ROMA

Da Centocelle a Tor Marancia, Roma antifascista festeggia la Resistenza

Manifestazioni e iniziative nella capitale per festeggiare la Giornata della Liberazione. Un partecipato corteo attraversa il quadrante orientale della città, da piazza delle Camelie fino a Villa Gordiani

«25 aprile in ogni luogo». Lo si vede in Val Susa, dove la repressione poliziesca nei confronti del movimento No Tav sta generando una nuova resistenza, una ripresa delle lotte. Lo si vede in Rojava, dove il popolo curdo combatte da anni una doppia battaglia, contro il fascismo islamico e l’autoritarismo di Erdoğan, per costruire una società più giusta. Lo si vede, qui da noi in Italia e in tutto il mondo, nelle corsie d’ospedale e nei reparti Covid, dove medici, infermieri, lavoratori e lavoratrici della sanità provano a prendersi cura delle vittime di un ricatto strutturale che ancora non riusciamo a sciogliere, quello fra salute e profitto.

 

«25 aprile in ogni luogo». Lo si è visto e urlato ieri nel quartiere romano di Centocelle, in cui ha sfilato un lungo e partecipato corteo di celebrazione della Resistenza.

 

Migliaia e migliaia di persone, da varie parti della città, si sono date ritrovo nella mattinata in piazza delle Camelie, a ridosso dello stradone casilino, dove pochi giorni prima gli attivisti e le attiviste del collettivo Azione Antifascista Roma Est avevano posto una targa in onore di Lorenzo “Orso” Orsetti, rivoluzionario italiano caduto nel nord-est della Siria.

 

(foto di Renato Ferrantini)

 

Alla testa del corteo, ci sono studenti della zona. Sono determinate, e agguerriti: scandiscono forte gli slogan, prendono parola dal megafono, intonano canti e accennano balli. Per quanto le misure restrittive introdotte per limitare l’emergenza sanitaria rischino di scoraggiare l’unione e la crescita delle soggettività politiche, il loro spirito di militanza sembra invece essersi rinsaldato negli ultimi tempi: in tutta Roma ci sono state occupazioni e autogestioni degli istituti scolastici, mentre nel quadrante est della capitale si sono svolte assemblee pubbliche, organizzate da studenti medi, per capire come mobilitarsi in campo educativo.

 

«Combatti la paura» è il motto “tutelare” della manifestazione, a lanciare un ponte fra i partigiani di ieri e quelli di oggi.

 

Se, infatti, alla partenza del corteo viene ricordato chi si è esposto in prima persona per la rivoluzione del Rojava, perdendo la vita come “Orso” oppure subendo le misure repressive dello stato italiano come Eddi Marcucci, mentre la fiumana di persone prosegue su via dei Castani viene fatta una sosta all’incrocio con via delle Robinie, nei pressi di quella che fu l’abitazione di Piero Pesce, storico attivista che ha attraversato tante lotte del quartiere e a cui è stato dedicato un murales di ricordo.

 

(foto di Renato Ferrantini)

 

Il sole di mezzogiorno cade a picco sui binari di piazza dei Gerani, “cuore” del quartiere di Centocelle in cui attorno a un parchetto centrale si snodano tante linee di tram, mentre dalle vie laterali le persone si “affacciano” a vedere oppure si uniscono direttamente al corteo.  «C’è il rischio di abituarsi alle grandi e piccole oppressioni che subiamo ogni giorno», affermano intanto dalla testa della manifestazione. «Ma la lotta partigiana ci insegna a coltivare il dubbio, a porci delle domande: che valore ha quello che sto facendo? Sto combattendo per ciò che è giusto?».  Anche i pochi mezzi di trasporto attivi per la giornata domenicale si fermano al passaggio di chi manifesta, l’asfalto accoglie la marcia di tanti corpi in cammino.

 

(foto di Renato Ferrantini)

 

Intanto, la “Roma antifascista” si mobilitava in altre zone e in altre parti della città. La rete sociale Roma Sud per esempio ha organizzato una pedalata resistente attraverso le vie del quartiere. Dal momento che il “tradizionale” corteo fino a Porta San Paolo non poteva esserci, e la manifestazione statica nel luogo tradizionale del 25 aprile era a numero chiuso, la Rete Sociale allora ha deciso di immaginare una pedalata resistente attraverso le vie del municipio: Montagnola, Tor Marancia, Garbatella e San Paolo infatti sono quartieri ricchi di storia e di memoria resistenziale.

 

Il percorso in bicicletta quindi, con concentramento in Piazza Caduti della Montagnola, è stato pensato per toccare luoghi simbolo della lotta partigiana.

 

Dalla pietra di inciampo messa a Tor Marancia per ricordare Giovanni Tagliavini, deportato politico a Mathausen, fino al Ponte dell’Industria che ricorda l’eccidio di 10 donne a Ostiense, passando per il murale che ricorda il partigiano Enrico Mancini a Garbatella, per ogni luogo significativo si lasciava un fiore e si ricordava con un breve discorso l’importanza delle vicende.

 

La giornata ha riscosso un successo inaspettato, a ogni tappa il corteo colorato di biciclette si ingrossava sempre di più fino a superare le 600 biciclette alla fine dello stesso, a parco Schuster.

 

Famiglie, bambine, giovani e meno hanno raccolto la proposta con entusiasmo, per tenere assieme l’importanza di manifestare con l’interesse per riscoprire la storia politica del quartiere in cui vivono. La giornata è poi proseguita a Parco Schuster e per le vie di Garbatella, con musiche, arte di strada e altri momenti di festa.

 

(riprese e montaggio di Francesco Brusa)

 

Allo stesso modo, un’aria festante ed energica pervade anche il corteo di Centocelle, che dalle vie di partenza antistanti alla Casilina si dirige poi verso l’altra grande strada consolare Prenestina. Quasi a ripercorrere, assieme ai luoghi “caldi” del quartiere, anche le motivazioni che animano la mobilitazione, i gruppi di persone sempre più “gioiosamente rumorosi” si lanciano per la discesa di via Delpino (dove ha sede lo storico centro sociale Forte Prenestino) per fare in seguito tappa all’istituo comprensivo di via Anagni. Qui prendono nuovamente parola gli e le studenti, a ribadire una voglia di partecipazione, di «essere presenti» nelle lotte.

 

(foto di Renato Ferrantini)

 

«Essere presenti» significa allora “essere radicati”, sembrano dirci le mobilitazioni di ieri. Essere radicati e radicate nel proprio quartiere, nella propria battaglia, nella propria comunità di riferimento: all’ingresso del parco di Villa Gordiani, dove ha termine il corteo, si è accolti dalla scritta «Non sei sola! Il quartiere è con te». Era stato appeso dalle attiviste di Non Una di Meno in seguito a una violenza avvenuta in pieno giorno poco prima dell’otto marzo di quest’anno: in quel caso, la risposta delle reti di supporto e di contrasto alla violenza maschile è stata immediata e spontanea.

 

Pur sotto la pioggia, il 5 marzo in tante e tanti erano accorse in un presidio che si era tenuto proprio a Villa Gordiani per ribadire che la sicurezza va di pari passo con la solidarietà e la sorellanza, con la capacità di attivarsi.

 

I manifestanti e le manifestanti che si sono riversati per i prati del parco parevano dare ulteriore concretezza al concetto espresso dal cartello. Stare tutte e tutti insieme, per non lasciare nessuno e nessuna indietro. Immaginare percorsi di mobilitazione che siano ipotesi di comunità possibili. Anche questo, oggi, è Resistenza.

 

Immagine di copertina di Renato Ferrantini