MONDO

#GazaUnderAttack: Succede a Tel Aviv e Haifa

Le piazze di Tel Aviv, gli studenti palestinesi e l’offensiva ai loro danni nelle università.

Dal blog di Ali Abuminah su The Electronic Intifada*

Aggiornamento al 19.11.2012

Gli studenti israeliani dell’università di Haifa hanno ballato e cantato al grido di “Morte agli arabi” durante il raduno di domenica scorsa in appoggio ai bombardamenti della Striscia di Gaza. […] Un video su Youtube mostra centinaia di studenti che intonano “Hatikva”, l’inno nazionale suprematista d’Israele. Alla fine del video, si sentono distintamente diverse voci intonare il coro “Mavet la’aravim” – “a morte gli arabi” [link al video sul blog dell’autore, ndt].

I leader studenteschi hanno dichiarato a Magazine Hamoshavot che la manifestazione, convocata “in appoggio allo Stato d’Israele” e all’esercito, ha visto la partecipazione di circa 1300 persone. Tra i partecipanti anche leader estremisti come il parlamentare Michael Ben-Ari, sempre in prima linea quanto a istigazioni alla violenza e all’odio razziale e religioso, nonché il parlamentare di estrema destra Arye Eldad e il colono fondamentalista Baruch Marzel. Sempre secondo la rivista Hamoshavot, la security avrebbe vietato a Marzel di entrare nella città universitaria.

Bandiere israeliane sono state distribuite agli studenti da Im Tirzu, formazione antipalestinese di estrema destra. Oltre a esprimere sostegno allo stato e all’esercito, la manifestazione è apparsa esplicitamente mirata a contestare gli studenti palestinesi dell’università che si erano mobilitati la settimana scorsa.

I militanti e i siti antipalestinesi hanno fatto circolare la falsa notizia che gli studenti palestinesi avevano osservato un minuto di silenzio in ricordo di Ahmad al-Jabari, il capo militare di Hamas la cui esecuzione extragiudiziale da parte di Israele ha dato il via all’escalation. Un’accusa sufficiente a dare libero sfogo ai sentimenti antiarabi e alle richieste di espulsione dall’università:

“Sono qui per dire che l’università di Haifa non è una sezione di Balad”, ha dichiarato ad Hamoshavot [il membro della Knesset] BenAri. “L’università di Haifa è un’università ebraica e sionista”. Mentre Eldad [l’altro parlamentare presente] ha detto: “Se lo Stato d’Israele finanzia l’università, non può finanziare i suoi nemici, né chi s’identifica con loro durante una cerimonia all’interno dell’università stessa. È intollerabile”. E ha aggiunto: “Erano qui per dire che s’identificano con un mega-killer, con un uomo che Israele ha giustiziato”, proponendo poi che “l’università organizzi loro dei pullman per Gaza, affinché possano unirsi alla veglia funebre ed essere direttamente partecipi del dolore dei familiari”. Specificando poi che “non occorrerà organizzare il viaggio di ritorno”».

Balad è il partito di Haneen Zoabi, il membro palestinese della Knesset a cui due anni fa – a differenza di Ben-Ari ed Eldad – era stato vietato di parlare all’università di Haifa in occasione di una commerazione della Nakba proposta dai palestinesi.

In diversi tweet Aamer Ibrahim, un giovane iscritto all’università di Haifa, ha commentato il clima ostile nei confronti degli studenti arabi.

@Aamerib: “Students association of the uni should represent all the students, they enter the class hall with Israeli flags #Gaza pic.twitter.com/kIqpH9gM”. [“Le associazioni studentesche dell’uni dovrebbero rappresentare tutti gli studenti, entrano in aula con bandiere israeliane #Gaza”].

“Watch: I can’t understand how these ppl can dance W a flag that represent the killing process on #Gaza #GazaUnderAttack yfrog.us/cb524dzwkuqkgg…” [“Guardate: non capisco come possano ballare con una bandiera che rappresenta le uccisioni di #Gaza”].

Alla luce delle tensioni nel campus, il rettore Amos Shapira ha disposto la sospensione per due settimane delle attività politiche all’interno dell’università, ha riferito Hamoshavot.

Mentre su Gaza piovono bombe, sono molte le esternazioni violente e razziste da parte di figure di spicco della società israeliana. Un sondaggio di Haaretz ha rilevato che oltre il 90 percento della popolazione ebraica d’Israele appoggia l’offensiva su Gaza.

Aggiornamento al 16.11.2012

“Non meritano di vivere, devono morire”

“Che i vostri figli crepino, cani”

“Ora vogliamo tornare là [a Gaza] e cacciare tutti gli arabi”

“La gente vuole che si spari di più”

“Muhammad è morto”

Queste alcune delle frasi gridate ieri sera [15-11-12, n.d.t.] da un gruppo di manifestanti israeliani favorevoli all’offensiva su Gaza. Le proteste pacifiche degli studenti palestinesi nelle università israeliane sono state accolte da invettive analoghe.

A Tel Aviv, sul lato opposto della strada, un altro gruppo di israeliani manifestava contro l’attacco. “Siamo qui per dire che bisogna porre immediatamente fine a questa guerra”, ha affermato il parlamentare Dov Khenin, del partito comunista Hadash, rivolgendosi ai manifestanti contro la guerra. “Non bisogna versare neanche un’altra goccia di sangue”.

Le due proteste contrapposte sono state filmate da David Sheen. Se è vero che c’è chi si esprime contro la guerra, è indubbio che buona parte della popolazione ebraica d’Israele appoggia l’offensiva israeliana su Gaza, convinta dalla propaganda di governo che sono i palestinesi a lanciare senza motivo razzi contro un Israele che vorrebbe solo vivere in pace e tranquillità.

