MONDO

Donne, vita e libertà: corrispondenze dalle rivolte iraniane

La corrispondenza con il ricercatore e attivista iraniano Hassan (nome di fantasia per tutelare la sua identità ) restituisce un punto di vista dall’Iran sulle rivolte in seguito alla morte di Mahsa

I seguenti materiali sono estratti da una corrispondenza con Hassan , ricercatore e attivista iraniano, che ci fornisce un punto di vista “dal campo” sulle rivolte in Iran come conseguenza dell’omicidio della 22enne curda Mahsa Amini da parte della polizia morale, che da oltre tre settimane stanno occupando lo spazio pubblico in Iran, prendendo di mira l’insostenibile regime della Repubblica Islamica.

Li pubblichiamo qui in forma originale, mantenendo il più possibile la fedeltà al testo ricevuto, nella speranza che possano aiutare opinione pubblica, attivistə e media a comprendere il significato politico e la posta in gioco di queste proteste, non soltanto per il popolo iraniano ma (per quello che l’Iran e il Medio Oriente rappresentano nel contesto contemporaneo di guerre e rivoluzioni) anche per il mondo intero. Come richiesto də corrispondentə, non abbiamo intenzione di pubblicarne i nomi per intero, al fine di non esporre ulteriormente le loro vite al feroce regime repressivo portato avanti dalla Repubblica Islamica

5-6 ottobre 2022

H.:

Carə L, ho parlato con alcunə compagnə e ho cominciato a preparare alcuni testi. Tutte le forze di sinistra in Iran sono concordi sul fatto che il nostro obiettivo dovrebbe essere quello di costruire una campagna internazionale, e che senza l’aiuto də nostrə compagnə in giro per il mondo, i nostri sforzi si ridurrebbero a un episodio isolato e destinato sicuramente ad esaurirsi rapidamente.

Volevo anche informarti su alcuni aspetti fondamentali della nostra situazione.

Una rivoluzione in corso d’opera

A sentire quanto intonato dalle persone in strada, questa non è una rivolta nè una sommossa nè una qualche forma di disobbedienza: questa è una vera e propria rivoluzione socialista in corso d’opera portata avanti dal popolo. Ovviamente, nessunə vive nell’illusione che arriverà presto a compimento. Abbiamo un lungo cammino da percorrere e ci stiamo assicurando di tenerlo sempre a mente.

La relativa assenza di organizzazioni politiche e sociali a causa della repressione decennale del regime

Questa è una vera e propria rivoluzione “populista”: dopo 43 anni di repressione, in Iran non esistono organizzazioni pubbliche indipendenti e non ci sono gruppi organizzati, siano essi politici o sociali. Dopo il massacro də militantə di sinistra negli anni ’80, negli ultimi tempi sono statə uccisə persino poetə marxistə non rivoluzionarə (vedi Omicidi in serie in Iran 1988-1998 [ndt] ). L’ultimo tra questə è stato Baktash Abtin (2022), la cui morte è ben documentata.  

La centralità della composizione del popolo curdo…

Il popolo curdo, per via della sua lunga storia di resistenza contro il fascismo su vari fronti coloniali (nazioni), è stato in prima linea in questa rivoluzione. Sebbene i media mainstream tendano a sminuirne il ruolo, la gente in strada riconosce questo dato di fatto. Le e i martiri più giovani di questa nostra rivoluzione sono mortə nei grembi delle loro madri come conseguenza del bombardamento di aree residenziali nella regione del Kurdistan iraniano da parte della Repubblica Islamica.  

…e quella delle e dei beluci

Però le e i curdi non sono soli/e, anche le e i Beluci hanno avuto le e i loro martiri e iniziato la loro resistenza in solidarietà con le e i curdi. Pochi giorni prima dell’omicidio di Mahsa, una 15enne beluca è stata violentata dal capo della polizia della regione durante un “interrogatorio”. Le e i Beluci chiedevano soltanto un giusto processo. Il 30 settembre, dopo la preghiera del venerdì, avrebbero dovuto discutere di questa loro risoluzione.

