ITALIA

Corpi e spazio urbano, il Carnevale Sociale di Napoli si riprende la città

Tantissimi sono stati i cortei che da giovedì 16 a martedì 21 febbraio hanno attraversato per chilometri i quartieri di Napoli e provincia. In contrasto con quello commerciale e turistico, il Carnevale Sociale iniziato dal GRIDAS di Scampia è critica popolare alla città neoliberista e manifesta l’urgenza di ripoliticizzare lo spazio pubblico

Attraversare lo spazio pubblico delle città mercificate non è un’azione scontata. Soprattutto se il tuo corpo non rispetta il sacro canone maschio-bianco-abile-eterosessuale-consumista. Questo perché pubblico non può essere uno spazio definito sulla base dei regimi proprietari e della dicotomia pubblico-privato, ma uno spazio urbano radicalmente inclusivo e accessibile. E il suo livello di accessibilità o inaccessibilità non è misurabile solamente attraverso la presenza di confini valicabili o meno, o di barriere architettoniche.

L’accessibilità a uno spazio può essere limitata o inibita a gruppi specifici di persone tramite confini non per forza visibili, ma altrettanto materiali quanto un cancello. Inaccessibile e negato all* bambin* è una piazza in cui valga il divieto di giocare a pallone, alle persone senza fissa dimora un’area in cui viga il regime del decoro urbano, all* migrant* spazi sottoposti a politiche e retoriche securitarie razziste, all* abitanti dei centri storici lo spazio turistificato, all* abitanti espuls* ai margini dei centri urbani uno spazio del quotidiano a misura umana. Ugualmente materiale è quindi la violenza che lo spazio urbano strutturalmente esercita su tutte le soggettività che sfuggano al paradigma di cui sopra.

Al contrario, pubblico è uno spazio socialmente prodotto dalle relazioni di chi lo usa, in cui l’individualismo competitivo è sovvertito a favore della risocializzazione del modo di abitare la città e dell’inclusione di tutti quei corpi indecorosi che scandalosamente la invadono senza contribuire alla sua mercificazione, anzi, impedendola. Allora, l’azione di percorrere lo spazio urbano destabilizzandone i regimi di inaccessibilità, esclusione e violenza non solo non è scontata, ma ha la capacità di ripubblicizzare e ripoliticizzare quello spazio, proponendo forme di urbanità altre e possibili. È così che i cortei del Carnevale Sociale di Napoli attraversano e incarnano lo spazio pubblico.

Manca qualche minuto alle 10, sta per cominciare uno degli ultimi laboratori di preparazione al corteo. Arrivano Martina e Alessandra e entriamo insieme nel centro sociale del rione Monterosa di Scampia, sede del GRIDAS, Gruppo Risveglio dal Sonno. Quest’anno, il corteo del Carnevale Sociale di Scampia, iniziato dal GRIDAS nel 1983, è al suo 41° anniversario. Felice Pignataro e Mirella La Magna, genitori di Martina e nonni di Alessandra, insieme a Franco Vicario, avevano fondato il GRIDAS due anni prima in un quartiere in piena espansione edilizia. Dopo il rione Monterosa, realizzato attraverso il piano post-bellico INA-casa dallo IACP, oggi ACER, Agenzia Campana Edilizia Residenziale, la costruzione dei lotti dormitorio dell’allora quartiere di Secondigliano, periferia nord di Napoli, poi, Scampia, è definita prevalentemente dalla legge 167 del ’62, che individua ampie aree da destinare alla costruzione di edilizia economica e popolare ­– aree prevalentemente rurali e improvvisamente urbanizzate nella totale assenza di infrastrutture – e dal piano di ricostruzione post-terremoto dell’’80.

Attraverso fondi IACP, Cassa per il Mezzogiorno e cooperative private varie, con la 167 di Secondigliano viene edificata un’area urbana di circa due chilometri quadrati in poco più di vent’anni, dalla seconda metà degli anni ’60 al finire degli anni ’80. Tra le tante lotte quotidiane per il diritto a questo pezzo di città, quella che riguarda il GRIDAS è iniziata nel 2010, quando viene notificata un’ingiunzione di sgombero, poi bloccata attraverso una grande mobilitazione nazionale. L’ACER, ente regionale pubblico proprietario dell’edificio, costruito attraverso quel primo piano INA-casa e in quanto infrastruttura sociale – e per la precisione, proprio come centro sociale – rivorrebbe l’immobile, nei fatti abbandonato per anni dall’attenzione pubblica, mettendo alla porta uno storico spazio sociale e culturale della città. Il GRIDAS, assolto in processo penale nel 2013 con riconoscimento del suo valore sociale nel quartiere di Scampia, è condannato in sentenza civile nello scorso marzo 2022. L* attivist* sono “occupanti senza titolo”.