A manifestare con gli interventisti c’era anche Baruch Marzel, un colono noto per il suo fanatismo e le frequenti istigazioni alla violenza. “Il nemico va espulso e distrutto”, ha detto Marzel, specificando che i palestinesi dovrebbero essere cacciati da Gaza affinché gli israeliani possano tornare a insediarvisi.

“Siete solo dei travestiti! Siete quelli del Gay Pride, ecco chi siete”, ha urlato ai pacifisti un altro manifestante pro-guerra, e altri si sono uniti. Nonostante qualche invito alla cautela – “stanno filmando, niente insulti” – gli improperi violenti non si sono fermati. “Andatevene a Gaza coi musulmani, figli di puttana”, ha detto uno. “La gente vuole che si spari di più”, la risposta agli appelli al cessate il fuoco provenienti dai manifestanti sull’altro lato della strada.

Le sete di sangue e violenza che si respira nelle strade di Tel Aviv riecheggia le invettive proferite da esponenti del governo israeliano. Nei giorni scorsi, il Ministro del Fronte interno di difesa Avi Dichter ha affermato che Israele dovrebbe “riformattare” – ovvero cancellare – Gaza come si fa con l’hard drive di un computer, ma usando le bombe. Mentre il Ministro dei trasporti Israel Katz ha esortato Israele a bombardare Gaza così duramente da costringere la popolazione a fuggire in Egitto, e ha proposto la sospensione di ogni fornitura idrica ed elettrica.

Centinaia di palestinesi di cittadinanza israeliana, iscritti alle varie università, hanno partecipato alle mobilitazioni contro l’offensiva su Gaza, nonostante la massiccia presenza di polizia all’interno e nei dintorni dei campus – ha riferito Arabs 48, un sito informativo dedicato ai palestinesi d’Israele. All’università di Tel Aviv, pesantemente presidiata dagli agenti di sicurezza, si sono radunati circa 150 studenti – ha scritto Arabs 48 – ma sono stati contestati con slogan razzisti dagli studenti di destra del gruppo sionista Im Tirzu. Uno degli slogan era “Morte agli arabi”. Scene simili anche all’università ebraica [di Gerusalemme, n.d.t.], dove le forze dell’ordine si sono dovute schierare per impedire agli studenti di destra di aggredire i palestinesi che chiedevano la fine del conflitto.

“La cosa più orribile che abbia mai visto”

All’università di Haifa, gli studenti palestinesi hanno osservato un minuto di silenzio per le vittime dell’offensiva israeliana su Gaza, venendo bito contestati dagli studenti ebraico israeliani – racconta Arabs 48.

“Quello che è successo oggi all’università di Haifa è la cosa più orribile che abbia mai visto”, ha scritto su Twitter l’utente israeliana @kesterica, testimone dei fatti. “Gli studenti arabi stavano protestando in silenzio contro la guerra. Hanno invitati gli ebrei a unirsi a loro”. “In risposta”, ha twittato @kesterica, “decine di studenti ebrei hanno aggredito gli arabi, chiamandoli traditori, spargendo la voce che era un omaggio funebre [per al-Jabari], cantando [inni religiosi a favore della guerra]”.

La mattina di mercoledì 14, Israele ha compiuto l’esecuzione extragiudiziale di Ahmad al-Jabari, il massimo esponente dell’ala militare di Hamas, rompendo la tregua e dando il via alla nuova esplosione di violenza che, alla mattina di venerdì 16, aveva causato la morte di 19 palestinesi tra cui almeno sei bambini e una donna in stato di gravidanza.

“Gli ebrei cantavano: ‘è morto, è morto, è morto’. Di solito non grido fascismo, fascismo, ma di questo si è trattato”, ha twittato @kesterica. “Una ragazza araba mi ha raccontato che le hanno chiesto perché era lì, e lei ha risposto che era contro la guerra e le vittime [le morti] e ha invitato le persone a unirsi a lei. Non l’hanno fatto”, aggiunge @kesterica.

“Non so cosa pensava ogni singolo manifestante, ma lei e parecchi di loro dicevano solo di essere contro la guerra. Sinceramente, lo sono anch’io”, scrive nei tweet. Come mostra il video qui sopra, gli studenti palestinesi hanno risposto alle provocazioni intonando “Mawtini”.

I toni violenti e razzisti hanno anche circolato molto tra gli utenti israeliani di Facebook e degli altri social media.

Durante l’attacco israeliano a Gaza del 2008-2009, il giornalista Patrick Cockburn ha scritto:

La società israeliana è sempre stata introversa, ma in questi giorni mi ricorda più che mai gli unionisti dell’Irlanda del Nord di fine anni sessanta, o i cristiano libanesi degli anni settanta. Come nel caso d’Israele, anche quelle comunità avevano sviluppato una fortissima mentalità da assedio, che li portava a percepirsi sempre come vittime, anche quando a uccidere erano loro. Non c’era spazio per rimorsi o per la mera ammissione di quanto inflitto agli altri, e questo faceva apparire qualunque atto di rappresaglia commesso dall’altra parte come un’aggressione ingiustificata dovuta a un odio immotivato.

Parole che suonano alquanto attuali

Grazie a Dena Shunra per aver reperito e tradotto i tweet di @kesterica.

*Traduzione dall’inglese a cura di Dinamopress. Ali Abunimah è co-fondatore di Electronic Intifada e autore di One Country: A Bold-Proposal to End the Israeli-Palestinian Impasse, Metropolitan Books 2006.

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