Almeno 64 persone sono state uccise a colpi di arma da fuoco e ci sono immagini video che mostrano proiettili sparati da un elicottero. Quel giorno è stato ribattezzato “Il venerdì nero di Zahedan” [capoluogo della provincia di Sistan e Belucistan, nell’ovest del paese – ndt]. Esistono anche voci non confermate che parlano di un bombardamento della città stessa da parte della Repubblica Islamica. Le e i beluci hanno avuto tra le loro fila le e i più devoti rivoluzionari degli ultimi anni, eppure molte e moltu di loro portano ancora indosso lo stigma di terrorista.  

L’omicidio di Nika Shakarami

Forse, la vittima più emblematica del fascismo è stata la 17enne Nika Shakarami. Invito te e tuttə ə compagnə a familiarizzare con la sua breve vita visto che, come Mahsa, anche lei è diventata il simbolo del nostro dolore e il suo nome è la nostra bandiera. Proviene da una famiglia di artiste e artisti dissidenti. È stata arrestata durante una protesta a Teheran, picchiata a morte dalla polizia in maniera così brutale che girava voce che il suo volto fosse irriconoscibile. Il corpo è stato restituito alla famiglia  sotto forti condizioni e a seguito della gran partecipazione popolare al suo funerale nella città di Khorramabad [capoluogo del Lorestan, nell’ovest del paese – ndt], la polizia ha requisito nuovamente il corpo. Numerose e numerosi testimoni dichiarano che il suo corpo era in uno stato tale che il regime aveva paura che venissero scattate foto durante il funerale. Anche la tv di stato, ormai senza ritegno, si vergogna di quanto successo a Nika e tace al riguardo.  

La Repubblica Islamica NON è uno “stato socialista”

Sono cosciente che moltə compagnə del nord del mondo simpatizzano con la causa palestinese. Per questo, moltə di voi potrebbero considerare la Repubblica Islamica come un regime antimperialista. Però, il suo supporto al popolo palestinese è stato esagerato a dismisura e ho persino sentito alcunə comunistə occidentali definire la Repubblica Islamica come uno “stato socialista”.

Non è questo il caso. Il regime ha adottato ogni tipo di politica neoliberale sin dai suoi esordi: militarizzazione delle forze di polizia, trasformazione della natura del lavoro, implementazione delle privatizzazioni, e molto altro, e come se non bastasse, sono degli accaniti maccartisti (vedi esecuzione dei politici iraniani del 1988 [ndt]) che considerano essere comunistə come equivalente di essere contro Allah. Questo è valido anche per altre forze di “resistenza apparente” nella regione che sono considerate alleate della causa palestinese: nello specifico, Hezbollah e il loro leader impunito, Hassan Nasrallah. Oggi, tra le e gli iraniani, “antimperialista” e “asse della resistenza” sono due stigmi che nulla hanno a che fare con la Palestina ma che, invece, rivelano la truffa perpetrata ai danni del popolo per privarlo dei propri diritti.

La paura della strumentalizzazione da parte dei gruppi di estrema destra…

Non volevo sovraccaricarti con la geografia etnica del sud globale e con la nostra storia politica attuale, ma ritengo fondamentale farsi un’idea della natura dell’organizzazione sociale in Iran e del peso della storia che portiamo sulle nostre spalle, dal momento che una delle nostre principali preoccupazioni sono i movimenti delle forze reazionarie, come i monarchici e altri gruppi ultranazionalisti. Come ti ho già detto, percepiamo esitazione da parte də nostrə compagnə nel nord del mondo, come se ritenessero che si trattasse di una “operazione di regime change”. Non lo è. Questa è una rivoluzione, e così come voi, carə compagnə, vi siete mossə rapidamente per sopperire a questa esitazione, vi posso garantire che anche i fascisti si stanno muovendo rapidamente

…e il rifiuto di leader autonominati: il ruolo dell’arte e della creatività

Parliamo di fascisti: ci impongono leader con la forza. Sappiate che ogni leader autonominato è nostro nemico, poco importa di quale etnia, lingua, genere o sessualità. Il nostro movimento si fregia del fatto di non avere leader ma di essere fortemente creativo. Ho intenzione di scrivere un testo su come arte e creatività si sono rivitalizzate in appena due settimane. Lasciami dire quanto invidiassi la comunità e l’arte che mettevate in pratica nella cara vecchia Napoli e quanto penso saresti invidiosə tu adesso della rapidità con la quale si formano le piccole comunità qui da noi, non solo per creare arte e musica ma anche per resistere e lottare.  