Saliamo al piano superiore, entriamo nell’ambiente che Felice aveva voluto dedicare a una “Casa delle Culture” e oggi utilizzato come laboratorio per la costruzione di carri e maschere per il Carnevale Sociale. Martina mi dà una copia della locandina del 41° corteo del Carnevale Sociale di Scampia, un’altra la dispone al muro accanto a altri manifesti e locandine. “A che Titolo? Ovverossia titoli, titoletti e sottotitoli” è il titolo dell’edizione di quest’anno. «C’è un’accusa che incombe ormai da un anno sul GRIDAS, quella di non avere i titoli per stare in questo edificio. Ma è qualcosa che riguarda anche altri spazi sociali. Il titolo del Carnevale nasce da una battuta, ma soprattutto una denuncia. A nome di chi si prendono le decisioni?». Martina non si riferisce solo al contesto locale, ma anche a quello internazionale e politico attuale.

Titoli sono quelli della stampa che hanno attribuito a Scampia «il marchio Gomorra, di cui non riusciamo a liberarci, nonostante tutto quello che si costruisce quotidianamente dal basso». Ma titolo è anche legittimità o meno a prendere parte a un contesto sociale, a stare e agire in uno spazio urbano, dentro o fuori i suoi confini. La necessità di esibire prova di avere titolo a prendere parte, stare, e fare regolamenta persone e loro esistenze, ordina corpi nello spazio, respinge soggettività e collettività scomode, scandalose, dissensuali. Pur ammettendo l’esigenza di dimostrare titolarità a qualcosa, il GRIDAS riporta nel suo curriculum parecchi titoli, tra cui, per esempio, il riscatto del Carnevale in quanto festa popolare di strada che estende a tutt*, titolari e non, il diritto alla critica sociale.

È proprio a quelle soggettività escluse dalla titolarità alla vita quotidiana che si rivolge il corteo di Carnevale. Chi non ha voce, può dire la sua. Chi non ha diritto, può rivendicarlo. Chi non ha spazio, può riappropriarsene. Il carro allegorico del GRIDAS che sfilerà in corteo è un carro armato con un grande missile-fascio. «Questa grande macchina da guerra, cavalcata da una morte, porta invece alla base tutte le proposte concrete inascoltate, i titoli che abbiamo maturato negli anni». Nel tempo, imparando dal GRIDAS, sono nati altri Carnevali Sociali nei diversi quartieri della città, ma anche in altre città campane, e un coordinamento tra questi. Ogni anno, il lavoro di critica attorno a un tema è condiviso tra spazi sociali, scuole, bambin* e abitant* del quartiere attraverso laboratori autorganizzati nei mesi precedenti. Dopo un po’, la stanza si riempie, si dipinge, si assemblano i pezzi del carro, si rifiniscono gli ultimi dettagli per il corteo.

Venerdì, sfila il Carnevale Sociale di Materdei, rione situato a nord-ovest del centro storico della città. Al suo 12° anniversario, è organizzato dal Giardino Liberato di Materdei in collaborazione con diverse scuole della zona. Il tema è “Colpi di mano, colpi di coda”. «Colpi di mano è tutto quanto sta accadendo in questo periodo. Ad esempio, la questione delle ONG che non possono sbarcare nei porti più vicini, quindi più sicuri». Silvana del Giardino Liberato di Materdei, parlando del tema di questa giornata di protesta, si riferisce, come Martina, al contesto internazionale e locale. Denuncia il progetto di un possibile abbattimento attraverso fondi PNRR della scuola Rocco Jemma di Materdei, d’infanzia e materna, costruita negli anni ‘40. «Siamo riuscit* a ottenere dalla Soprintendenza il blocco dell’abbattimento. Ma anche in caso di sola ristrutturazione, non si sa dove andranno l* bambin*».

