ITALIA

Il Borda!Fest straborda

La settimana edizione del festival di autoproduzioni e cultura dal basso si tiene a Lucca, nonostante la miopia culturale del Comune

Il Foro Boario di Lucca è vuoto. Lo spazio comunale doveva in questi giorni afosi ospitare la settima edizione Borda!Fest, un importante festival di fumetti, autoproduzioni e cultura dal basso, il primo in Italia dopo i lunghi mesi dell’epidemia. Un evento nazionale, che attira centinaia di appassionati, artisti, espositori, parte di una rete di festival di questo tipo (la Rete F.I.K.A.), di cui fa parte tra gli altri anche lo storico Crack!Fumetti Dirompenti del Forte Prenestino a Roma – che non si terrà neanche quest’anno a causa della pandemia.

Il Foro Boario doveva ospitare, ma è vuoto, perché mercoledì pomeriggio «il comune di Lucca e il suo apparato burocratico con una velocità mai mostrata prima ha deciso a due giorni dal festival di negarci l’utilizzo degli spazi promessi dopo una trattativa in corso da marzo» – come riporta il comunicato del Borda!Fest.

«Abbiamo programmato l’evento con attenzione – racconta uno degli organizzatori a DINAMOpress – comprato tamponi, parlato con infermieri e medici, calcolato le distanze tra i tavoli per arrivare pronti a qualunque evenienza e regolamento». All’ultimo momento quindi, dopo la dura diffida, il festival si riorganizza, ripensandosi all’interno dello stadio in gestione alla ASD Calcistica Popolare Trebesto, una realtà di calcio popolare di Lucca.

Riprogrammare un evento del genere non è semplice: più di cento espositori, artisti, realtà di tipo diverso in arrivo nella sonnolenta città toscana da tutta Italia e oltre. Ma neanche il cambio di location soddisfa i solerti funzionari del Comune di Lucca (a salda guida di Centro Sinistra) e arriva una seconda diffida.

A questo punto, giovedì sera, tanti espositori e artisti si trovano già in città: è semplicemente troppo tardi per annullare tutto.

«Pensiamo – continua il comunicato – che dopo i due assurdi rifiuti, realizzare Xtraborda [il nome della kermesse di quest’anno] diventi un atto politico forte, importante e forse anche più necessario di prima». E quindi un nuovo cambiamento: si improvvisa una nuova location, un parco sul fiume Serchio davanti al Foro Boario, uno spazio grande e alberato ma sicuramente non funzionale per una grande mostra mercato, con concerti, presentazioni di libri e discussioni: non c’è elettricità, non ci sono bagni, bisogna smontare tutto a fine di ogni giornata e via dicendo.

Il festival però è salvo, e l’atmosfera è la stessa degli scorsi anni, con tanti accenti diversi, prodotti di qualità artistica altissima e tante idee in circolo. Qualche iniziativa del programma non si riesce a fare, e il buio fa anticipare ancor di più la fine della prima giornata (in Toscana c’è ancora il coprifuoco).

Gli organizzatori non nascondono il loro disappunto: «Abbiamo seguito tutto l’iter burocratico, come abbiamo fatto negli anni scorsi, un iter che ci porta sempre ad avere uno spazio pubblico per il Borda. Il festival è noto a livello nazionale, risponde a un’esigenza, espressione di una cultura che seppur di nicchia è rappresentativa, non è un caso che nonostante tutti i casini oggi ci siano qui centinaia di persone. C’è qualcosa che si muove oltre noi».

E infatti il ricco programma di questi giorni prevede Antonia Caruso con Edizioni Minoritarie, Valerio Bindi e Luca Raffaelli, presentazioni di libri e piccoli concerti, mentre in passato ha visto Zerocalcare, Murubutu, Pop X e tante e tanti altri. Oltre a cose meno quantificabili come gli scambi, gli incontri, le reti che si creano in questi eventi.

Una rilevanza nazionale, un lavoro culturale e artistico che non sembra essere compreso dalle istituzioni locali.

«Il comune continua a interagire con noi come se fossimo una banda di scalmanati, la mela marcia nella città di provincia. Pare che il problema siano stati vizi procedurali – Covid-19, almeno nelle comunicazioni ufficiali, non appare mai. La nostra sensazione è che l’amministrazione comunale sarebbe potuta facilmente intervenire per velocizzare i tempi, come successo in passato nella storia del Borda, mentre nei mesi scorsi abbiamo avuto comunicazioni complicate, uffici chiusi, moduli sbagliati, rallentamenti».

Insomma, quello del Borda!Fest è un caso emblematico: come spesso accade, la politica derubrica la gestione di eventi culturali a questioni di ordine pubblico, non comprendendo l’importanza di un evento come questo. E, purtroppo soventemente, l’amministrazione che non comprende è di centro-sinistra.