ROMA

Determinati e sorridenti: arriva il Libero Carnevale di Centocelle

Dal 22 al 23 febbraio il primo Libero Carnevale di Centocelle, su proposta dell’assemblea autogestita nel quartiere che si è creata a partire dagli incendi di via delle Palme. Due giorni di festa, lotta e denuncia sociale.

«Una risata vi seppellirà», si scriveva sui muri del Sessantotto, immaginando una rivoluzione gioiosa che avrebbe travolto poteri e potenti. È lo stesso spirito del primo Libero carnevale di Centocelle, il prossimo 23 febbraio: allegria carnevalesca e denuncia sociale.

«Una denuncia con il naso rosso», come dice Gennaro, napoletano da poco trasferito a Roma, che durante una riunione della Libera assemblea di Centocelle (Lac) al Laboratorio sociale autogestito nell’ex Casale Falchetti nello scorso mese di dicembre, ha lanciato l’idea di costruire in modo partecipativo un «carnevale sociale» anche a Centocelle. L’ispirazione arriva dall’esperienza del carnevale di Scampia, a Napoli, “inventato” nel 1983 dal Gridas di Felice Pignataro (Gruppo risveglio dal sonno, nome che ribalta la frase di Francisco Goya: «El sueño de la razon produce monstros») e che quest’anno, sempre il 23 febbraio, in un simbolico gemellaggio Centocelle-Scampia, vivrà la sua trentottesima edizione.

Una proposta subito accolta dalla Lac, l’assemblea popolare di quartiere nata dal basso, all’indomani degli attentati incendiari di ottobre e novembre 2019 contro la pinseria Cento55, la Pecora elettrica e il Baraka bistrot. Si è avviato così un percorso collettivo, che ha visto incontrarsi al Laboratorio sociale autogestito di viale della Primavera, all’Ex Garage di via Prenestina, a 100celle aperte in via delle Resede e al Forte prenestino bambine e bambini, ragazze e ragazzi, giovani e adulti, armati di carta, colori e creatività, per costruire carri e preparare maschere che animeranno il Libero carnevale di Centocelle (archive.org/details/spotcarnevale). Un countdown di eventi e iniziative che arriverà fino a domenica 23: dalle 11 alle 13, Carnevale dei bambini al Parco di via delle Palme; dalle 11 alle 14, a Casale Garibaldi, pranzo di autofinanziamento del Libero Carnevale (con TruccaBimbi).

Si sfila domenica prossima, 23 febbraio, dalle 15 in poi, da piazza dei Mirti a piazzale delle Gardenie, in costume o in maschera, a piedi o sui carri allegorici, per rilanciare la giocosità del carnevale – antichissima festa popolare in cui le gerarchie e l’ordine sociale venivano ribaltati almeno per un giorno – e per ricordare, con il naso rosso, che la sicurezza del territorio non è garantita dai lampeggianti blu delle macchine di polizia e carabinieri che in certi giorni presidiano il quartiere come se fosse zona di guerra, ma la creano le luci bianche dei lampioni che dovrebbero illuminare le vie e che invece troppo spesso restano spente. E soprattutto la fanno gli abitanti che attraversano, partecipano e vivono il quartiere nei parchi, negli spazi sociali, per le strade, nelle piazze. Sono loro, non la militarizzazione dei territori, il vero antidoto e l’unica difesa contro la speculazione immobiliare, le mafie e la criminalità che nei mesi scorsi ha dato fuoco alla libreria-caffetteria La pecora elettrica (una prima volta nella notte fra il 24-25 aprile 2019, mentre la Centocelle antifascista si preparava a scendere il piazza per il corteo della Liberazione; una seconda volta nella notte all’alba del 6 novembre, alla vigilia della riapertura), alla pinseria Cento55 (il 9 ottobre), che ha riaperto il 30 dicembre, e al Baraka bistrot (il 9 novembre).

Chi ha usato il fuoco per distruggere e mettere paura? E perché?