Colpi di coda sono invece tutte quelle lotte che servano a spazzare via i colpi di mano. Come quella che diventa tema principale del corteo e di lavoro nelle scuole, del mare libero, gratuito e pulito. Una lotta portata avanti nel napoletano dal Coordinamento Mare Libero e Gratuito Napoli, che partecipa alla giornata. Il Coordinamento si sta battendo perché sia consentito accesso libero alle spiagge della città e perché siano attivate operazioni di bonifica di ampie aree costiere oggi impraticabili. «L’acqua, il mare, le spiagge, i boschi sono beni comuni della collettività. Non possono essere ceduti, privatizzati, appartenere a nessuno. Sulla natura non può esserci un diritto di proprietà». Quando, qualche giorno prima, avevo fatto visita al laboratorio di preparazione al corteo del Giardino Liberato, la comunità era intenta all’opera di assemblaggio e cucitura di un grande fantoccio di gomma-piuma, una sirena a due code. Rosario del Giardino mi racconta del suo incontro con Felice, dei murales dipinti insieme. Anche lui ha imparato da Felice e dall’opera del GRIDAS. In corteo, sfilano bambin* che intonano cori di denuncia all’inquinamento del mare, bambin*-pesci e bambin*-meduse. Sulle loro spalle si legge «abbiamo diritto a un mare pulito».

Domenica, il corteo del Carnevale Sociale di Scampia è tradizionalmente aperto da Mirella con il suono di tamburo del GRIDAS. Si parte dal centro sociale del Monterosa, con in testa il totem della Rosa dei Venti che indica il tema e l’anno del corteo e riporta sui suoi fianchi le firme dei tanti gruppi e persone che negli anni hanno preso parte al Carnevale. Poi, il carro-armato che schiaccia le proposte resistenti dal basso. Si avviano anche le storiche maschere del GRIDAS, costruite secondo la tecnica di Felice per poter essere indossate sulle spalle e ballare alte tra la folla. Seguono collettivi e abitant* del quartiere che portano in strada quanto costruito nei laboratori dei mesi precedenti. Chiara del Centro Territoriale Mammut, presidio della grande piazza Giovanni Paolo II di Scampia – prima piazza Grandi Eventi, oggi riconosciuta anche come piazza Ciro Esposito – spiega il significato del lungo treno di cartone che hanno fatto sfilare. Riproduce il mural di Felice “Il treno dei diritti va troppo lento”, realizzato nel ’99 in una scuola media di Scampia. Vagoni e vagoni di diritti trainati da una lumaca. «La sanità, la casa, il diritto a viaggiare, a studiare, il diritto a una società multiculturale e accogliente, il diritto a abbattere tutti questi muri, il diritto a una scuola libera, il diritto alle piste ciclabili, agli spazi pubblici, a una città a misura di bambin*, adult* e anzian*».

Due dei vagoni recitano enorme “Il GRIDAS non si tocca!”. C’è anche il cartello che rivendica “Cosa vuole Scampia? Tutto!”. Lo ha sempre portato Vittorio Passeggio, racconta Chiara, storico attivista del Comitato Vele. Protagonist* indiscuss* del corteo sono l* murguer* del Frente Murguero Italiano, accors* da ogni parte d’Italia per farsi marea colorata e rumorosa per le lunghe strade del quartiere. Nel libro “Storia di una Murga”1 da lei curato, Monica della BandaBaleno di Scampia, che ha contribuito a fondare e che dirige, definisce la Murga come un’arte di strada migrante che fa dell’ironia il suo tratto distintivo. «I ritmi esplosivi rompono il silenzio, i calci nell’aria spezzano le catene della schiavitù, l’ostentazione di abiti impreziositi di frange, paillettes e finti diamanti, i grandi cappelli a cilindro rappresentano l’esproprio dei panni del ricco ad opera dei poveri». La Murga, scrive Monica, «fa da cassa di risonanza a vertenze politiche apartitiche e dal basso», porta in strada un’umanità eterogenea e goffa, deridendo il potere. Ma è anche strumento di pedagogia critica e autodeterminazione. Così come per il Carnevale Sociale, è di nuovo da Scampia, a partire da laboratori aperti organizzati da Monica e la BandaBaleno, che negli anni si sono attivate nuove Murgas anche in altri quartieri della città. Il corteo si conclude al giardino Pangea, spazio pubblico abbandonato e nel tempo riappropriato dal quartiere. I simboli negativi del carro bruciano e emergono quelli positivi, poiché “l’utopia per le strade” del Carnevale Sociale è manifestazione dissensuale, ma anche prefigurazione di una società diversa2.

