti-austerità è stata forte ed il Partito Socialista sembra essere stato capace di assorbirla per rilanciare un governo alternativo.

Ma ora la parola torna al Presidente Cavaco Silva che, proprio alla fine del suo mandato, si trova a dover gestire la peggior patata bollente che gli sia mai capitata tra le mani. Dopo il solenne discorso in difesa dell’austerity, ora le alternative del presidente sono due: consegnare il governo nelle mani dell’unica maggioranza esistente in parlamento, quella della sinistra, oppure assumersi la responsabilità di far sprofondare il paese nel caos di un governo di gestione, attraverso una manovra autoritaria e inaccettabile.

Restano latenti ma non nascoste le tensioni che derivano dalle differenze anche forti che caratterizzano i partiti che formeranno questa nuova maggioranza. Ciò che è certo però, è che un futuro governo Costa, con l’appoggio di tutti i partiti anti-austerità del Paese, ha davvero la possibilità di cambiare il volto del Portogallo.

Si tratta di un evento storico per il paese lusitano e fondamentale per l’Europa. Una maggioranza formata dal Partito Socialista con l’appoggio dei partiti antiausterity era qualcosa di assolutamente imprevedibile ed impensabile fino a non molto tempo fa. Ma le sorprese accadono e in questo caso segnalano un’esigenza più forte di cambiamento e la consapevolezza che non si possa tollerare oltre il peso dell’austerità.

La speranza, infine, è che questo vento anti-austerity che soffia da Ovest possa spingersi più in là, fino a giungere in Spagna, ed essere d’aiuto, mentre è ancora aperta la battaglia per le elezioni del 20 dicembre.