ROMA

Discarica di Albano, schiaffo delle istituzioni alla salute e al territorio

Il presidio dei comitati di sabato si conclude con un nulla di fatto, sulla questione rifiuti in città le giunte rimangono ostaggio di interessi e poteri, mentre ai Castelli monta la protesta

La gente scende in piazza, ma le istituzioni non ascoltano. Sabato scorso si è infatti svolto un partecipato presidio a Roma, in Piazza Santi Apostoli, contro la proroga di sei mesi dell’apertura della discarica di Roncigliano, nel comune di Albano, decisa dal neosindaco capitolino.

Attiviste e cittadini della zona dei Castelli si sono uniti a comitati, associazioni e collettivi del comune di Roma per contestare la continuità nelle politiche della gestione dei rifiuti, tra la giunta Raggi e quella Gualtieri.

Il presidio è durato tutta la mattinata alternando numerosi interventi in attesa del ritorno di una delegazione salita a parlare con il vice presidente del Consiglio Provinciale e con il capo di gabinetto del sindaco.

Tra i tanti temi emersi in piazza, è stata sottolineata la consapevolezza che il problema non è Albano, ma il sistema di produzione e gestione dei rifiuti in città, assolutamente inadeguato, orientato alla valorizzazione del rifiuto in sé anziché alla sua riduzione drastica e ostaggio di gruppi di potere che traggono profitto dallo smaltimento. Più volte si è ripetuto infatti che non applicare la raccolta porta a porta in città è una volontà politica orientata a tutelare profitti a discapito dell’ambiente e degli ecosistemi regionali. Le attiviste di Albano hanno anche evidenziato che rispetto alla capienza vera e propria della discarica i sei mesi di proroga sono inconcepibili, perché essa sarà satura in un mese e mezzo e a seguito verrà con ogni probabilità individuato il nuovo angolo di provincia laziale dove depositare i rifiuti capitolini.

Immagine di No. Inc./Presidio Permanente lotta contro la discarica

Erano presenti al presidio anche i consiglieri di maggioranza Luparelli e Cicculli, come pure il consigliere provinciale Eufemia che in un intervento ha ribadito quello che Gualtieri potrebbe fare, cioè attuare una soluzione ponte supportata da fondi statali e nel frattempo adeguare il piano rifiuti a quello di altre capitali europee.

Complice la giornata soleggiata e la partecipazione discreta, considerando pure il periodo pandemico, un po’ di speranza serpeggiava tra chi era presente davanti al palazzo della Provincia.

«È importante essere qui in tante realtà perché non è una questione che riguarda solo chi a valle riceve rifiuti, ma anche chi li produce», racconta a DINAMOpress una attivista di Albano durante il presidio. «Ci sono i comitati contro la discarica ma anche i movimenti di Roma che vogliono capire perché da decenni non si gestiscono i rifiuti in modo decente. I prossimi obiettivi saranno imporre un cambiamento a Roma, fermare le proroghe all’infinito, mettere davanti alle loro responsabilità tutte le istituzioni, dal Comune alla Provincia. Le soluzioni ci sono. La promessa di questa giornata è non dare tregua a nessuno».

L’incontro avuto con il vice presidente del consiglio provinciale Sanna e con il capo di gabinetto di Gualtieri è stato invece pessimo da ogni punto di vista. Le istituzioni non hanno proposte alternative se non la prospettiva di ricerca del prossimo angolo di Lazio in cui fare una nuova discarica, e non hanno avanzato alcuna progettualità.

Nel comunicato emesso a fine incontro dal coordinamento dei comitati si legge:

«Abbiamo contestato la validità della nuova ordinanza Gualtieri che proroga a luglio il conferimento di rifiuti romani ad Albano, malgrado la popolazione residente sia esposta a rischio certo per la propria salute a causa della contaminazione delle falde e dei miasmi insopportabili causati dallo stato indecente dei rifiuti scaricati. Abbiamo contestato le scelte del sindaco che come il precedente scarica le incapacità cittadine sui comuni esterni e punta ancora su buche tritovagliatori e digestori anaerobici e non nomina neanche il porta a porta, inseguendo i desiderata delle consorterie che lucrano vergognosamente sulla gestione dei rifiuti. Le risposte sono state del tutto insoddisfacenti o inesistenti, limitate a rivendicare iniziative sulla bonifica e la caratterizzazione idrogeologica del sito che dovevano essere avviate 20 anni fa o sul tavolo di concertazione con Acea e Idrica per la rete potabile ai villaggi. Risposte imbarazzanti anche in merito ai mancati controlli sugli impianti».

Nella delegazione era presente anche la senatrice di Sinistra Italiana Fattori, originaria di Genzano, che ha detto senza mezzi termini ai microfoni uscendo dall’incontro: «Seguo da dieci anni le vicende in merito alla gestione dei rifiuti ai Castelli e questa è stata la peggiore interlocuzione con le istituzioni a cui abbia mai assistito». Unico spiraglio aperto, la possibile apertura di un tavolo di confronto a livello di città metropolitana tra istituzioni e comitati per immaginare soluzioni alternative nella gestione dei rifiuti.

Immagine di Rete Ecosistemica Roma

La partita rimane aperta, l’interconnessione tra comitati metropolitani e regionali è indubbiamente l’unica chiave possibile per riuscire a modificare qualcosa e incidere, ma è un percorso tutto da costruire e in salita. Nel frattempo la salute degli abitanti della provincia romana rimane in pericolo così come l’ecosistema di Albano e dei Castelli.

Immagine di copertina di Rete Ecosistemica Roma