MONDO

Cos’è successo questa notte a Chicago?

La tempesta perfetta si abbatte su Donald Trump e sulla politica americana. Nella notte italiana, un suo evento nella città di Chicago contestato dall’interno e dall’esterno da migliaia di persone. Il magnate americano costretto alla resa. Comizio cancellato. La polizia carica i contestatori. Feriti e arresti.

Da alcuni mesi ormai, gli eventi del candidato alle primarie repubblicane Donald Trump sono sempre più frequentemente interrotti da contestatori. Sotto attacco le posizioni razziste, sessiste, islamofobe dell’imprenditore. Innumerevoli gli esempi che si possono fare, una sequenza studiata e costantemente ripetuta del peggior immaginario dell’America bianca e suprematista:

I messicani che arrivano negli USA sono stupratori che portano la droga.


L’America ha un “problema musulmano”.


Le donne che lo criticano sono insultate con espressioni sessiste di tutti i tipi (giustificato in nome del rifiuto del politically correct).


Il KKK gli offre un endorsement, che non viene rifiutato né rigettato.


A queste frasi e al suo programma iper-liberista hano risposto in moltissimi, con contestazioni sia individuali che collettive. Ispanici, musulmani, movimenti femministi ed antirazzisti, il movimento Black Lives Matter… in tanti e diversi hanno deciso che non ci stavano.

Un resoconto video di cosa è accaduto solo pochi giorni fa ad Orlando.


Al crescere delle proteste Trump ha risposto con rabbia, invitando in alcuni casi i suoi sostenitori a picchiare i contestatori. Ma non si aspettava quanto successo a Chicago. Già dal pomeriggio una grande manifestazione attraversa le strade della città, in memoria di Laquan McDonald, 17enne ucciso nel 2014 con 16 colpi di arma da fuoco dalla polizia cittadina. In molti cominciano a radunarsi all’esterno del centro dell’università dell’Illinois (IUC), dove deve tenersi il rally di Trump. In moltissimi sono anche all’interno. Circa un terzo delle 9.000 persone presenti dentro al IUC sono anti-Trump. Alle 18, mezz’ora prima dell’inizio ufficiale, l’annuncio: l’evento non avrà luogo. Gli anti-trump esultano e cominciano le tensioni. Da questo momento, la sicurezza privata e la polizia colpiranno a senso unico i contestatori.

Tensioni nella sede dell’evento all’annuncio della rinuncia di Trump.

L’esterno del IUC al momento della cancellazione dell’evento.

L’hashtag #TrumpRally diventa in breve il trending topic più seguito al mondo ed è prima notizia su tutti i giornali anglosassoni. Si susseguono le immagini di almeno 5.000 persone che circondano e bloccano tutto il quartiere e sono attaccate dalla polizia

Proteste all’esterno.

Al momento non è chiaro il numero di arresti e feriti (non sembrano esserci feriti gravi), ma sicuramente si trova in manette un noto attivista di Chicago.

Nella serata americana, tante e diverse lotte hanno trovato un punto di incontro ed hanno invaso il palcoscenico con i loro corpi. Non è solo lo show di Trump ad essere stravolto, ma l’intero show elettorale, quello spettacolo che usa i corpi soltanto come marionette di questo o quel candidato, anestetizzandoli e depotenziandoli. Il “circus” stavolta ha dovuto piegarsi all’irruzione di tantissimi dimenticati ed esclusi, ad un antirazzismo che non è solo indignazione di facciata ma pratica politica. Ci sembra che un ruolo fondamentale per capire cosa è accaduto debba essere riservato a ciò che è stato negli ultimi due anni il movimento Black Lives Matter: la lotta contro la violenza razzista della polizia ha portato ad un accumulo di esperienze e pratiche, dai blocchi stradali alla condivisione massificata su internet dei video delle violenze (e degli omicidi!). È nella cornice di BLM che questa notte si è potuto produrre un evento che segnerà questa campagna presidenziale, ma, probabilmente, più in generale il clima politico futuro a stelle e strisce. La democrazia radicale dei corpi è entrata sulla scena: vuole dettare l’agenda discorsiva e non sarà facile zittirla. È ancora presto per dire come reagirà la politica “istituzionale”, a cominciare da quel Bernie Sanders (candidato indipendente alle primarie democratiche) di cui qualcuno ha intonato il nome ieri notte, ma che non ha ancora convinto gran parte dell’elettorato afroamericano.

Di sicuro sappiamo che da ieri qualcosa di molto più concreto e potente di un semplice voto è riuscito anche a bloccare un razzista, una città, l’intera routine di un paese.