I Popoli sono Determinati

Mahsa Amini, Nika Shakarami

Non dimentichiamo il nostro fratello Julian Assange Fanculo i Porci Fascisti  

Dipinto di Atash Shakarami, zia di Nika, firmato 2010
“Le e i rivoluzionari sono nel futuro”

Nella seconda parte della corrispondenza, viene trasmesso un testo di una studente e militante che analizza l’importanza delle sollevazioni in Iran da un punto di vista femminile

Questo testo è di una mia amica, Pardis. Trovo che il suo approccio storico-antropologico sulla “conoscenza femminile” rappresenti una ventata di aria fresca, se comparato alle molte riletture dei movimenti femministi occidentali. Le chiederò assolutamente di scriverne ancora, visto che la sua femminilità militante è unica nel panorama intellettuale iraniano ma prevalente nelle strade, sopratutto tra le studenti che non hanno paura di sfidare l’autorità.    

L’importanza delle sollevazioni in Iran da una prospettiva femminile (non femminista)

In quanto antropologa, e ancor di più in quanto donna nata e cresciuta in Iran, ho sempre avuto a che fare con regole formali e informali, linee guida e valori che determinavano il modo con il quale dovevo concepire il mio corpo e i limiti entro i quali il mio corpo poteva essere visto: il termine ufficiale usato dal regime iraniano è esposto. Questo insieme di norme è stato considerato per anni come acclarato e non discutibile. Innanzitutto, è importante comprendere come la legge islamica sia stata imposta sui corpi, poi è cruciale delucidarne le ramificazioni e, infine, con questa conoscenza possiamo fare luce sulle sollevazioni, quella rivoluzione femminile che si sta verificando in Iran.  

1 . Durante gli anni ’80, anni di oppressione, massacri, silenzio e violenza, funzionari pubblici hanno trasformato con successo il corpo delle donne in un apparato riproduttivo tramite il quale donne riproduttive e uomini produttivi possono essere prodotti. Anche se nei primi anni ’80 c’erano diverse manifestazioni e partiti di opposizione che invocavano l’hijab facoltativo e la libertà delle donne, tali richieste sono state silenziate. Questo processo è avvenuto non soltanto tramite la violenta azione governativa contro le donne, trasformatasi poi nella polizia di sicurezza etica, ma anche tramite la violenza da parte degli uomini in generale.

Tenendo conto che dopo il 1979 la società iraniana era fortemente politicizzata e che il popolo faceva sentire a gran voce le proprie richieste, il regime islamico è riuscito a mettere a segno un bel colpo: a discapito della depoliticizzazione degli uomini e in nome della legge islamica, hanno dato poteri extra ai membri maschili della famiglia e gli uomini, mano nella mano con il regime islamico, hanno oppresso le donne.

Esaminando la condizione sociale di 8 anni di guerra con l’Iraq, i corpi delle donne sono diventati merce di valore perché possono produrre soldati. Tralasciando la politica, addirittura guardandola con preoccupazione, gli uomini in Iran hanno avuto un ruolo importante, sacrificando loro stessi per il fiorire del regime islamico. Non ha importanza il dove: sulla linea del fronte o in fabbrica, devono essere sempre efficienti e produttivi.  

