TERRITORI

Expo 2015: corruzione, mafie, grandi eventi


Dopo l’ennesima inchiesta che ha travolto la gestione dell’Expo milanese del 2015, abbiamo fatto il punto della situazione con Roberto Maggioni, giornalista di Radio Popolare coautore del libro “Expopolis” (ed. Agenzia X).

Cosa emerge dall’ultimo giro di vite su Expo?

Se stiamo a quello che scrivono i magistrati antimafia milanesi emerge l’esistenza di una cupola per pilotare gli appalti di Expo 2015 e non solo. Dentro all’inchiesta c’è anche tutto il filone della sanità lombarda, il settore di cui più si è nutrito il ventennale sistema di potere formigoniano. Ora bisognerà capire chi siano i referenti politici di vecchi arnesi di tangentopoli rispuntati fuori, come il compagno G Primo Greganti e GianStefano Frigerio, entrambi reduci di quegli anni ma evidentemente con ancora una discreta voglia di sguazzare nel torbido. Il sindaco Pisapia ha sposato la tesi delle mele marce, altri parlano di sistema e nuova tangentopoli, poi ci sono i giustizialisti populisti.

Per quanto mi riguarda credo che al di là degli aspetti giudiziari che avranno il loro iter e sveleranno altre connessioni, una cosa importante da mettre in evidenza è l’esistenza di un “sistema Expo” fatto di appalti al ribasso, rincari record, extra-costi, poteri speciali. Un sistema a maglie larghe e di larghissime intese, dove in tanti hanno deciso di arraffare, fare affari, condizionare, scambiarsi favori, ridisegnare poteri. La spartizione è inscindibile dall’essenza del grande evento, che è inclusivo e accogliente pee tutti: la ricerca di un consenso totalizzante.

Prima dei reati ci sono le persone e chi sta governando Expo, a partire dal commissario Sala, potrebbe anche non essersi accorto che i suoi più stretti collaboratori si spartivano appalti e mazzette (difficile, ma tutto è possibile, in questo caso sarebbe forse inadatto a ricoprire quel ruolo) ma di sicuro ha firmato tutti i ribassi, i rincari e gli allentamenti dei controlli antimafia.

Commissari, gestione emergenziale, corruzione sembra una costante per quanto riguarda i grandi eventi…

I grandi eventi vivono di eccezionalità: quella raccontata e propagandata nell’accezione di “occasione unica” e quella del governo dell’eccezione, che apre percorse inediti di governo della cosa pubblica. Parola d’ordine derogare, forzare le maglie del diritto, il grande evento -in questo caso Expo- è a suo modo un evento abusivo, che si svolge in un contesto di illegalità diffusa, che per costruirsi ha bisogno di infrangere leggi e consuetudini. E’ la contraddizione di chi propaganda legalità e lotta alla criminalità da un pulpito poco credibile. Di più, il rispetto delle regole diventa un intralcio e rischia di rallentare la costruzione del’evento. I casi della Mantovani, della Maltauro, della CMC dimostrano che anche di fronte ad appalti assegnati in modo poco chiari, bisogna andare avanti e lasciare che il rito salvifico dell’Expo si compia.

D’altronde gli appalti sono diverse decine, i miliardi da incassare fino a 10, la possibilità di incidere anche sul post-evento e intessere relazioni nella ragnatela del grande evento sono una occasione troppo ghiotta.

Expo è lo shock che permette di fare quello che normalmente non si fa o si fa a rilento.

C’è davvero pericolo di infiltrazioni mafiose nella gestione di Expo 2015?

Parlare di infiltrazioni è riduttivo. La Lombardia è stata colonizzata dalla criminalità organizzata, in particolare dalla ‘ndrangheta. È organica a una parte importante dell’economia e condiziona la politica. L’inchiesta “infinito” del 2010 ha portato in carcere quasi 300 affiliati e anche l’inchiesta che ha pprtato agli arresti di giovedì su Expo nasce da una costola di “infinito”. Da stupidi pensare che le mafie possano stare fuori da Expo. Il grande evento ha una funzione acceleratrice e aggregatrice e le mafie stanno dentro questo schema.

Dal cantiere di Expo e da alcune opere collegate (soprattutto le nuove autostrade Pedemontana e Teem) sono state fin’ora interdette dalla Prefettura di Milano 33 aziende. Senza contare quelle che poi con un semplice ricorso al Tar sono rientrate al lavoro. Sempre sulle mafie segnalo che pochi giorni fa Expo Spa ha deciso di alzare la soglia del valore dell’appalto oltre cui far partire i controlli antimafia: da 50 mila a 100. La conseguenza, secondo me, sarà quella di una drastica riduzione dei controlli, perchè gli appalti grossi sono più legati alla criminalità imprenditoriale, i subappalti, dove lavora la mafia “tradizionale”, si frazioneranno ancora di più per stare sotto alla soglia alzata: tanti lavori sotto ai 100mila euro.

Expo e diritto alla città: come sta modificando l’area metropolitana milanese l’esposizione universale?

Expo è l’antitesi del diritto alla città: è un evento che non nasce dai bisogni reali di chi vive la città e i territori, è calato dall’alto e gioca sul brand della partecipazione senza praticarla, è un format chiuso condizionato dalle regole e dagli interessi del comitato organizzatore, il BIE (Expo è come un pacchetto turistico per la città che lo ospita: prendere o lasciare).

Lo spazio della politica è limitato, quello degli interessi privati ampio. Expo resuscita strada vecchie di 50 anni di cui nessuno sentiva il bisogno (Pedemontana) se ne inventa di nuove funzionali ai sei mesi dell’evento (Rho-Monza), propone al turista che arriverà una visione della metroregione lombarda falsa e falsata. E dal primo novembre 2015? Tutti morti? Il mondo finisce?

Non credo, ma se Expo si dipana nel tempo e ha una data di inizio e una fine, le conseguenze e le nocività di Expo no, resteranno e saranno usate ancora per un bel po’.