POTERI

Dal Nazareno al Brancaccio

L’Italia fuori dai mondiali, le sinistre fuori dal Brancaccio. Il commento di Ubik.

La Direzione del Pd è terminata poco dopo le 19 del 13 novembre per consentire la visione della cruciale Italia-Svezia, disse scherzosamente ma non troppo Matteo Orfini, le cui previsioni auto-jettatorie fanno il paio con quelle di Fassino. Peraltro Tavecchio e Ventura si sono ispirati proprio alla linea Renzi dopo i disastri referendari ed elettorali in Sicilia: non si dimettono e sostengono che l’insuccesso «necessita di una soluzione condivisa» e pertanto «convocano domani una riunione con le componenti federali per fare un’analisi approfondita e decidere le scelte future».

Facciano un pastone del primo disastro (quello delle sinistre), tralasciando gli sviluppi del secondo – che certamente sta più a cuore alle grandi masse.

Dunque, apre Renzi: «C’è una pagina bianca da scrivere insieme del programma… la sfida del futuro è una pagina bianca». Cazzo, questo si è immedesimato nel carattere distruttivo di Benjamin, vuole aprirsi una strada sgomberando le macerie. Vediamo dove vuole arrivare. Ah, ecco: «Il nostro obiettivo è essere il gruppo più numeroso in Parlamento». Difficile immaginare un obiettivo più condiviso e caro al popolo tutto. Infatti, a 24 ore di distanza anche Tavecchio annuncerà: «domani decisioni sul futuro». Evvai!

Procediamo con pazienza: lo scopo è indicato, ma la via per scrivere il futuro (il gruppo più numeroso) e non lasciarlo scrivere al centrodestra? «Con la coalizione che faremo siamo già oggi avanti agli altri. E non porremo nessun veto né paletti per averla più larga possibile». Innanzi tutto «uno sforzo unitario a partire da me», di me con me stesso e con il mio passato, cioè senza abiurare ai grandi successi (il leggendario 40,8% alle Europee, il JobsAct che ci ha portato 986mila posti di lavoro in più, la Buona Scuola). Poi avanti con il ricco schieramento della “società civile” e delle sue freschissime espressioni politiche: i radicali italiani di Emma Bonino e Riccardo Magi, il promotore di Forza Europa Benedetto della Vedova, i Verdi, ecc. «che in questi mesi hanno aperto uno spiraglio per una alleanza con i democratici» – uno spiraglio, meno male. Poi ci sono gli alfaniani che non vogliono essere “risucchiati” da Berlusconi. Poi l’amletico Angiolino in persona. E Monti e i montiani, mica ce ne siano scordati. Insomma, quello che si dice una vasta coalizione, alla siciliana. Infine l’apertura a sinistra: venite o pargoli, tanto più che «non solo con Mdp governiamo insieme in 14 regioni» (volete perdere tutte le poltrone, strapuntini, ASL, partecipate, ecc.?) ma «perché molte cose fatte le abbiamo fatte insieme» (il pareggio di bilancio, il JobsAct, la Buona Scuola, il bail-in l’abbiamo votato insieme, l’avete rimosso?).

Come se non bastasse, il magnanimo Matteo fa una delega speciale a Fassino non solo delle trattative, ma anche dei contenuti più allettanti: individuare misure che favoriscano la stabilizzazione dei contratti a tempo determinato e in sovrappiù misure sociali che ricuciano ferite aperte dalla crisi, un piano straordinario per i giovani con investimenti sulla scuola, formazione, lavoro. Sarà lo stesso confronto a determinare le priorità, confida Fassino. E se confida lui.

La Direzione Pd è entusiasta. Per citare ancora Benjamin (Agesilaus Santander: «la Kabbalah racconta che Dio crea ad ogni istante un numero sterminato di nuovi angeli, tutti destinati soltanto a cantare per un attimo le sue lodi davanti al suo trono prima di dissolversi nel nulla». E l’angelo Giachetti, l’indimenticato @bobogiac che gestiva la campagna elettorale comunale dall’ex-Dogana, è sferzante. Direzione Pd, Giachetti: «Da Renzi pagina bianca da scrivere, se Bersani non prende matita problema suo». L’angelo ignavo Orlando è più dubbioso, chiede «innanzi tutto segnali di credibilità» e si astiene. L’angiolone Emiliano è invece convinto e vota. Del Rio offre compassionevoli lezioni assistenziali e workfaristiche: «noi siamo il partito del lavoro che ha a cuore gli ultimi». E Cuperlo finalmente mostra le palle (in speculum per aenigmate): secondo la cronaca di “Repubblica”, «In caso di fallimenti ha fatto capire che si troverebbe in una difficile condizione per poter continuare a rimanere nel Pd», vivaddio.

Profferte inutili. Dopo aver trattato sino all’ultimo minuto e aver fatto saltare l’assemblea fantasma del Brancaccio, quando i fieri oppositori furono invitati nel covo del Nazareno per un’audizione furono lusingati, ma alla richiesta di spogliarsi e fare un massaggio all’Uomo solo al comando si resero conto della situazione e si bloccarono. Sempre secondo “Repubblica” del 13.11, Bersani chiosò «le chiacchiere stanno a zero» e «non c’è tempo per pettinare le bambole»: schietto, popolare e virile. Assai più del tentennante Pisapia e delle umbratili Seconda e Terza Carica dello Stato che manovrano per scalzarlo dal ruolo di “ponte”.

Per fortuna che, fuori dai miasmi del Nazareno, al Brancaccio si respira aria fresca, anzi si respirava, perché il movimento assembleare della società civile (quante ce ne sono!)  è saltato al primo veto delle fazioni organizzate che oggi sostituiscono i partiti di massa. Una raffica di assemblee locali auto-convocate o convocate-da-non-si-sa-chi, ahimè, si inceppa una volta sconvocata quella madre del Brancaccio, con immenso clangore su fb. Ragioni non chiare e subito buttate in caciara, ma compensate non da un documento di spiega, bensì da ben due distinti documenti in arrivo (uno di Falcone e l’altro di Montanari), in cui dicono di voler continuare a lavorare insieme ma in un percorso nuovo e autonomo dai conflitti dei gruppi costitutivi – “uguali e diversi”, come in un film di Moretti:
«Tra poche ore pubblicheremo un documento di Tomaso e in seguito uno di Anna. Non abbiamo alcuna intenzione di abbandonare il nostro impegno, e cercheremo di essere all’altezza della fiducia di tante e tanti, il cui lavoro sul programma è il vero risultato di questo percorso. È di questo che vi siamo infinitamente grati. Con le cittadine e i cittadini che vorranno, continueremo a lavorare insieme, in un modo completamente nuovo e del tutto autonomo».

Cioè? Che succede? Chi si aggrega? Chi resta fuori? Il popolo segue con spasmodico interesse: Tomaso e Anna sono i due draghi superstiti di Daenerys? E chi è Daenerys? Ci sarà mai pace e unità in Westeros?

In conclusione, a proposito di Renzi, Orlando, Bersani e compagnia brancaccina non mi viene in mente niente. Quasi come per Ventura.

Ok, lo disse già Kraus a proposito di Hitler. Ma la storia si ripete in farsa, a volte neppure spassosa.