ROMA

Il 23 aprile non è che un inizio!

Riportiamo il resoconto della partecipatissima assemblea pubblica “La città scrive la carta di Roma Comune” che si è svolta sabato 23 aprile.
Un successo l’assemblea per la “Carta di Roma Comune”: #decideroma

Un docente di fisica della materia che ogni tanto frequenta gli spazi sociali di Roma ripete spesso che si può conoscere solo attraverso la felicità dell’esperienza comune, non nella solitudine dell’esperimento. Questa avvertenza è tanto più importante quando la posta in palio è quella di scrivere un quadro di garanzie irrinunciabili e di principi fondamentali, un vero e proprio dispositivo normativo, come vuole essere la Carta di Roma Comune. Il diritto che vogliamo si da in primo luogo nelle esperienze vive che costruiamo nella società, capaci di spostare in avanti il quadro della legittimità delle nostre storie e della nostra esistenza. Il diritto, per come è stato inteso nel corso della discussione, è essenzialmente uno strumento di lotta.

La fine delle tradizionali forme di mediazione e di contrattazione sociale ci carica di una responsabilità maggiore. Non solo occorre costituire e consolidare degli istituti di democrazia dal basso e dei contropoteri sociali, capaci di esercitare potere di veto. E’ necessario anche dotarsi di autonoma capacità normativa, capace di incidere sulla riscrittura delle regole fondamentali di gestione della città, dei suoi beni e dei suoi servizi. L’assemblea per la Carta di Roma Comune, svoltasi sabato 23 aprile nel quartiere di San Lorenzo, è stata l’esempio di come l’esperienza, la condivisione, la democrazia dei molti, siano la via privilegiata – per noi l’unica via – per un’opera di scrittura di nuove principi e di nuove regole.

Solo da qualche mese abbiamo iniziato a camminare insieme, ma in ogni tappa di questo cammino facciamo nuovi incontri. Dopo le mobilitazioni delle scorse settimane – il corteo del 19 marzo, la giornata di assemblee di autogoverno in tutti i territori il 9 di aprile, la scalata della Basilica di Massenzio – la fase costituente del percorso “Roma Non Si Vende – Decide Roma” è ora entrata nel vivo della discussione sui principi e sul programma di autogoverno per la città. Centinaia di persone – comitati, associazioni, spazi sociali, lavoratori, studenti, giuristi, urbanisti – provenienti da mondi differenti, hanno discusso ed elaborato, per diverse ore, un insieme di proposte per il cambiamento. Se fino ad ora sono stati gli spazi sociali a segnare il passo della mobilitazione, l’assemblea del 23 ha segnato l’estensione al mondo dell’associazionismo.

La forma scelta di questa scrittura è stata quella della Carta, non una semplice delibera dal basso ma una Carta che vuole accompagnare il percorso politico, dandogli valore programmatico e legittimità. Il metodo scelto è quello assembleare, che si articola in momenti di elaborazione condivisa, grazie anche al contributo di giuristi e docenti universitari di diverse discipline, e di confronto con la controparte. Sia la forma che il metodo, perciò, segnano una differenza radicale – ontologica, direbbero i filosofi – con le forme tradizionali della politica, e con la tecnica neoliberale di governo della societa, caratterizzata, come sappiamo, da provvedimenti autoritari emanati in nome della neutralità e dell’economicismo.

La Carta ha preso forma a partire da dieci principi fondamentali, letti in apertura, e poi discussi, approfonditi e ampliati nel corso della discussione. Oltre la proprietà pubblica e la proprietà privata, la Carta, recependo quell’insieme di convenzioni, di consuetudini, di pratiche mutualistiche e solidaristiche consolidate nella città di Roma, introduce il diritto all’uso comune di ciò che è comune. Si apre così anche a Roma il campo per il riconoscimento, politico e giuridico, dei beni comuni urbani, che vuole essere raggiunto attraverso due strumenti imprescindibili: la partecipazione – nel senso del prendere parte ad un processo di cambiamento – e la decisione.

La strada indicata è perciò opposta a quella indicata dalle delibere della giunta Marino, con l’introduzione del bando pubblico, alle quali Tronca ha impresso una violenta accelerazione, restituendo al bando pubblico il suo significato originario, che è quello dell’esclusione. Abbiamo assistito in questi mesi a ripetuti attacchi alle associazioni e agli spazi sociali, fermati solo grazie alla resistenza collettiva, come nel caso del centro sociale Auro e Marco di Spinaceto. Proprio partendo dalla resistenza, è stato più volte ribadito nel corso della discussione che le associazioni virtuose, i centri culturali, gli spazi sociali, quelle forme di lavoro cooperativo e di democrazia popolare “che si oppongono allo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e che si sottraggono al profitto individuale” (principio n. 8), non possono essere bandite dalla città, costituendone al contrario una parte integrante del suo tessuto urbano.

Molti interventi hanno sottolineato come la Carta va ora estesa ai servizi pubblici essenziali della città di Roma. Presto sarà convocato un gruppo di lavoro sul tema che si porrà come sfida politica quella di superare la tradizionale linea che separa i lavoratori di un servizio, dai cittadini che ne usufruiscono. La sfida perciò è quella di aprire un campo di lavoro, come già accaduto sul tema del patrimonio pubblico e sul debito del comune di Roma, che abbia la capacità di contribuire alla scrittura della Carta e, nello stesso tempo, di porre le basi per una grande mobilitazione autunnale contro l’attacco del governo ai servizi pubblici locali. Sono beni comuni anche i trasporti pubblici, gli ospedali, i canili comunali che da mesi stanno lottando contro l’Amministrazione Capitolina, e che mercoledi 27 aprile hanno lanciato un importante momento di lotta. Per questo l’assemblea si è interrogata su come coinvolgere queste soggettività e renderle parte attiva del processo di scrittura collettiva della Carta di Roma Comune.

Un altro elemento emerso nel corso della discussione è quello della connessione con il movimento della Nuit Debout di Parigi, che il 15 maggio vuole farsi #GlobalDebut. Si è valorizzato il ritorno sulla scena europea di un movimento che ha la capacità di tenere assieme la lotta contro una riforma del lavoro e nuove istanze di democrazia dal basso. Infine si è sottolineata l’importanza di collegare il percorso romano alla campagna referendaria contro la riforma costituzionale del governo Renzi, che sempre in autunno ci vedrà impegnati in una nuova consultazione popolare. Anche in questo caso si è sottolineato come il rifiuto di un provvedimento autoritario debba essere occasione non per difendere l’esistente, ma per riaprire lo spazio di lotta per nuove istanze e pratiche democratiche.

Il gruppo Carta si riunirà di nuovo mercoledì 27 aprile per rielaborare le proposte emerse in assemblea e ricomporle all’interno della cornice unitaria dalla Carta. Il 14 Maggio vuole invece convocare un momento di confronto pubblico con i candidati sindaco della città di Roma, dove la Carta sarà presentata come elemento di verifica permanente dei provvedimenti della futura giunta. Se il governo commissariale sta provando a mettere un ipoteca, dall’alto, alle azioni della futura amministrazione, noi vogliamo avviare una fase costituente, dal basso, si riappropri della politica e pratichi il cambiamento.

Possono tagliare i fiori ma non possono fermare l’arrivo della primavera!

I nostri sogni non rientrano nelle vostre urne!

Ovunque in Europa, solleviamoci!

(slogan liberamenti tradotti dalla #NuitDebout di Parigi)

Roma Non Si Vende

DecideRoma