Martedì, il Carnevale Sociale di Soccavo, periferia occidentale, parte da piazza Coclite, rione Traiano. Sullo sfondo un murale dedicato a Davide Bifolco, 17enne ucciso da un carabiniere nel 2014. Così come a Scampia, buona parte dell’espansione edilizia di questo quartiere è dovuta a piani di edilizia residenziale pubblica, antecedenti, però, alla lottizzazione della 167 di Secondigliano. Rione Traiano e tutta l’area a sud di via Epomeo sono realizzati tra fine anni ’50 e inizio ’70 su piano CEP Traiano, Coordinamento per l’Edilizia Popolare, e attraverso, tra gli altri, fondi IACP e INA-Casa. In testa al corteo, due maschere, un uccello impollinatore ricoperto di piume colorate e Soccavola, “la santa irriverente”. Soccavola è stata realizzata in collaborazione con il GRIDAS proprio in occasione di questa edizione “Senza titolo” del Carnevale di Soccavo. Sarà protettrice di cartapesta del quartiere, così come San Ghetto Martire, santo protettore di tutte le periferie e carro allegorico del GRIDAS che chiude il corteo di Carnevale di Scampia.

San Ghetto è stato creato nel 2005, in piena faida di camorra, e simboleggia l’assenza delle istituzioni nelle periferie, gli interventi straordinari e emergenziali, il fuori scala degli spazi urbani, le case inabitabili, di fronte alle richieste umili dell* abitant*, casa, lavoro, dignità, luoghi d’incontro. Agganciati all’abito della santa, un cavolfiore e un cartello che avverte “dateci quello che ci spetta, altrimenti…soccavoli”. Anche qui, protagonista del corteo è un’altra Murga, la BandAssurda Murga Flegrea, fondata da Fatima nel 2017 con il supporto della BandaBaleno, all’interno del CPRS – Comitato Popolare per la Rinascita di Soccavo. «Soccavo e Pianura fanno parte della stessa Municipalità. I due quartieri insieme contano 100mila abitanti. Sono quartieri dormitorio, non abbiamo un cinema, un teatro, non ci sono scuole superiori». Valeria dirige la BandAssurda. Parlando del quartiere, racconta di come questa Murga sia nata per offrire attività gratuite sul territorio e momenti di socialità. «Soccavo è un quartiere spento, dove se le persone ti vedono colorata, con vestiti strani, ti guardano male piuttosto che rimanere affascinate. Soccavo è un quartiere dove la gente gira armata. Noi cerchiamo di armarci di coriandoli e di musica. Agli spari, rispondiamo con le botte dei tamburi. La Murga nasce per questo». Il corteo si conclude al Parco Don Gallo, spazio restituito al quartiere attraverso l’esperienza di autogestione del Comitato Soccavo.

Nei centri urbani erosi dal consumo, così come, e soprattutto, ai margini urbani delle grandi macchine all’abitare e dell’abbandono di stato, attraversare, percorrere, camminare sono pratiche quotidiane politiche. Producono spazio come possibilità di riproduzione sociale e la loro spazialità incarnata e performativa permette di riconoscere il corpo come spazio culturale in movimento.

Oltre a quelli citati, sono stati organizzati cortei nei quartieri napoletani di Pianura, Sanità, Bagnoli, Montesanto, Centro storico, Quartieri Spagnoli, nella zona di piazza Garibaldi e nelle città di Giugliano in Campania, Afragola, Salerno e Caserta. È proprio di qualche giorno prima del corteo di Scampia la notizia dell’approvazione del ricorso presentato dal GRIDAS contro la sentenza che lo condannava. Questo comporta la sospensione dell’efficacia esecutiva della sentenza, quindi dello sgombero.

Una nuova udienza è fissata al 5 marzo 2024. Rimangono le accuse dell’ACER, l’incapacità dell’amministrazione comunale di rendere concreta una proposta di permuta proprietaria dell’edificio con l’ente regionale, l’attacco a un fondamentale presidio culturale e di resistenza urbana. 

1. Riccio, M. (2022), Storia di una Murga. Biografia, ricerca e pedagogia.

2. GRIDAS (1998), L’utopia per le strade. I carnevali del Gridas: come e perché mascherarsi.

Tutte le foto di Maria Reitano, carnevale sociale di Scampia di domenica 19 febbraio