PRECARIETÀ

Giornalisti precari, e questo sarebbe un compenso equo?

Accordo truffa tra Fieg e Fnsi sulla pelle dei precari e dei freelance. Torniamo a mobilitarci l’8 luglio perché il lavoro si paga e l’informazione ha un costo.

Qualche hanno fa è venuto alla luce un fatto che chiunque lavorasse nel mondo dell’informazione conosceva benissimo: giornali, tv, riviste agenzie e quant’altro si reggono sul lavoro iper sfruttato di giornalisti pagati poco o nulla. Articoli, servizi, reportage pagati anche 3 o 5 euro, che spesso rappresentano la spina dorsale di interi progetti editoriali. Scoperchiato il vaso di pandora freelance e precari hanno cominciato a parlare, a raccontare le loro storie, ad incontrarsi e anche ad organizzarsi in comitati per pretendere un “equo compenso” per il proprio lavoro. Altro che casta dei giornalisti! Un intero esercito di lavoratori e lavoratrici che pur svolgendo un lavoro qualificato e di qualità, guadagnano poco o nulla sperando di accumalure “esperienza”, “curriculum”, “visibilità” o di riuscire dopo anni di precarieto e gavetta a conquistare un posto in una redazione.

La questione posta non riguardava però solo le condizioni di lavoro e di sfruttamento. Giornalisti e freelance ponevano anche una questione di democrazia: come si può pensare di avere un’informazione plurale, libera e indipendente, ma soprattutto di qualità, che produca notizie e che non si limiti a copiare e incollare comunicati stampa, se chi la fa non viene retribuito o vive situazioni di precarietà e ricatto totali?

La mobilitazione dei giornalisti precari alla fine è approdata a quella che era sembrata una grande vittoria: la legge 233 del 2012 che definisce l’equo compenso come “corresponsione di una remunerazione proporzionata alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, tenendo conto della natura, del contenuto e delle caratteristiche della prestazione nonché della coerenza con i trattamenti previsti dalla contrattazione collettiva nazionale di categoria in favore dei giornalisti titolari di un rapporto di lavoro subordinato”.

Forse soddisfatti e risucchiati da mille impegni comitati, freelance e giornalisti hanno abbassato la guardia. Così è arrivato l’accordo truffa tra Fnsi (ovvero la Federazione nazionale stampa italiana) e la Fieg (che sta per Federazione italiana editori di giornali) che fissa a 20 euro e qualche centesimo la retribuzione per un’articolo su un quotidiano. Altro che equo compenso! Questo vuol dire ridurre centinaia di collaboratori e freelance, già svantaggiati dalla necessità di aprire una partita IVA e i cui soldi riempiono le casse dell’Ordine dei giornalisti, alla fame, o ridurre il loro lavoro ad un hobby per chi se lo può permettere.

Ecco, è ora che torniamo a mobilitarci, incontrarci e organizzarci, magari in modo stabile, magari coordinandoci con i tanti precari e precarie di cui raccontiamo le storie e le ragioni nei nostri articoli e reportage.

Ci vediamo martedì 8 luglio alle ore 10.00 sotto la sede della Fnsi