A più di tre mesi dagli ultimi roghi – e quasi dieci dal primo della Pecora elettrica – le forze dell’ordine, nonostante i lampeggianti accesi, brancolano nel buio. Aleggia però lo spettro di un nemico invisibile, che non si capisce quali scopi persegua. Per reagire a questo nemico invisibile, a novembre gli abitanti di Centocelle sono scesi in piazza: due «passeggiate di autodifesa e solidarietà popolare», il 7 e il 14 novembre, che hanno portato in strada settemila persone dietro lo striscione «Combatti la paura! Difendi il quartiere». «La sicurezza per noi è quella di un territorio dove i bisogni della sua popolazione sono garantiti a tutti e non dati in pasto alla speculazione, all’abbandono o al malaffare», si leggeva nel volantino firmato Lac per la seconda passeggiata. «Vogliamo i parchi liberi, le notti illuminate, i servizi al territorio, vogliamo le case, i diritti e riprenderci in mano le nostre vite».

È sullo slancio di queste passeggiate – in realtà la prima convocata dalla Rete antifascista Roma est – che si è costituita la Lac. Due gli obiettivi: la volontà di respingere tanto la paura quanto militarizzazione del territorio, che è stata la prima e finora l’unica risposta delle istituzioni (con la parziale eccezione della Regione Lazio, che si è attivata per sostenere le attività colpite); il desiderio di affermare il bisogno di vivere e far vivere il quartiere.

Le prime tre riunioni al Forte Prenestino, la domenica pomeriggio. Assemblea ampia (150-200 presenze) ed eterogenea (spazi sociali, collettivi politici, associazioni, comitati, reti territoriali, gruppi cattolici, commercianti, tante cittadine e cittadini) per confrontarsi, per provare a capire le trasformazioni del quartiere, per darsi strumenti di comunicazione interna ed esterna, per incalzare le istituzioni, per costruire nuova socialità ed iniziative culturali dal basso, superando la fase emergenziale che ha visto apparire a Centocelle, e subito sparire, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ministri, sindaca e assessori comunali.

Le successive, ogni quindici giorni, negli altri spazi sociali del territorio (Laboratorio sociale autogestito, 100celle aperte, la sezione dell’Anpi), meno affollate delle prime – è la bellezza e nello stesso tempo la fatica di riuscire ad armonizzare le diverse sensibilità – ma ugualmente partecipate ed in grado di costruire eventi culturali e sociali, come la domenica di festa in piazza Teofrasto il 15 dicembre (giochi e laboratori per bambini e adolescenti, musica, teatro, arte, pranzo condiviso). Ed ora il Libero di carnevale di Centocelle.

C’è un assente in questa storia: il V Municipio, guidato da una giunta del Movimento 5 Stelle, e il suo presidente Giovanni Boccuzzi. Dal mese di novembre la Lac chiede invano un consiglio municipale straordinario, aperto alla partecipazione di cittadine e cittadini, per discutere di quello che è accaduto a Centocelle, delle criticità e del futuro del quartiere. Una richiesta caduta nel vuoto, nonostante persino la sindaca Virginia Raggi, tornata a Centocelle il 16 dicembre per un’assemblea pubblica al centro anziani di via Emilio Chiovenda – a cui un nutrito schieramento di polizia e carabinieri aveva inizialmente tentato di impedire l’accesso ai cittadini –, abbia dichiarato di fronte a centinaia di persone, con Boccuzzi che annuiva seduto al suo fianco, che il consiglio municipale aperto si sarebbe tenuto «entro gennaio».

Gennaio è passato, ma il consiglio municipale promesso e annunciato non è stato nemmeno convocato.

È per questo che la Lac, il 12 febbraio, ha messo in scena il «funerale del V Muncipio», con tanto di bara («il Muncipio bara», giocando sulla polisemia del termine: cassa da morto, ma anche verbo barare) portata a spalla dai becchini in guanti bianchi, corteo funebre vestito a lutto, pianti disperati, ma senza lacrime, dei presenti per la morte dell’istituzione che dovrebbe essere più prossima ai cittadini.

«Un’istituzione come il Municipio che si prende gioco di chi quel territorio lo abita, un’istituzione che non vuole ascoltare le persone che dice di rappresentare, è un’istituzione che bara e che si è costruita da sola la propria bara», il messaggio che accompagnava la “salma”. «Celebriamo invece la vita nuova di una comunità e un territorio che sa autonomamente fare fronte ai propri bisogni, organizzarsi collettivamente, stabilire e costruire davvero le alternative a questa condizione inaccettabile. Come negli scorsi mesi non ci siamo fermati, non lo faremo adesso, ci troverete ancora nelle strade, nelle assemblee, nei posti che viviamo e che facciamo vivere. Ci troverete ancora determinati e sorridenti». E con il naso rosso.

(foto prese dalla pagina della Libera Assemblea di Centocelle)