2 . Anche la prima generazione nata sotto il regime islamico ha interiorizzato queste paure. Ci hanno detto di non esprimerci liberamente a scuola. Innamorarsi era equiparabile a un crimine. Lo scenario si delineava chiaramente, potevamo fare domande fintanto che queste domande fossero allineate con i valori del regime islamico. Anche il comportamento è stato funestato da diversi stimoli, come regali, viaggi a santuari religiosi e visite ad autorevoli ayatollah in persona. Mi ricordo di non aver potuto partecipare alla visita ad Hassan Khomeini perché avevo il ciclo: fù una tragedia per la me 14enne.

La mia generazione crebbe e il nostro maggior risultato fù il Movimento Verde del 2009. Sostenere un candidato riformista alle elezioni presidenziali ci fece sentire per la prima volta la forza del popolo. Purtroppo, la rigida cornice della repubblica islamica non è mai cambiata e i coraggiosi tentativi delle donne che hanno lottato per la libertà in Iran sono stati messi a tacere brutalmente.  

3 . Le prime scintille si sono verificate nel 2017, quando Vida Mohaved si è tolta l’hijab ed è salita in piedi su una vecchia cabina elettrica su viale Enghelab [viale della Rivoluzione Islamica – ndt] a Teheran. Con sorpresa,  degli uomini erano intorno a lei a sostenerla. Nell’università il coro «Riformista, fondamentalista, il tempo è finito». Il momento dischiude la verità dando il via a una nuova ondata di sollevazioni tenute insieme dalla brutale uccisione di Mahsa Amini.

La nuova generazione di uomini ha una migliore comprensione del peso della condizione delle donne in Iran. Questa conoscenza femminile si è diffusa tramite i social media, le cerchie di amici e altre attività sociali che coinvolgono le giovani generazioni di entrambi i generi. Non hanno paura di ballare, di amare e di togliersi l’hijab mentre i loro omologhi maschi le applaudono per il loro coraggio.    

Immagini dall’ Iran: rivolte, proteste e violenze

L. Essendo stato a lungo tempo il terreno di scontro della lotta per il potere, il corpo femminile ha finalmente ottenuto la forza per potersi esprimere, per poter esternare  le proprie richieste. L’elemento illuminante di questa nuova rivoluzione è la condivisione della conoscenza femminile, che non si è limitata soltanto a discutere su come le torture subite in quanto donne in Iran ci parlino delle sofferenze sociali delle persone a prescindere dal gruppo etnico di appartenenza, ma ha raccolto tutte queste domande sotto un unico coro: «Donne, Vita, Libertà».      

Hei L.,

Abbiamo avuto una settimana difficile, come forse saprai. Lo stato ha attaccato diverse prigioni, inclusa la prigione di Evin, tutte con effetti devastanti. Stiamo ricostruendo tutte le informazioni che riceviamo sui prigionieri, la maggior parte dei quali nostri amici, scrittori, registi e attivisti, per scoprire se stanno bene. Eppure la vita di molti prigionieri comuni è in pericolo.

Dicono che le guardie carcerarie stiano colpendo i prigionieri politici a Evin e che i prigionieri ordinari si siano ribellati per aiutare i loro compagni. I giorni seguenti hanno assistito a molteplici proteste nelle università e nei contesti scolastici di tutto il paese, che hanno dovuto affrontare dure repressioni, con la polizia e le forze paramilitari che sono entrate in scuole e università, arrestando centinaia di studenti e picchiandoli.

Sebbene siamo felici di vedere i nostri giovani, bambini tra i 7 e i 17 anni, diventare politicamente attivi, la loro sicurezza è stata una delle principali preoccupazioni. Sembra tutto un’esagerazione di un romanzo di Llosa. Più di 60 bambini sono stati uccisi la scorsa settimana e il numero totale di morti è ora più di 400. Alcuni media suggeriscono che il numero degli arresti sia di circa 8000. Eppure le notizie sul Kurdistan sono scarse. Lo Stato è regredito alle sue radici fasciste ed è aumentato esponenzialmente il numero delle sparizioni forzate e delle esecuzioni ultragiudiziarie. Potere al popolo!

Jina, Nika

Traduzione a cura di Michele Fazioli per Dinamopress