EUROPA

Europa costituente

Riflessioni su PLan B: uno spirito costituente che può diventare un faro di speranza nelle tenebre dell’Europa.

Sicuramente ciò che più preoccupa di questa fase politica europea non è la gravità oggettiva della situazione: sono i dati che ci parlano di un quadro che non migliora in nessuno dei comparti e che cammina verso una tragedia politica e umana nel continente ancora peggiore di quella che stiamo vedendo in questi giorni. Quello che inquieta è che il comportamento degli attori politici, totalmente incapaci di un’iniziativa autonoma, tende a non essere niente più che un altro elemento dato della situazione, che mostra cecità, malafede, fatalismo, dogmatismo e ogni volta di più ciò che in Germania si chiama Ressentimentspolitik.

Si suppone che il faro della speranza del continente sia il nostro Regno di Spagna. Se facessimo della speranza un surrogato della fede religiosa, allora potremmo dire che i governi portoghese e greco indicano la via di uscita dall’austerità e dall’autoritarismo nella UE, a cui si aggiungerà con un’investitura definitiva il nuovo e tanto atteso “governo del cambiamento” spagnolo. Se ciò è una speranza, cosa possiamo dire di quanto ci si può aspettare dalla situazione francese, tedesca, italiana, per non parlare delle isole britanniche? Il cuore della fondazione dell’Europa unita puzza di cadavere e quando si chiuderà l’angusta botola di luce centro-europea sapremo che il sepolcro sarà stato sigillato.

Senza dubbio si muove qualcosa, con passo ambivalente. Spronato in buona misura dal colpo di forza dell’Eurogruppo contro il governo Tsipras dello scorso 13 luglio. Da un lato, questo 9 febbraio ha avuto luogo a Berlino il lancio del Movimento per la Democrazia in Europa (DiEM25), i cui principali punti di attrazione, al momento, sono due: il fascino – il carisma – di Varoufakis e l’enfasi sulla questione della democrazia come chiave determinante. Dall’altro lato, il Plan B per l’Europa, ambiguo già di suo, gravita tra l’aperto nazionalismo dei Mélenchon, Lafontaine o Fassina e l’altroeuropeismo di Urbán, Pisarello o Zoe Konstantopulu. Questa ambiguità è chiara nei due poli organizzativi di Plan B che, semplificando, potremmo sintetizzare come il parigino e il madrileno. Per un verso, un centro di forza intorno ai significanti “euro-nazione-sovranità”, per un altro “altra Europa-democrazia-movimenti”.

Se volessimo considerare, con William James, l’aspetto pratico delle credenze, la pragmatica che sostengono, forse potremmo districare un poco questo groviglio che paralizza gli sforzi per fermare la tragedia europea. Il nazionalismo da grandi nazioni della sinistra francese, tedesca e italiana segue semplicemente la corrente che domina oggi la scena francese e italiana e sempre più quella tedesca: il nazionalismo xenofobo e aggressivo unito al populismo fiscale e sociale. Questa sconfitta risale già a quasi due decenni fa, quando non furono capaci di costruire un soggetto politico serio, sociale e sindacale di carattere europeo, che impugnasse e sfasciasse la costituzione neoliberale della UE, tra Maastricht e Amsterdam. La notte delle vacche nere della lotta francese contro il TCE nel 2004-2005 causò la fine della partita. Per loro, semplicemente, l’europeismo “non vende”, non permette di accumulare potere e consenso elettorale.

Senza dubbio, nell’incontro madrileno di Plan B abbiamo potuto vedere in mezzo alla nebbia un altro spirito costituente, che equipara la sovranità alla democrazia reale di tutta la cittadinanza e soprattutto ai subalterni della UE. Abbiamo potuto vedere un approccio molto più pragmatico del problema dello smontaggio dell’UE “austeritaria” e autoritaria dentro e contro il suo disegno neoliberale. E abbiamo potuto vedere un’enfasi nella costruzione trasversale e dal basso che ha caratterizzato il 15M, insieme alla presenza delle candidature e dei comuni municipalisti come determinazione concreta di un’altra Europa costituente. Questa forza abbozzata nel Plan B madrileno, quella di assaltare la UE neoliberale e autoritaria dal basso e dai sui quattro punti cardinali, combinata con la chiamata diretta alla democrazia europea come programma che proclama il DiEM, potrebbero rivelarsi operazioni complementari e funzionali per uscire dal marasma e dalla paura che ci attanaglia.

Fonte: diagonalperiodico

Traduzione di DINAMOpress