POTERI

Essi vivono. La rete, la rete!

Ultim’ora sugli Alieni: dal Colle più alto il più alto degli Alieni ha designato dieci “saggi”.

Già durante la campagna elettorale gli Alieni, al di qua e al di là del Tevere, avevano scoperto una recentissima invenzione, il twitter, e giù tutti a cinguettare, con appena un paio d’anni di ritardo sull’adolescente imbranato medio. A elezioni concluse, su spinta dei nuovi Alieni – gli ultracorpi casaleggiani in forma di baccelloni venuti dal pianeta Gaia – rieccoci con un’altra straordinaria pratica innovativa, lo streaming, che pure si favoleggia essere stato in uso a centri sociali, circoli culturali e frequentatori di concerti pop almeno dagli anni ‘90 dello scorso secolo. Sembra che il mago Merlino usasse già una versione beta di QuickTime. Certo che, al vederli in diretta consultarsi con Bersani e Letta, era difficile distinguere le vecchie volpi ansiose dai cittadini Crimi e Lombardi che ripetevano a scatti il mantra grillino.

In un clima fra il terrore dei nuovi arrivati e l’euforia francescana, gli Alieni antichi si sbarazzano in fretta di auto blu, appartamenti di servizio, cibi raffinati e riti ancor più raffinati, mentre i nuovi Alieni si impratichiscono di privilegi e procedure bizantine. Intanto Napolitano affossa il giaguarato Bersani, fra il giubilo dei suoi rivali pieddini e il riso ebete dei grillini, pronti ad abboccare al governo “pseudo-tecnico” del Presidente solo per il fatto che la nomenclatura non compare nel titolo. In realtà il risveglio di Morfeo è il colpo di grazia alla tenuta del Pd, l’approdo finale della strategia migliorista avviata da Amendola con la proposta di unificazione, in epoca jurassica, fra Pci e Psi. Questo sarà il risultato più rilevante e in parte non intenzionale dello scontro fra tre raggruppamenti minoritari che perseguono scopi eterogenei: sopravvivenza dopo la batosta elettorale per imprudenza di Pd-Sel, rivincita personale di Berlusconi, riorganizzazione apocalittica della rappresentanza per la ditta Grillo-Casaleggio. In pratica, a parte l’auto-affondamento del centro montiano con la farsa dei marò, il Pd sarà l’unica forza politica a pagare per la crisi economica e sistemica dell’Italia. Poetic justice, meritata (almeno dal 1977) quanto pericolosa in assenza, per il momento, a sinistra di un movimento in carne e ossa.

Bersani ha insistito con ottusità prima a proporre un’immagine sicura di vincente e una magnanima alleanza con Monti, poi, dopo il suo flop e la scomparsa di Monti, a ribadire contro ogni evidenza un’apertura a Grillo con concessioni stravaganti quanto poco sostanziali, senza mai intaccare la subalternità alle logiche della finanza internazionale e dell’austerità neoliberista. Una tattica masochista, che serve però a rinsaldare un suo polo minoritario nel grande scompaginamento a venire del Pd. Allo stesso modo, Renzi cerca di evitare il confronto congressuale di autunno e ancor più una candidatura intempestiva alla premiership per l’estate, prende tempo per presentarsi come candidato vincente di tutto il Pd fra un anno e, se nel frattempo dovesse scoppiare il partito, si prepara a costituire uno schieramento tutto suo. Lo sventurato Vendola rimane a guardare a bordo campo.Entrambi, Bersani e Renzi (per non parlare delle volpi del Tavoliere e di Uolter l’africano), fanno però i conti senza l’oste, sia esso un Berlusconi che gioca spregiudicatamente allo sfascio fiducioso nei sondaggi a breve, sia piuttosto l’Europa della finanza, che punta a commissariare l’incontrollabile Italia (il “pilota automatico”) senza affatto curarsi delle mediazioni politiche e sociali. Lo stesso Grillo vuole rottamare tutto, indifferente al Pd, alle malconce istituzioni e senza neppure una prospettiva preveggente sui destini del suo stesso movimento.

Quando parliamo di Alieni, stiamo mica a scherzare: il loro rapporto con sofferenze e speranze delle moltitudini europee è proprio zero, ridono sulle macerie contando su una bella speculazione immobiliare una volta sgombrate. Ultim’ora sugli Alieni: dal Colle più alto il più alto degli Alieni ha designato dieci “saggi” per negoziare il programma di un governo nazionale di conciliazione e sviluppo. Elenchiamoli bene per non farci sommergere dallo tsunami di rinnovamento e dalla ribollente linfa giovanile che introducono nella politica italiana: prof. Valerio Onida, sen. Mario Mauro, sen. Gaetano Quagliariello (quello che Ruby era la nipote di Mubarak), prof. Luciano Violante (quello che “i ragazzi di Salò”), prof. Enrico Giovannini (presidente dell’Istat), prof. Giovanni Pitruzzella (presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, ergo intrepido debellatore di monopoli e cordate), dottor Salvatore Rossi (membro del direttorio della Banca d’Italia), il ministro per gli Affari europei Enzo Moavero (del pregiato governo uscente), l’on. Giancarlo Giorgietti (ras leghista di Varese, altro votante-credente in Ruby e principale autore della legge 40 sulla procreazione assistita) e il sen. Filippo Bubbico. Tutti contenti, sembra, pure il M5S che non ha fatto a tempo a fare il sondaggio in rete.

Evvai, vecchia talpa!