ROMA

Di là dal fiume e tra gli alberi, a Roma si abita così

L’incendio del Ponte di Ferro ha di nuovo aperto uno squarcio: lungo gli argini del Tevere si addensano da sempre insediamenti abusivi, dei quali la città si accorge solo quando avvenimenti di cronaca accendono i fari su quei luoghi

Sorprende come sul sito del Comune di Roma si esalti il rapporto della città con il suo fiume. Si ricorda come  la cesta su cui erano stati adagiati Romolo e Remo si sia impigliata sulle sponde del Tevere ed è lì che li trova la lupa che li salverà allattandoli, senza fare parola di quanti su quelle sponde ancora oggi sono costretti ad abitare, senza che nessuno arrivi a salvarli. Si preferisce ricordare i «milioni di turisti affascinati dalla visione suggestiva della Capitale e dei monumenti che si specchiano nelle sue acque» e i ponti antichi e recenti che collegano le due sponde.

Il fiume, imbrigliato fra i muraglioni costruiti per arginare le frequenti piene, scorre «a due passi da luoghi conosciuti in tutto il mondo», piazza Navona, il Pantheon, Castel Sant’Angelo, costeggia Trastevere e Testaccio prima di arrivare a buttarsi nel mare. Le sue acque sono navigabili per lunghi tratti e, sempre dal sito, si legge che le gite in battello ci «regalano scorci irripetibili e itinerari di visita inconsueti: storia, natura e romanticismo si fondono lungo le sue sponde di rara bellezza».

Percorrendo la pista ciclabile realizzata sotto il livello stradale o camminando lungo le sponde il panorama non è così romantico come lo si descrive. La situazione però non è nuova.

Era appena diventata Sindaca Virginia Raggi nel luglio 2016 quando, dopo l’aggressione e l’uccisione di un giovane americano lungo l’argine del fiume, tutti sembravano aver scoperto che sotto i ponti esistevano accampamenti abusivi. Ecco che con solerzia l’Ama interviene per rimuovere rifiuti e baracche sotto ponte Fabricio e la Sindaca assicura che tale “degrado” non sarà più tollerato.

Anche Alemanno da Sindaco aveva assicurato che non avrebbe più tollerato che le sponde del fiume di Roma fossero dei ricoveri clandestini e delle discariche a cielo aperto. Nell’aprile del 2013 aveva ordinato lo sgombero di un accampamento di circa 80 persone che si erano insediate sul lungotevere di Pietra Papa, in zona Marconi e promesso che per evitare il riformarsi degli accampamenti abusivi sulle sponde del fiume avrebbe organizzato pattugliamenti a cadenza mensile o settimanale nei luoghi più a rischio.

Un anno dopo però troviamo il Sindaco Ignazio Marino impegnato nella bonifica dello stesso tratto di Lungotevere di Pietra Papa, con la rimozione di cumuli di rifiuti e deforestazione dell’argine del Tevere. Le operazioni durano per due giorni e alla fine il bilancio sarà di 15 baracche distrutte e 20 persone allontanate.

La più grande operazione di sgombero degli insediamenti abusivi lungo gli argini del Tevere e dell’Aniene era avvenuta nel 2008 decisa dal Campidoglio dopo l’omicidio di Giovanna Reggiani a Tor di Quinto.

La bonifica era durata mesi e le banchine e le sponde dei fiumi erano state completamente liberate dagli accampamenti abusivi. Centinaia di persone si erano spostate sotto i ponti della tangenziale o all’ombra dei cavalcavia della via Flaminia e della Cassia in baracche costruite in fretta.

A febbraio di quest’anno in piena emergenza per il freddo e per la pandemia, negli anfratti dell’argine del Tevere in zona Ostiense, nel tratto tra ponte della Scienza e ponte del Porto Fluviale, sono stati trovati due insediamenti abusivi, alle persone che vi abitavano è stata data assistenza dalla Sala Operativa Sociale del Comune.

I tentativi, anno dopo anno, di liberare gli argini del Tevere dagli insediamenti occupati da persone che vivono in strada si sono dimostrati inutili. A Roma si stima che siano più di 8mila i senza dimora, ma è difficile fare una valutazione esatta. L’ultima rilevazione Istat è del 2014 e ne censiva 7700. La grave crisi sociale dovuta alla pandemia ha sicuramente fatto aumentare il loro numero, così come gli sgomberi dei campi rom hanno contribuito a disseminare la città di piccoli nuclei di insediamenti abusivi.

Si rifugiano lì dove diventano invisibili, al di sotto della città che vive, nascosti fra i canneti lungo il fiume. Sono gli accampamenti disperati di chi non può rifugiarsi altrove, cacciato dalla città che non vuole vederli. Ogni tanto li mandano via, eppure tornano lì, perché non hanno altro posto dove andare. Si sistemano lungo il fiume che accolse Romolo e Remo, senza illudersi che qualcuno stavolta verrà a salvarli.

Questi accampamenti sono l’abitare che la città offre ai suoi cittadini più poveri, accanto a discariche abusive, rifiuti portati dalle piene, pavimentazioni delle banchine dissestate, rischio di essere travolti dalle piene sempre più frequenti e pericolose a seguito del cambiamento climatico.

L’incendio divampato pochi giorni fa sotto il Ponte di Ferro poteva uccidere qualcuno degli abitanti dell’insediamento costruito sotto i suoi piloni, per fortuna in quel momento non c’era nessuno.

Tutte le immagini di Sarah Gainsforth