ROMA

Il Global Strike del 99%

«L’1% più ricco della popolazione si sta mangiando tutte le risorse della terra! Se sei nel restante 99% hai tanti buoni motivi per scendere in piazza» così Fridays for Future (FFF) Roma chiama lo sciopero globale per il clima di oggi alle nove e mezza con partenza nella capitale da piazza della Repubblica

TASSONOMIA

La Tassonomia europea è il tema centrale dell’appuntamento di oggi per la giustizia climatica (partenza ore 9 e mezza da piazza della Repubblica), sulla scorta seguito del documento promulgato dalla Commissione europea e delle conseguenze che la guerra tra Ucraina e Russia stanno avendo sulle bollette. «La tassonomia europea è una classificazione – una vera e propria lista – degli investimenti ritenuti sostenibili in Europa dal punto di vista ambientale», riporta Greenpeace sul suo sito, una pratica che nasce dall’esigenza di rispondere alla strategia del Green Deal Europeo per raggiungere un impatto climatico zero entro il 2050.

«Per l’Unione Europea questa sfida necessita non solo di fondi pubblici (come quelli del Next Generation EU), ma anche privati. Ecco a cosa serve la tassonomia: a dire agli investitori cosa sia green e cosa no», continua Greenpace.

Il documento approvato a fine 2021 è stato oggetto di forti critiche, in particolare rispetto alla classificazione di Gas e Nucleare come investimenti per la transizione ecologica, ed è necessario ricordare l’esito del referendum del 2011 dove cittadine e cittadini italiani si erano espressi per bloccare il nucleare nel nostro paese, una storia che in Italia si ripete troppo spesso ultimamente, come è stato per la privatizzazione dell’acqua con il Pnrr a fronte del referendum sempre del 2011.

Sara di FFF Roma spiega: «Ci viene detto che l’intenzione di puntare sulle rinnovabili c’è, ma queste ultime possono essere troppo aleatorie, quando per esempio non c’è la radiazione solare e il vento non funzionano, quindi non sono abbastanza stabili. Eppure ora stiamo vedendo che c’è molta meno sicurezza ad affidarci a combustibili fossili che sono gestiti da pochi, gruppi di pochi stati. Dall’Italia importiamo circa il 40 % del gas utilizzato dalla Russia, quindi basta che un paese scelga di chiudere i rifornimenti che tutto collassa e si entra in una nuova crisi».

(da archivio)

CONVERGENZA

Questa manifestazione inoltre si caratterizza per la convergenza delle diverse lotte che stanno avvenendo, all’interno della visione condivisa che vede una trasversalità di tutte le questioni: dalla giustizia climatica, al lavoro, alle rivendicazioni studentesche.

Prova ne è stata l’assemblea ad Acrobax del 19 marzo per discutere insieme l’organizzazione delle giornate di oggi e di domani a Firenze lanciata dal collettivo Gkn e per consolidare la rete sociale per un ripensamento della società che parta dal basso, dalle vite quotidiane di ognunə e che prenda voce nelle decisioni dell’agenda politica.

Le date del 25 e 26 marzo infatti sono state lanciate insieme a riprova della collaborazione tra le diverse realtà checché ne dica il ministro Cingolani e la narrazione comune sulla consapevolezza dei e delle giovani attivistə di FFF sul mondo del lavoro e sulla modalità di mettere in atto le rivendicazioni per ottenere giustizia climatica.

«I più grandi colossi come Eni, Enel, Acea, Snam si muovono per formare ragazzi e ragazze sulla transizione ecologica e questa ha fatto arrabbiare molto tuttə gli studenti e le studentesse», racconta sempre Sara. Non è la prima volta che a Dinamopress viene raccontata l’intromissione di enti come Eni all’interno della scuola, in particolare nei programmi di alternanza scuola-lavoro.

Inoltre l’associazione nazionale presidi (ANP) ha affidato all’Eni la formazione dei docenti per le ore di educazione ambientale e i nuovi licei per la transizione ecologica e digitale (Ted) sono stati promossi da Elis «che comprende tra le peggiori aziende italiane da Eni, Enel, Acea, Snam», specifica Sara.

(Ilaria Turini)

CRISI IDRICA

Il Pnrr era considerata un’occasione per ripensare gli investimenti ecologici, ma è fallita «per una mancanza di volontà politica» e dimostrazione ne è anche la gestione della risorsa dell’acqua sempre più preoccupante in Italia.

Continua Sara: «non siamo neanche arrivati a primavera che il Po già è ai minimi storici per quantità d’acqua. L’Italia è un paese molto colpito da questa crisi idrica, come indica anche l’Intergovernmental Panel on Climate Change(IPCC). L’Italia è un hot spot climatico, significa che rispetto ad altre zone del mondo la temperatura aumenta più che in altre aree e viene quindi a soffrire maggiormente delle conseguenze della crisi climatica. Circa un quinto della superficie italiana è a rischio siccità ed è assurdo che in Italia le aziende che gestiscono questa risorsa così fondamentale, siano solamente quattro grandi multiutility. A Roma la quota di acqua che si perde nelle tubature è di circa il 47,6 %. Da una parte ci dicono chiudete l’acqua quando vi lavate i denti, dall’altra la maggior parte dell’acqua neanche ci arriva nei nostri rubinetti».

La giustizia climatica è un tema che interessa tuttə e le decisioni che vengono prese, in particolare nell’ultimo anno preoccupano scienziatə e attivistə, poiché volte a supportare interessi economici a discapito del benessere di ambiente e vita terrestre.

Giustificare prima con l’emergenza sanitaria e ora con quella del conflitto la mancanza di un cambio di rotta, che avvii realmente una transizione ecologica e non attività di greenwashing non ci salverà dal cambiamento climatico sempre più violento ed è necessario che governi e investitori lo capiscano, perché è già troppo tardi. La risposta non può essere l’indifferenza o la repressione di nuove realtà che promuovono la transizione ecologica come la Laboratoria Berta Cáceres di Roma sgomberata l’altra mattina.

I cortei che oggi occuperanno le città del mondo sono il frutto di pratiche che quotidianamente lavorano per invertire il senso di marcia, consapevolizzare tutti e tutte e riportare al centro della società un’idea di cura, in contrapposizione alle dinamiche capitaliste di sfruttamento.

«Perché è importante manifestare proprio adesso? l’ultimo report delle IPCC indica che se le emissioni non accennano a diminuire entro sette anni si prevede che esauriremo il carbon budget, ossia quella quota di anidride carbonica che ci resta per evitare che si arrivi a un aumento della temperatura di 1.5 gradi.

Perché è così importante questo limite? più aumenta la temperatura, più si intensificano e diventano sempre più presenti le catastrofi climatiche che vanno a colpire specialmente quelle parti del mondo che sono a basso reddito e quindi anche meno responsabili di questa crisi e che hanno meno strumenti per reagire nel momento in cui vengono travolte da tutte le sue conseguenze. Come FFF abbiamo anche inventato un nuovo acronimo che è Mapa che significa most affected peoples and areas», conclude Sara.

Immagine di copertina di Andrea Tedone